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Tariffe camuffate, macchinari bloccati: la tregua Ue-Usa vacilla

- di: Bruno Coletta
 
Tariffe camuffate, macchinari bloccati: la tregua Ue-Usa vacilla
Tariffe camuffate, macchinari bloccati: la tregua Ue-Usa vacilla
Washington applica dazi occulti fino al 50% su beni industriali europei; imprese costrette a fermare le esportazioni, Bruxelles sotto pressione per reagire.

La tregua commerciale tra Unione europea e Stati Uniti è ormai appesa a un filo. Pur avendo concordato dazi al 15%, Washington usa un meccanismo estensivo che tassa fino al 50% i beni che contengono componenti in acciaio o alluminio. Il risultato è un aumento effettivo dei costi che mette alle corde intere filiere di macchinari e beni strumentali.

Dazi fantasma, accordo svuotato

L’escamotage è semplice e micidiale: se un prodotto incorpora parti metalliche, viene trattato come se transitasse la materia prima. Così i dazi “nominali” restano al 15%, mentre quelli “reali” lievitano fino a soglie insostenibili per i produttori europei e per i clienti statunitensi. Le imprese parlano apertamente di imprevedibilità e costi burocratici fuori scala.

La denuncia della meccanica tedesca

Il comparto meccanico europeo definisce lo scenario una “crisi esistenziale”. In particolare, l’associazione dell’ingegneria meccanica tedesca sottolinea che una quota rilevante dei macchinari esportati verso gli Stati Uniti finisce immediatamente nella fascia di dazio massimo a causa del contenuto metallico. L’allarme è netto e mira a una revisione urgente delle regole applicative.

Produzione ferma e spedizioni dirottate

Il segnale più duro arriva dalle aziende che hanno già congelato le linee produttive per gli ordini destinati agli Stati Uniti e dirottato spedizioni verso mercati alternativi come Messico e Canada. C’è chi ha sospeso contratti e turni, con ripercussioni sulla manodopera specializzata e sulla catena dei fornitori.

Neppure i grandi marchi americani che producono in Europa intravedono soluzioni rapide. Un portavoce del settore ha chiarito: “Non stiamo pianificando alcun rientro della produzione negli Stati Uniti; continueremo a operare in Europa puntando su efficienza e collaborazione con la rete”, ha spiegato, a conferma che i dazi non stanno generando reshoring ma stallo.

Burocrazia paralizzante

Alla stretta tariffaria si somma un apparato ipertrofico di regole: aliquote differenziate tra prodotto finito e singole parti, calcolo della composizione metallica per migliaia di componenti, obbligo di documentare origine e fornitura. In assenza di certificazioni puntuali, scatta in automatico l’aliquota più alta. È un labirinto amministrativo che pesa sui costi e rallenta le catene di fornitura.

Ordini in affanno, crescita fragile

I dati di settore confermano il quadro: gli ordini della meccanica hanno subito cali significativi nel primo scorcio dell’estate, con un debole rimbalzo successivo che resta insufficiente a dissipare l’incertezza. Le aziende segnalano rinvii degli investimenti, cicli di vendita più lunghi e maggiore rischio paese associato al mercato statunitense.

Bruxelles nella morsa politica

La Commissione europea riconosce il nodo politico e tecnico, ma i tempi di soluzione appaiono incerti. Nel Parlamento europeo cresce l’irritazione: “Perché dovremmo concedere zero dazi a prodotti iconici americani quando i nostri macchinari pagano molto più del 15% promesso?”, domanda il presidente della commissione Commercio, Bernd Lange. Il messaggio ai negoziatori è: riequilibrare l’intesa o valutarne la sospensione.

Acciaio e alluminio, il cuore della contesa

I produttori europei di acciaio spingono per difese mirate contro l’eccesso di offerta globale e chiedono una tracciabilità più rigida – la regola del “melted and poured” – per evitare triangolazioni e dumping sociale e ambientale. Nel frattempo, i dazi “camuffati” sui contenuti metallici alterano i prezzi lungo tutta la filiera, dai componenti industriali alle macchine agricole, fino all’energia eolica.

La resa dei conti

La linea politica americana difende la scelta: “I dazi sono in vigore da poco, serve tempo per valutarne gli effetti”, ribadiscono a Washington. Ma gli economisti sono tranchant: “Le tariffe sono una tassa che penalizza la crescita”. In mezzo, l’Europa: se non arriverà presto un correttivo, la tregua si trasformerà in una guerra di logoramento che colpirà investimenti, occupazione qualificata e posizionamento tecnologico del continente.

Riscrittura delle catene del valore tra le due sponde dell’Atlantico

Il protezionismo di nuova generazione, che colpisce i contenuti più dei prodotti finiti, rischia di riscrivere le catene del valore tra le due sponde dell’Atlantico. Senza un accordo trasparente su regole e tempi, l’industria europea pagherà il conto di una partita che era nata come tregua e sta diventando un banco di prova geopolitico.

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