Eni fa il botto di profitti, ma si lamenta...

- di: Redazione
 
Qual è la frase che vi fa più ridere?
''Dentro ogni persona cinica c'è un idealista deluso'' o ''Le attività italiane registrano una perdita netta di circa un miliardo''? La prima è di George Carlin, la seconda dell'Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi.
Noi, non per patriottismo, ma perché qualcosa di economia e geopolitica la mastichiamo, optiamo per la seconda, soprattutto perché ci fa ridere molto di più di quella cerebrale del famoso attore e sceneggiatore americano, che forse ci ha lasciato troppo presto.

Eni registra un boom di profitti al 30 settembre 2022

Ma, ripetiamo, il nitore umoristico della frase di Descalzi è innegabile perché, se si pensa che i profitti di Eni nei primi mesi dell'anno sono stati di quasi undici miliardi e lui si lamenta della perdita in un miliardo in Italia, viene da pensare al tizio che dopo avere rubato la corona del Re si lamenta dopo che, nel trambusto, ha perso una banconota da cinque euro. Se non volessimo cadere negli equivoci o se non avessimo il timore di involontari doppi sensi, verrebbe da dire che, anche in questo caso, è tutta una questione di proporzioni.
Perché, per Descalzi, è molto più importante lamentarsi per quel che s'è perso in Italia, piuttosto che sbandierare i numeri assoluti raccattati in mezzo mondo. Eppure il vertice del gruppo energetico italiano ci tiene a fare sapere che a spingere Eni è stata la ''robusta performance dei business internazionali''.

Ora, ma è un nostro pensiero, il dirigente di una azienda qualsiasi, che magari produce lecca lecca, davanti a numeri esaltanti, non si permetterebbe mai di dire che sì il fatturato è cresciuto enormemente, ma che, purtroppo, a gettare nello sconforto è stato il calo delle vendite di caramelle alla menta.
Descalzi, infatti, sembra avere fatto propria la scienza di chi dice di non avere proprie responsabilità e che quindi la colpa è di altri e lo fa rimarcando che a spingere in giù la redditività delle attività italiane non è stata la cattiva gestione, ma lo ''stanziamento del contributo straordinario per il settore energia''. Il riferimento è alla tassazione sugli extraprofitti voluta dal governo Draghi per coinvolgere i gruppi energetici, che stanno macinando utili da record, nello sforzo collettivo di aiutare chi sta soffrendo per la difficoltà di fare fronte alle bollette.

Quindi, sembra di intuire che, se non ci fosse stato quel cattivone di Mario Draghi, Eni avrebbe macinato un ulteriore utile di un miliardo e 400 milioni di euro. Il cui pagamento totale (dopo un acconto) è comunque sub judice perché Eni, come altri operatori energetici che fosse pensano di godere dell'extraterritorialità morale e che quindi non possono essere coinvolti allo sforzo enorme della nazione per uscire dalla crisi, hanno impugnato l'imposta davanti al Tar del Lazio. Claudio Descalzi ha comunque accompagnato le sue comunicazioni con tante belle frasi, alcune anche ad effetto. Come ''In un contesto di elevata volatilità e incertezza nei mercati, Eni ha continuato ad assicurare gli approvvigionamenti energetici cruciali per le nostre economie''. Poi l'AD di Eni ha cercato di guadagnarsi la stima e la riconoscenza degli italiani dicendo che ''già dal prossimo inverno saremo in grado di rimpiazzare il 50% dei flussi di gas russo'', quello importato, grazie ad un ''ampio e diversificato portafoglio riserve, sulle partnership di lungo termine con i Paesi produttori e sulla nostra crescente presenza nel business Gnl''.

Le trombe di sapore verdiane tirate metaforicamente fuori da Descalzi per la sua marcia trionfale non hanno ammaliato i rappresentanti della galassia Verde che, con Eleonora Evi e Angelo Bonelli, parlano di ''profitti scandalosi'' e che ''sono soldi degli italiani che vanno immediatamente restituiti''.
Eni comunque ha fornito i suoi numeri, alcuni dei quali rappresentano una situazione quasi tragica, anche se si tratta della summa delle attività dal 2014 ad oggi, mentre gli undici miliardi di profitti è cosa dell'oggi.
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