FG Gallerie Commerciali, l’Ad Laura Gabrielli: “Il Retail va considerato come un unico settore, tra i pilastri della Società 5.0”

- di: Redazione
 
La risposta del retail specializzato italiano alla pandemia da Covid-19, la nascita della Community Retail 5.0, le opportunità e i problemi sul tappeto, la trasformazione in atto dì un settore chiave per l’Italia non solo da un punto di vista economico, ma anche sociale, i trend di fondo del mercato, le tante nuove sfide a cui fare fronte. Parla Laura Gabrielli, membro di tutti i consigli di amministrazione del Gruppo Gabrielli ed in particolare Ad di FG Gallerie Commerciali S.p.A.

Intervista a Laura Gabrielli, Ad di FG Gallerie Commerciali

Se fosse un unico settore, il retail specializzato sarebbe il primo in assoluto nel nostro Paese per fatturato, valore aggiunto e investimenti. Ma in realtà gli manca sia il riconoscimento come settore economico unitario, sia quello dal punto di vista politico. Dottoressa Gabrielli, qual è il peso reale del retail specializzato non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello sociale?
Nel rapporto dal titolo: “Studio Strategico Retail 5.0” realizzato da The European House-Ambrosetti” emerge il peso economico di un settore fortemente colpito dalla crisi socio economica provocata dall’emergenza sanitaria. Parliamo di un comparto che alla fine del 2020 contava 714 mila aziende, con un giro d’affari di 381 miliardi, 91,1 miliardi di valore aggiunto, 2,3 milioni di occupati e 10,2 miliardi di investimenti. Da tenere in considerazione è anche un altro aspetto: senza il retail specializzato verrebbe a mancare il 13% del Pil italiano. Complessivamente la manifattura attivata dal retail genera 96,7 miliardi di euro. Inoltre, la filiera estesa del Retail specializzato che sostiene la generazione di 187,8 miliardi di valore aggiunto in Italia, è un elemento chiave per la generazione di 11,2 miliardi di euro di investimenti equivalenti all’11% del totale degli investimenti privati nel nostro Paese. Il settore mostra un alto coefficiente di attivazione economica: ogni euro investito nella filiera ne attiva 1,10 nel resto dell’economia italiana, con un moltiplicatore pari a 2,10.
È anche il ruolo sociale del Retail che merita di essere sottolineato. Chi opera in questo settore lo ha sempre saputo e sostenuto, ma molti ne hanno acquisito consapevolezza durante questi due anni di pandemia. Quando per la prima volta ci si è trovati a fronteggiare le varie ondate del Covid-19 con i lockdown, quando per contenere i contagi la maggior parte delle serrande dei nostri negozi erano abbassate, si è capita l’essenza di ciò che il mondo del retail rappresenta: luogo di socialità, presidio del territorio, fonte di occupazione. È vero, i beni essenziali sono sempre stati garantiti, ma tutti ci ricordiamo di quanto le nostre città fossero diventate spettrali, quando si poteva uscire solo per la spesa alimentare, per i farmaci e per quelle altre poche merceologie ritenute di prima necessità. Con il commercio online abbiamo trovato risposta a tante esigenze, così come con il servizio delivery del mondo della ristorazione, ma quanto faceva paura girare a piedi, oppure quanto ci mancavano quei momenti di aggregazione nei negozi e quanti posti di lavoro sono stati messi a rischio!

Siete tra i protagonisti della Community Retail 5.0, la piattaforma di confronto multi-stakeholder attivata da The European House - Ambrosetti nel 2021 per l’elaborazione di scenari, strategie e policy per il rilancio del retail specializzato in Italia. Perché la Community è nata, quali gli obiettivi e quali i risultati raggiunti in un anno di attività?
Il nostro obiettivo, condiviso da tutti gli altri partner che hanno costituito la Community Retail 5.0, è stato sin dall’inizio quello di diventare il Think Tank di riferimento multi-stakeholder per l’elaborazione di scenari, strategie, best practice e politiche per il settore del retail specializzato in Italia.
Molte sono le Associazioni di categoria che da sempre rappresentano gli operatori del Retail Specializzato, ma per la prima volta sono state messe allo stesso tavolo con Catene del Retail e Società di gestione a rappresentare tutto il commercio, dal piccolo negozio al grande centro commerciale.
C’è bisogno di mettere un faro su questo settore in un modo tutto nuovo, per far sì che venga considerato per quello che vale e che merita.

Perché FG Gallerie Commerciali Spa, di cui lei è Ad, è entrata a far parte della Community 5.0 sin dalla sua costituzione?

In questa fase congiunturale, è molto importante partecipare ad un Think Tank come quello organizzato da Ambrosetti. È un’occasione per chi opera in questo comparto per confrontarsi, per essere parte attiva in un momento di cambiamento, per dare il proprio contributo ad un settore messo in ginocchio dalla pandemia. Dal confronto nascono nuove idee, da un lavoro di squadra di questo tipo si possono raggiungere dei grandi traguardi.

