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Mps oltre il 38% di Mediobanca, Nagel alza l’ultima barriera

- di: Matteo Borrelli
 
Mps oltre il 38% di Mediobanca, Nagel alza l’ultima barriera
Mps al 38% di Mediobanca, Nagel alza l’ultima barriera
L’offerta ostile avanza, ma il cda ribadisce il no: prezzo inadeguato, rischi enormi e volontà di controllo.

(Foto: Alberto Nagel, AD di Mediobanca).

Il rilancio di Siena e la risposta di Milano

Monte dei Paschi di Siena ha stretto ulteriormente la morsa su Mediobanca: l’offerta pubblica di scambio e acquisto ha raggiunto oltre il 38% del capitale dell’istituto milanese, superando la soglia critica del 35% che già rappresentava un punto di svolta. Siena ha alzato il corrispettivo, portando a 2,533 azioni Mps più 0,90 euro in contanti per ogni azione Mediobanca, per un valore stimato nell’ordine di 16–17 miliardi complessivi.

Ma da Milano la risposta è stata netta. Il consiglio di amministrazione di Mediobanca, riunito il 4 settembre 2025, ha ribadito il suo no: l’offerta viene giudicata “priva di razionale industriale” e “non conveniente per gli azionisti”, ha deliberato il consiglio, anche alla luce dei rischi di dissinergie e di perdita di valore.

L’ultima trincea di Alberto Nagel

Il rifiuto non cancella il dato più evidente: Mediobanca sta già scivolando verso un possibile controllo di fatto da parte di Mps. Per Alberto Nagel, amministratore delegato e regista del piano “One Brand-One Culture” che guarda al 2028, questo rappresenta l’ultimo bastione da difendere. “Il nuovo corrispettivo non è di per sé sufficiente… anche alla luce dei rischi di distruzione di valore”, ha sottolineato Mediobanca.

Il board ha votato a maggioranza, con l’unico voto contrario di Sandro Panizza e l’astensione della vicepresidente Sabrina Pucci. Un segnale che l’unità interna non è granitica e che la pressione di Siena sta già lasciando tracce nelle dinamiche di governo.

I numeri che non convincono

Già a luglio gli advisor finanziari Centerview, Equita e Goldman Sachs avevano bollato l’offerta come inadeguata, indicando una valutazione di 3,71 euro per azione Mediobanca contro i 2,5 euro della proposta iniziale. Il rilancio porta la valutazione a 2,618 euro, ma resta distante dai parametri fissati dagli esperti e soprattutto non riconosce in pieno il valore intrinseco né il contributo alla combined entity che verrebbe da Mediobanca.

Inoltre, l’elevata componente in azioni Mps del corrispettivo trasferisce in larga parte sugli azionisti di Mediobanca l’incertezza legata al raggiungimento degli obiettivi strategici fissati da Siena.

Il significato politico della soglia

Un ulteriore elemento di frizione riguarda la rinuncia alla condizione di soglia da parte di Mps: per Mediobanca questo gesto conferma la volontà di Siena di assumere il controllo, anche di fatto, senza più filtri. “Si tratta di un segnale inequivocabile”, ha evidenziato la banca, che rafforza l’idea di un’operazione più ostile che strategica.

Una partita che scuote il risiko bancario

La scalata di Mps a Mediobanca non è un episodio isolato, ma parte di un risiko bancario più ampio. Il possibile sfruttamento delle DTA, le prospettive di concentrazione del settore e il ruolo degli azionisti pesanti – come Delfin e Caltagirone – rendono la vicenda una sfida di sistema. Sullo sfondo c’è l’obiettivo di Siena di ricostruire centralità dopo anni di crisi, mentre a Milano si difende un asset identitario della finanza italiana.

Il braccio di ferro 

Il braccio di ferro tra Mediobanca e Mps segna un passaggio cruciale: non è più solo una questione di prezzo, ma di identità e di potere. Nagel resiste, ma con il 38% già in mano a Siena la difesa rischia di trasformarsi in una ritirata tattica. La battaglia decisiva non si giocherà soltanto nei consigli d’amministrazione: la posta vera è sul mercato, nelle alleanze azionarie e nelle scelte di politica industriale che disegneranno la prossima mappa del credito. 

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