La resilienza dei propri assets anche nelle fasi turbolente dei mercati come quella in essere, le strategie e le scelte alla base di una rapida crescita dalla sua fondazione (2012) ad oggi, le ‘milestone’ di questa crescita, l’integrazione dei fattori ESG in tutte le fasi dell’investimento, gli obiettivi per il futuro. Intervista ad Eugenio de Blasio, CEO di Green Arrow Capital (GAC), tra i principali operatori italiani indipendenti nel panorama degli investimenti alternativi.
Intervista al Ceo di Green Arrow Capital, Eugenio de Blasio
I mercati azionari e obbligazionari stanno scontando il rialzo dell’inflazione, l’incremento dei tassi, i timori di recessione e il conflitto in corso in Ucraina. In una recente intervista lei ha dichiarato che “le asset class di nostro interesse si sono rivelate resilienti agli shock esogeni”. Quale è il quadro della situazione e cosa prevede per il futuro a breve e medio termine?
Siamo un gestore che investe nell’economia reale, quindi non nei mercati quotati, non nei bond e quant’altro, e pertanto siamo veramente nel pieno della realtà delle aziende che acquistiamo attraverso il Private Equity, siamo nel pieno degli impianti di generazione di energie rinnovabili e digitali, siamo nel pieno del finanziamento a questa tipologia di imprese. Siamo direttamente coinvolti nell’economia reale e ci rendiamo conto di quello che accade, al di là di ciò che dicono le news. Vediamo un mondo produttivo molto più vivace rispetto a di quello che viene generalmente descritto, una resilienza ed una resistenza fortissima delle nostre aziende. Per quanto riguarda la questione energetica del nostro Paese, oggi più che mai al centro dell’attenzione, riteniamo che le rinnovabili siano la soluzione ideale per implementare la transizione ecologica e per raggiungere l’indipendenza energetica. L’unico modo realistico per cogliere l’obiettivo di rendere indipendente il Paese, per ottenere quell’indipendenza energetica che nel passato per l’Italia non era possibile raggiungere, è puntare a tutta forza sulle energie rinnovabili. Si tratta di un obiettivo realistico: siamo il paese del sole, quindi sfruttiamolo questo sole! Noi calcoliamo che basterebbe il 5 percento del nostro territorio per renderci indipendenti energeticamente e pertanto occorre una politica molto chiara su questo punto. Si stanno facendo tanti sforzi, i capitali ci sono e posso personalmente testimoniare, stando tutti i giorni sul mercato, che il bicchiere lo vedo un po’ più pieno dello scenario che viene descritto tutti i giorni dalle news.
Collegandoci alla domanda precedente, come si posiziona GAC nello scenario di mercato attuale, quali sono le strategie nelle scelte di investimento e quali segmenti specifici, nel quadro degli investimenti alternativi in Europa, mostrano di avere maggiori potenzialità di crescita?
Intanto vorrei dire che la nostra visione, che si concretizza nelle tre linee strategiche di azione, Clean Energy & Infrastructure, Private Equity e Private Credit, si traduce in rendimenti per i nostri investitori. L’investimento nelle infrastrutture energetiche, nei dieci anni della nostra storia, ha reso mediamente tra l’8% e il 10% l’anno, il private debt allo stesso modo e nel private equity intorno al 15-20%. Investire nell’energia rinnovabile attraverso il private equity, attraverso l’acquisizione di aziende del Paese e il loro finanziamento, produce quindi dei risultati ottimi non solo in termini di resilienza, ma anche in termini di rendimento. Pertanto queste tre macro-strategie le vedo assolutamente attuali, assolutamente indipendenti da questa crisi. Nel private equity, acquistiamo soltanto ‘italian champions’, aziende che sono già campioni e che, pur registrando una contrazione dei margini, hanno un mercato ben definito e potenzialmente più grande a livello internazionale. Sia nel lending che nel debito operiamo sullo stesso tipo di aziende e sull’energia di cui, ça va sans dire, abbiamo un bisogno folle e su cui c’è moltissimo da fare. Insomma, le infrastrutture, sia energetiche che digitali, sono prepotentemente la strategia d’investimento più importante per tutta l’Europa. Pensi solo alla modalità a distanza attraverso cui avviene questa intervista: per farlo abbiamo bisogno di energia e banda larga digitale e ciò dà la misura di quanto ci sia bisogno, adesso e ancora di più nel prossimo futuro, di questo tipo di infrastrutture.
L’ideazione del fondo lussemburghese Radiant, nel 2018, poi l’acquisizione di Quadrivio Capital SGR (oggi Green Arrow Capital SGR), quindi l’acquisizione a ottobre 2019 di Quercus Assets Selection Sarl e ancora l’ingresso del Gruppo Intesa San Paolo nel capitale sociale della Holding e il primo closing del fondo Green Arrow Infrastructure of the Future (GAIF) sono state le pietre miliari della crescita e del potenziamento strategico di GAC. Ci sono altre operazioni ‘milestones’ nell’orizzonte di medio periodo?
Sì, l’anno prossimo lavoriamo per effettuare un’altra grande operazione straordinaria di crescita. Nel nostro Gruppo abbiamo l’ambizione di diventare uno dei maggiori gruppi di gestione per quanto riguarda investimenti alternativi nell’economia reale d’Europa, sicuramente del Sud Europa. Ci riguarda quindi tutta l’area mediterranea, Italia, Francia, Spagna, e riteniamo che ci siano ampi spazi per svolgere il ruolo di player globale di un certo rilievo. Francamente rivendico con orgoglio, che saprà pure un po’ di nazionalistico ma che è reale, la capacità del nostro Paese, delle nostre competenze e delle nostre professionalità di essere leader anche in questo settore che è sempre stato influenzato dal mondo anglosassone. Noi non siamo meno bravi, offriamo rendimenti se volete anche superiori rispetto ai nostri competitor dai grandi nomi americani o inglesi. Questo tipo di industria in Italia può benissimo crescere e produrre campioni. Del resto il primo istituto bancario del paese, Banca Intesa, è la seconda banca d’Europa, Unicredit è comunque un grande colosso e quindi si possono ottenere dei grandi risultati anche nelle società di gestione.
In GAC i fattori ESG sono integrati in tutte le fasi dell’investimento. Cosa significa in concreto? Può farci qualche esempio?
Nel momento in cui decidiamo di realizzare qualche investimento studiamo come trasformare quell’azienda in un campione anche in queste tematiche. L’esempio più lampante è quello di Invicta, che abbiamo acquistato circa tre anni e mezzo fa. Mentre prima la produzione degli zaini era tradizionale, Invicta in questi 3 anni e mezzo ha riciclato quasi 19 milioni di bottiglie di plastica Pet (polietilene tereftalato, ndr) e gli zaini che vengono prodotti già nel 2022 sono per oltre il 96% di componenti riciclate. Ci occupiamo degli investimenti e della finanza e quest’ultima può decidere di investire anche per la salvaguardia dell’ambiente e del pianeta. Avere all’interno del nostro Gruppo questi valori significa vedere come trasformare in un valore, sia sociale che economico, tutto ciò che facciamo. Ci poniamo obiettivi molto stringenti nei confronti degli investitori, secondo i criteri Sfdr (Sustainable finance disclosure Regulation, il regolamento dell’Unione europea sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari, ndr), che sono dei principi in base ai quali ci impegniamo contrattualmente nei confronti degli investitori a raggiungere precisi obiettivi ambientali e sociali. Si tratta insomma di impegni contrattuali veramente seri e stringenti, non di impegni generici.