4,00-4,25% i tassi, solo un voto contro (Miran voleva −50); USA oscillano fra timori sul lavoro e pressioni politiche.
(Foto: il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell).
Con una decisione attesa ma non scontata, la Federal Reserve ha ridotto i tassi di interesse di 25 punti base, fissando il corridoio di riferimento al 4,00-4,25%. È il primo taglio del 2025 dopo mesi di pausa, una mossa che segnala attenzione crescente ai segnali di raffreddamento dell’economia.
Il quadro decisionale: cosa è successo dentro il FOMC
Il voto è stato 11-1: il dissenso è arrivato dal trumpiano Stephen Miran, che avrebbe preferito un intervento più deciso di 50 punti base. Nella comunicazione post-riunione la banca centrale ha sottolineato che i rischi al ribasso per l’occupazione sono aumentati. I guadagni occupazionali hanno rallentato e il tasso di disoccupazione ha mostrato un lieve incremento.
Il taglio arriva dopo la lunga fase restrittiva iniziata nel marzo 2022, che aveva riportato i tassi ai massimi da inizio anni Duemila. Nel 2024 la Fed aveva imboccato un sentiero di allentamento graduale, poi sospeso in attesa di conferme sui prezzi.
Perché ora: i segnali che hanno spinto la svolta
- Mercato del lavoro più fragile: revisioni al ribasso e nuovi dati più deboli hanno alimentato il timore di un rallentamento più marcato.
- Inflazione in calo ma sopra il target: le pressioni sui prezzi restano superiori al 2%, ma i decisori valutano che il costo di ignorare l’indebolimento dell’occupazione sarebbe più elevato.
- Contesto politico e aspettative: il dibattito pubblico è acceso e aumenta l’attenzione sull’indipendenza della Fed; al tempo stesso, imprese e mercati chiedono chiarezza sulla traiettoria dei tassi.
Prospettive: cosa attende i mercati nei prossimi mesi
Lo scenario guida contempla la possibilità di ulteriori due riduzioni da qui a fine anno, sempre con passo prudente. Gli asset più sensibili al costo del denaro, come immobiliare e segmenti selezionati del credito, potrebbero beneficiare di oneri finanziari in discesa, mentre i listini azionari restano reattivi ai toni della comunicazione ufficiale.
Resta però la variabile dei dati: se la traiettoria dei prezzi dovesse irrigidirsi o se il mercato del lavoro mostrasse segnali contrastanti, la banca centrale potrebbe rallentare o accelerare il ritmo delle mosse. Anche il tratto lungo della curva – spinto da aspettative fiscali e premio a termine – può incidere sulle condizioni finanziarie a prescindere dalla politica dei Fed funds.
I rischi sul piatto
Un taglio percepito come troppo cauto potrebbe non compensare il raffreddamento del lavoro; uno troppo ampio rischierebbe di rianimare le pressioni sui prezzi. Sullo sfondo, politiche commerciali, catene di fornitura e dollaro restano fattori capaci di spostare rapidamente le aspettative.