Le azioni necessarie per affrontare con successo il problema delle imprese a trovare il personale di cui hanno bisogno, le aziende artigiane sono state pronte ad accettare la doppia sfida della transizione digitale ed ecologica e i risultati si vedono; c’è chi si ostina a parlare di “nanismo aziendale”, ma sono proprio i 4,4 milioni di micro e piccole imprese italiane che danno lavoro a 11,1 milioni di addetti a consentire di essere il secondo Paese manifatturiero d’Europa, la necessità di togliere i tanti ostacoli che debbono affrontare gli imprenditori, cambiamenti sono necessari nelle politiche europee per l’impresa, l’iniziativa “L’artigianato che ci piace”, lo stato di salute di Confartigianato Imprese.
Marco Granelli (Confartigianato): "L'artigianato è molto più moderno di quanto si pensi"
Presidente Granelli, emerge con sempre maggiore forza il problema della difficoltà delle imprese a trovare il personale, tanto che ad agosto 2004, secondo il Sistema Informativo Excelsior, le aziende considerano "di difficile reperibilità" il 48,9% degli addetti di cui hanno bisogno. Non solo, secondo una rilevazione di Confartigianato, le imprese italiane hanno necessità di 699mila lavoratori con competenze digitali avanzate 4.0, ma non riescono a trovarne più della metà (51,8%). Cosa fare?
È fondamentale investire sulla formazione di qualità e incentivare la trasmissione d'impresa. C'è un problema di fondo da affrontare: bisogna far conoscere ai giovani, tramite la scuola, l'artigianato e il mondo delle imprese. Bisogna creare nuovi percorsi formativi e di istruzione tecnica capaci di formare le professionalità adatte ai cambiamenti del mondo del lavoro e alle nuove esigenze delle imprese. Il Governo ha già intrapreso questa strada, ma occorre fare di più. Confartigianato si batte per colmare il divario tra giovani e mondo del lavoro, soprattutto potenziando l’apprendistato nelle nostre imprese. Che sono la palestra d’eccellenza nella quale i ragazzi possono acquisire le conoscenze e le abilità necessarie a svolgere un lavoro gratificante, sempre più innovativo, al passo con le nuove sfide tecnologiche, e dove possono costruirsi un futuro scommettendo sulle loro passioni e inclinazioni.
Digitalizzazione e sostenibilità sono gli assi portanti dell'innovazione e della crescita sostenibile. Qual è l'atteggiamento delle piccole e medie imprese (PMI), e di quelle artigiane, di fronte alla transizione digitale e a quella ecologica?
In un mondo che cambia a ritmi vertiginosi, noi artigiani non abbiamo paura del nuovo e della tecnologia. Al contrario, vediamo nell’intelligenza artificiale non un nemico, ma un alleato da governare con l’intelligenza artigiana. L'intelligenza artificiale è uno strumento potente, capace di esaltare il talento e le competenze ineguagliabili dei nostri imprenditori. Le nostre imprese, in tutti i settori, sono già immerse nell'innovazione e abbracciano le nuove tecnologie per potenziare la propria attività. I dati del nostro Ufficio studi ce lo dimostrano: sono 125mila gli artigiani e i piccoli imprenditori che già oggi utilizzano l'intelligenza artificiale per esaltare la loro creatività e ottimizzare le loro produzioni e i loro servizi; 125mila sul totale delle 134mila aziende italiane che hanno varcato le frontiere dell’intelligenza artificiale.
Quanto alla sostenibilità, rappresenta un impegno centrale di Confartigianato nel guidare artigiani e piccole imprese verso un modello di sviluppo fatto di nuove opportunità economiche e di responsabilità sociale. La nostra ‘scelta di campo’ è sintetizzata nel brand ‘Confartigianato Imprese Sostenibili’, inaugurato lo scorso anno proprio per promuovere sostenibilità economica, ambientale, energetica e sociale, fornendo supporto qualificato alle imprese tramite la nostra rete associativa territoriale.
L’economista statunitense Edmund Phelps ha ricevuto il Premio Nobel per i suoi studi su dove nasce e si costruisce l’innovazione. Phelps afferma che dobbiamo tornare all’innovazione dal basso per crescere e che le persone di ogni estrazione sociale, non solo gli scienziati e i tecnici di laboratorio, hanno il potenziale per creare cose nuove. È musica per le sue orecchie. Ma il sistema delle PMI italiane non soffre di un eccessivo nanismo imprenditoriale per produrre un’adeguata innovazione?