In occasione dell’evento organizzato a Roma da The European House-Ambrosetti dal titolo ‘Il ruolo del retail specializzato, dai piccoli negozi ai grandi centri commerciali’, sono stati presentati i risultati del Rapporto 2021 della Community Retail 5.0 e le proposte di azioni concrete messe a punto per l’Italia, con l’obiettivo di avanzare proposte al Governo e al sistema-Paese e concretizzare il rilancio della filiera post pandemia. Quali sono, a suo parere, gli elementi più significativi che emergono dal Rapporto?
In questa evoluzione dello scenario socio-economico si rende necessaria la transizione verso una Società 5.0. Siamo entrati in una nuova era, in cui la rapida evoluzione dei modelli di consumo ha dato vita a nuove e grandi sfide per i prossimi anni. La pandemia ha ulteriormente accelerato dei trend che erano già in atto ed è sotto gli occhi di tutti quanto sia inarrestabile la corsa verso una società digitale e tecnologica. Per rendere sostenibile questa evoluzione tecnologica e sociale c’è bisogno di un coinvolgimento dei vari attori: imprese, Governo e Istituzioni, Università e Centri di ricerca e le cosiddette “nuove voci” perché l’inclusione è uno dei nuovi paradigmi della Società 5.0 e quindi anche della Community Retail 5.0.

Come vede l’integrazione fisico-digitale nel retail specializzato?
Uno dei megatrend che sta profondamente trasformando lo scenario di riferimento è la crescente integrazione tra canale fisico e online, ulteriormente accelerata dall’emergenza sanitaria.
Le preferenze dei consumatori sono sempre di più rivolte all’esperienza di acquisto e questo vale tanto per l’online quanto per il negozio fisico.
Non è quello che compriamo, ma è come lo compriamo. Il negozio fisico dovrà offrire sempre di più servizi legati all’assistenza durante la vendita e post-vendita, ma anche il momento che precede l’atto di acquisto è fondamentale; già oggi spesso avviene online, per poi completare l’operazione in un luogo fisico, oppure è il negozio la base di partenza per effettuare un acquisto online. Ormai il commercio è phigital e l’acquisto è experience, in quanto il consumatore viene coinvolto in due mondi, quello fisico e quello digitale. Eliminando la “barriera” il negozio del futuro perde distinzione tra interno ed esterno: il Retail è ovunque!

Capitolo sostenibilità (che per non pochi versi è l’altra faccia della medaglia della digitalizzazione). Cosa significa per il retail specializzato la sostenibilità a tutto tondo (ambientale, economica, sociale)? E cosa significa in particolare per FG Gallerie Commerciali S.p.A.?

Dal punto di vista sociale, il Retail Specializzato grazie alla prossimità spaziale e relazionale con il consumatore può assumere un nuovo ruolo ospitando spazi verdi, ambienti per il coworking, punti di ricarica per la mobilità elettrica, ambulatori polifunzionali, spazi adibiti all’intrattenimento, aree esterne con giochi per bambini, aree attrezzate per lo sport e aree per gli amici a quattro zampe. Con riferimento alla sostenibilità ambientale, il contributo del Retail Specializzato è costituito da un’attenta gestione dei consumi energetici e dei rifiuti, ma anche giocando un ruolo attivo nella divulgazione di messaggi di rispetto e tutela dell’ambiente, attraverso eventi e campagne di comunicazione / sensibilizzazione agli stakeholder e alla clientela.
Complessivamente il Retail Specializzato impatta su otto dei diciassette obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e 38 dei 169 rispettivi target. La nostra azienda è da sempre attenta a tematiche ambientali, dal momento dello sviluppo attraverso la ricerca di aree da riqualificare, attraverso la realizzazione di immobili con un basso impatto ambientale e ben integrati con il territorio, attraverso l’utilizzo di materiali di qualità, puntando all’efficienza energetica ed alla cura del verde, con il massimo rispetto delle risorse impiegate, con il coinvolgimento di imprese del territorio e dando un ruolo centrale alle risorse umane. Il nostro gruppo sta puntando a rendere sempre più strutturali e permeanti i temi legati alla sostenibilità e all’inclusione.

Il Consiglio Nazionale Centri Commerciali (CNCC) insiste molto sulla necessità di affrontare l’importante questione della ‘necessaria introduzione di un’uniformità di regole per il commercio fisico e quello online, oltre a sviluppare provvedimenti di semplificazione e di riduzione della burocrazia’. Qual è la sua posizione a proposito?

