Gruber vs Meloni sul 'patriarcato', se una vita spezzata viene strumentalizzata

- di: Redazione
 
La fine di Giulia Cecchettin avrebbe dovuto imporre dolore per la sua morte e rispetto per le famiglie che sono state coinvolte in questa tragedia, anche quella dell'assassino.

Ed invece, seguendo uno schema purtroppo scontato, anche questa morte ha scatenato qualcosa simile ad una gazzarra che, per i toni che ha assunto, è stata deprimente, sia quando ha cercato di parlare di temi sociali (a quante stupidità siamo stati costretti ad assistere), che quanto è stata buttata in politica.

E il nodo lessicale si è condensato in una parola, patriarcato, ovvero una società che vede al centro solo l'uomo e la donna lasciata alla stregua di bersaglio delle violenze che lui esercita quotidianamente.

Un concetto che può essere visto e interpretato alla luce della propria sensibilità e anche delle rispettive esperienze. Ma che, se estremizzato, parlando di questo ''patriarcato'' come del mandante delle donne uccise da uomini, sembra essere un comodo sotterfugio per trovare un colpevole, soprattutto politico.

Gruber vs Meloni sul 'patriarcato', quando anche una vita spezzata viene strumentalizzata

La morte violenta di una donna è sempre una sconfitta, ma non è scontato che essa sia paradigmatica di un modo di pensare generalizzato, in cui l'uomo che rispetta l'altra è una eccezione in un universo fatto di prevaricatori, picchiatori, assassini. Ma questi sono argomenti che lasciano il tempo che trovano, a meno da utilizzarli per scatenare una guerra di religione che è essenzialmente politica e non sociologica.

L'esempio lo ha dato la giornalista Lili Gruber che, in una trasmissione che già dal titolo (''Giulia Cecchettin, un "omicidio di Stato"?») lasciava capire quali fossero le idee della conduttrice e dove il discorso sarebbe andato a parare, ha detto, chiosando sulla tesi di un quotidiano di destra, che ''non si può negare che in Italia ci sia una forte cultura patriarcale e che questa destra-destra al potere non la stia contrastando tanto''.
Ora già la premessa (''non si può negare'') è chiarificatrice dell'indirizzo che Gruber voleva dare alle sue esternazioni, ma certamente è esagerato parlare di un intero Paese dominato da una cultura patriarcale - e quindi implicitamente maschilista -, puntellando questo assunto con una accusa all'attuale governo di non adoperarsi per contrastare questo modo di pensare ed essere.

Chiamata in causa, seppure indirettamente, Giorgia Meloni ha risposto con una frase - ''Non so come facciano certe persone a trovare il coraggio di strumentalizzare anche le tragedie più orribili pur di attaccare il governo. Ora la nuova bizzarra tesi sostenuta da Lilli Gruber nella sua trasmissione di ieri sera è che io sarei espressione di una cultura patriarcale'' - e pubblicando una foto che ritrae lei, la figlia (ancora in fasce) , la madre e la nonna.

A sottolineare che la storia personale di Giorgia Meloni è completamente declinata al femminile, forse dimenticando o relativizzando il fatto che oggi c'è una donna a Palazzo Chigi, per la prima volta nella storia del Paese, da quando l'Italia ha preso il profilo di un popolo.
La contro-risposta di Lili Gruber è stata quasi scontata, quando ha fatto detto che è un brutto momento per la democrazia ''quando un/una presidente del Consiglio attacca direttamente la stampa e singoli giornalisti. Per fortuna, il diritto al pensiero libero e critico è ancora ben tutelato dalla nostra Costituzione''.

Ora, cosa c'entri ''il diritto al pensiero critico'' e la tutela che di esso garantisce la Costituzione è misterioso, oltre che, riferendone, strumentale. Ma, ci chiediamo, se qualcuno attacca una istituzione, negandone il ruolo perché sostanzialmente complice della violenza sulle donne, perché chi quella istituzione rappresenta dovrebbe tacere, con il rischio di apparire in difficoltà?
Il ''pensiero'' di Lili Gruber aveva un bersaglio (il governo e le sue politiche) che in Giorgia Meloni trova la sua naturale personificazione. Quindi chi se non lei doveva rispondere, senza per questo fare esercizio di negazione del diritto di espressione?

Poi, sommessamente, come nostro costume, vorremmo chiedere a Lili Gruber e a chi le pensa come lei, se questa storia del patriarcato è esplosa solo da quando è stato varato il governo Meloni o c'era già da prima, da molto prima, essendo una piaga e non una semplice ferita e che, come tutte le piaghe, il tempo rende purulente.
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