A chi si ostina a parlare di ‘nanismo d’impresa’ rispondo che sono proprio i 4,4 milioni di micro e piccole imprese italiane che danno lavoro a 11,1 milioni di addetti a permetterci di essere il secondo Paese manifatturiero d'Europa. Si può essere grandi imprenditori, in termini di creatività, lungimiranza, capacità manageriale, anche con un'azienda di 2 dipendenti. Bisogna farla finita con i pregiudizi sui 'piccoli'. Invece, bisogna fare concretamente qualcosa per sostenere le imprese che vogliono essere competitive. Quello che deve cambiare non è la 'taglia' aziendale, ma le condizioni di un contesto poco favorevole all’iniziativa economica, sia essa micro, piccola, media o grande.
In un’intervista a Tgcom24 e a Radio Vaticana lei ha affermato che “servono norme a misura di artigiani e PMI, che sono la cultura produttiva dell’Italia, gli ambasciatori del made in Italy nel mondo”. Quali sono queste norme “a misura di” e cosa chiedete al Governo?
Noi non chiediamo corsie privilegiate per i piccoli imprenditori. Quello che serve è rendere semplice l'attività d'impresa. Penso, soprattutto, al carico di burocrazia che ancora pesa su chi vuole mettersi in proprio, ai tanti inutili e costosi adempimenti per la gestione dell'azienda. Gli esempi degli ostacoli sulla strada degli imprenditori sono tantissimi. Tra questi, le modalità complesse per accedere agli incentivi messi a disposizione dallo Stato proprio per favorire gli investimenti e lo sviluppo delle aziende. Voglio ricordare che, da una rilevazione del nostro Ufficio studi, siamo il Paese che conta ben 123mila 688 atti normativi vigenti pubblicati negli ultimi cento anni e il 78% degli imprenditori si sente ostacolato dai continui cambiamenti legislativi, ben 14 punti percentuali in più rispetto al 64% della media Ue. Inoltre, il 73% degli imprenditori lamenta la complessità delle procedure amministrative, sette punti in più del 66% della media Ue.
Sempre più decisioni sono in mano a Commissione e Parlamento europeo. È soddisfatto dell'attenzione e delle misure che l'Unione Europea presta alle PMI e al mondo artigiano?
C'è molto da cambiare. Ci aspettiamo un nuovo corso nelle politiche che riguardano il futuro dei 23,3 milioni di artigiani, micro, piccole e medie imprese che rappresentano il 99,8% del totale delle aziende europee, generano il 64,4% dei posti di lavoro e creano il 52,4% del valore aggiunto nell’UE. Serve una svolta, un cambio di marcia che ponga le piccole imprese, al centro dell’agenda politica ed economica europea e consenta loro di affrontare le grandi trasformazioni del mercato, di cogliere le opportunità delle transizioni ecologica e digitale, di contribuire alla costruzione di uno sviluppo sostenibile ed equilibrato.
Secondo un’indagine del Censis elaborata per Confartigianato Imprese, i giovani under 35 non hanno dubbi: ad un impiego tradizionale, ripetitivo, imprigionato in gerarchie, preferiscono un lavoro libero e creativo. In questo contesto, per aiutare i giovani a superare timori e ostacoli e a costruirsi un futuro da imprenditori, Confartigianato ha avviato l'niziativa "L'artigianato che ci piace". Ce ne può parlare?
L’artigianato è un mondo fatto di mille attività ed è molto più moderno di quanto si creda. Nelle piccole aziende la manualità è al servizio dell’intelligenza e dell’innovazione. I giovani possono essere il futuro dell’artigianato. E l’artigianato può offrire ai giovani un futuro di lavoro creativo e gratificante. Ma bisogna far incontrare questi due mondi, comunicando ai ragazzi, con il linguaggio più adatto a loro, le opportunità di mettere talento e ambizioni in un’attività imprenditoriale. In questa sfida si è cimentata Confartigianato con il progetto ‘L’artigianato che ci piace’ nel quale abbiamo coinvolto Vincenzo Schettini, fisico e influencer, per raccontare l’artigianato nella modalità più attrattiva nei confronti delle nuove generazioni.
Lei è presidente di Confartigianato Imprese dal dicembre del 2020. Qual è lo stato di salute dell’Organizzazione?
Soprattutto in questi ultimi anni così difficili abbiamo dimostrato quanto la nostra Organizzazione e in generale l’associazionismo d’impresa siano un patrimonio prezioso per dare risposte efficaci, concrete e rapide ai bisogni degli imprenditori. Penso, ad esempio, ai consorzi fidi per l’accesso al credito, agli enti bilaterali per la gestione del mercato del lavoro e del welfare, al modello della contrattazione sindacale e degli ammortizzatori sociali, ai consorzi per l’export e per ottimizzare l’acquisto di energia, alle iniziative per promuovere l'innovazione e la digitalizzazione. E ovviamente è fondamentale il nostro ruolo di ‘cinghia di trasmissione’ tra le aspettative degli imprenditori e le istituzioni.