Condivido la posizione del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali. Le regole sul commercio devono essere uguali per tutti, l’asimmetria di regolamentazione tra retail fisico ed online crea asimmetria competitiva. Nel retail fisico esiste ancora la limitazione negli orari, nelle vendite promozionali per non parlare della burocrazia per aprire un nuovo punto vendita, ma in rete tutto è possibile e se si vuole aprire un immobile per la logistica, anche se è un hub per le vendite online, non c’è nessun limite per le sue dimensioni ed è considerato come un classico magazzino.
Se ad aprire è un nuovo punto vendita ci si preoccupa di salvaguardare quelli esistenti sulla stessa piazza, ma se deve essere realizzato un magazzino per la logistica per le vendite online il problema della concorrenza non esiste più.

Quali cambiamenti nei comportamenti di acquisto ha determinato la pandemia da Covid-19? Quali di questi mutamenti resteranno strutturali una volta che la pandemia sarà cessata?
Una situazione tutta nuova quella che si è generata nel corso della pandemia che ha modificato i comportamenti di acquisto e che ha portato a riscrivere nuovi paradigmi per il retail.
La pandemia ha dato un impulso considerevole all’e-commerce puro, ma nel contempo ha dato al retail tradizionale la spinta per evolvere verso l’omnicanalità: le grandi catene erano già organizzate ma hanno implementato i loro sistemi integrando sempre di più fisico e online, e le realtà più piccole si sono attrezzate. Ma ciò che forse ha stupito tutti è la riaffermazione del ruolo centrale del retail. Il commercio fisico ha dimostrato la sua importantissima funzione sociale: che si tratti di un punto vendita di prossimità nel centro storico, di un megastore su una importante via commerciale, di un retail park o di un piccolo centro commerciale urbano o di un grande shopping center di periferia. In ogni caso il retail fisico fa ancora parte del vissuto di tutti e l’online come il resto del commercio non sono sufficienti a supplire il servizio che offrono i negozi. L’equilibrio della convivenza tra centri storici, vie commerciali, centri commerciali e online è dettato dal mercato e i singoli negozi così come i retail park e le gallerie commerciali se ben fatti, ben tenuti, ben commercializzati e capaci di offrire servizi innovativi continueranno ad attrarre clienti.

Dopo il 2020, anno che ha particolarmente scontato le difficoltà determinata dalla pandemia, com’è andato il 2021 e cosa si prevede nel 2022 per il fatturato del settore? Quali segmenti tireranno di più e quali invece andranno più lenti? C’è stata quella corsa agli acquisti che generalmente segue le grandi crisi, per cui si spende più del normale sia per bisogno di recuperare spese e acquisti rimandati in precedenza?

Nel settore in cui opera la nostra società (centri e parchi commerciali) il 2021 è stato un anno in chiaroscuro: i primi cinque mesi sono stati segnati dalle limitazioni imposte dal governo con l’obbligo di chiusura delle grandi strutture commerciali nei giorni festivi e prefestivi e le conseguenti gravi ripercussioni sulle vendite, mentre nella seconda parte dell’anno si è vista una sostanziosa ripresa nei flussi di clienti e ancor più nei fatturati dei negozi in quasi tutti i settori merceologici. Ha continuato a soffrire invece moltissimo il settore della ristorazione per il quale la ripresa sarà più lenta.
Il 2022 è iniziato con grandi difficoltà dovute alla nuova ondata della variante Omicron che ha ridotto in maniera netta il numero di visitatori e che ha costretto le attività a fronteggiare difficoltà di presidio dei negozi con il personale alle prese con l’infezione o la quarantena.
La preoccupazione per il retail nel prosieguo dell’anno sarà dovuta all’incertezza legata all’andamento della pandemia, ma anche alle difficoltà economiche generate dall’impennata dell’inflazione che da un lato ridurrà il potere di acquisto delle famiglie e dall’altro indurrà le stesse ad un atteggiamento prudente nei consumi.
Non ritengo che spese rinviate nel retail possano essere recuperate nel 2022 poiché tutto il settore legato alla casa, compresa l’elettronica di consumo, ha avuto un buon andamento in questi due anni di pandemia tra fisico e online, mentre non sono recuperabili le vendite perse in settori come l’abbigliamento o i beni per la persona in seguito all’utilizzo dello smart working e alla diminuzione delle occasioni di svago o di socialità. Lo dimostra il fatto che durante l’estate gli acquisti di tali prodotti è stata molto simile ai periodi pre-covid.

Quali opportunità e quali sollecitazioni potranno arrivare a suo giudizio al retail specializzato dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza)? È soddisfatta dall’impostazione data al PNRR dal Governo e dai suoi specifici provvedimenti previsti?
Nel documento del PNRR non viene mai citata la parola commercio. Come è emerso anche nella giornata di Roma occorre a questo punto individuare le opportunità del PNRR che possono essere coniugate al nostro settore ed utilizzarle al meglio. Anche grazie al lavoro della Community tante sono le idee progettuali. Confidiamo tutti in una ripresa del mondo del commercio, dai piccoli negozi dei centri storici ai centri commerciali di periferia.
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