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Stm investe ma riduce il personale: scatta l’allarme sindacale

- di: Bruno Legni
 
Stm investe ma riduce il personale: scatta l’allarme sindacale
L’azienda conferma 4 miliardi su Catania e Agrate ma riorganizza 1.743 posti. Pensionamenti, trasferimenti e nuove assunzioni. I sindacati: “Così non basta”. Urso (foto) convoca un tavolo permanente.

Investimenti confermati, ma la partita è aperta

Nessun sito chiuderà in Italia, gli investimenti da record su Catania (2,6 miliardi) e Agrate (1,4 miliardi) saranno rispettati, e i licenziamenti – almeno sulla carta – non sono all’ordine del giorno. Ma nel cuore di uno dei comparti più strategici per il futuro industriale del Paese, quello dei semiconduttori, si agita un malcontento profondo. STMicroelectronics ha presentato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) l’aggiornamento del proprio piano industriale per il triennio 2025-2027. E dietro la continuità degli investimenti si intravede un passaggio delicato: la riorganizzazione di 1.743 posizioni lavorative, con un mix di pensionamenti, prepensionamenti, trasferimenti e formazione, cui si affiancano circa 448 nuove assunzioni.

Urso vuole accelerare ma chiede trasparenza

Il ministro Adolfo Urso, che ha presieduto il tavolo al Mimit il 28 luglio 2025, ha cercato di tenere insieme ottimismo e vigilanza. Ha annunciato la creazione di un tavolo permanente di confronto e ha chiesto all’azienda un “approfondimento specifico” sugli investimenti previsti ad Agrate, auspicando un’accelerazione del piano anche alla luce dell’acquisizione – confermata lo scorso maggio – della divisione analogica di NXP. L’accordo ha un valore potenziale di oltre 800 milioni di dollari, e apre nuove sinergie tecnologiche che potrebbero toccare anche i siti italiani.

Il nodo occupazionale: 1.743 dipendenti in transizione

Il punto più critico resta quello occupazionale. A fronte dell’impegno a “non chiudere nessun sito” in Italia, come ha ribadito il presidente di Stm Fabio Guarlandri, l’azienda prevede di agire su quasi 1.800 posizioni: 1.490 in Lombardia (quasi tutte ad Agrate), 206 in Sicilia e il resto in altre sedi. Non si tratta di licenziamenti, sottolinea l’azienda, ma di una transizione “responsabile e trasparente” basata su “strumenti conservativi”, tra cui pensionamenti, dimissioni volontarie, prepensionamenti e formazione per la riconversione.

Allo stesso tempo sono previste 448 nuove assunzioni esterne, con 188 in Lombardia e 243 in Sicilia, ma per i sindacati lo scambio non regge.

I sindacati alzano la voce: “Serve una svolta su Agrate”

Barbara Tibaldi, segretaria nazionale della Fiom-Cgil, non ha usato mezzi termini: “Stm non accetta di investire ulteriormente in Italia, mantenendo sul tavolo la necessità di ridurre la base occupata. È inaccettabile”. Le fa eco Massimiliano Nobis della Fim-Cisl, che ricorda come il piano presentato il 10 aprile scorso “preveda un forte ridimensionamento su Agrate”, che continua a non essere compensato da un impegno sufficiente.

“Servono investimenti importanti su Agrate come quelli fatti per Catania”, insistono anche Luca Colonna, segretario nazionale Uilm, e Giuseppe Caramanna, coordinatore nazionale Uilm per Stm, che chiedono un “percorso condiviso e continuo” per garantire occupazione e sviluppo.

Catania sorride, Agrate arranca

Il confronto tra i due poli è evidente. Catania ha ricevuto già negli ultimi anni una robusta iniezione di capitali – con un investimento complessivo che sfiora i 5 miliardi tra fondi pubblici e privati – ed è al centro del progetto di ampliamento delle linee produttive dedicate ai dispositivi in carburo di silicio, fondamentali per l’auto elettrica. Il sito etneo, inoltre, è inserito tra quelli strategici per il Chips Act europeo, che punta a riportare in Europa il 20% della produzione mondiale di semiconduttori entro il 2030.

Agrate, invece, sembra in secondo piano, nonostante l’alta specializzazione tecnologica e la prossimità con il tessuto industriale lombardo. Da qui l’irritazione sindacale e la richiesta di un riequilibrio.

Una transizione da maneggiare con cura

Per Stm la sfida è gestire questa fase senza traumi. L’azienda, che nel 2024 ha fatturato oltre 17 miliardi di dollari, ha bisogno di ristrutturare per rispondere alla domanda globale, ma deve farlo mantenendo la fiducia delle comunità in cui opera. La strategia, secondo quanto indicato nella nota diffusa dopo l’incontro al Mimit, punta su tre pilastri: digitalizzazione, efficientamento produttivo e formazione avanzata.

Nel 2023 Stm ha attivato una piattaforma di “Academy” interne che ha già coinvolto 1.200 dipendenti in corsi di aggiornamento, e che ora verrà potenziata, con un focus particolare su elettronica di potenza, automazione e intelligenza artificiale.

Un test per la politica industriale italiana

Il caso Stm è anche un banco di prova per la politica industriale nazionale. In ballo c’è il posizionamento dell’Italia nella nuova geografia dei semiconduttori europei, ma anche la credibilità del modello di sviluppo ad alta tecnologia che il governo dice di voler sostenere. Adolfo Urso ha promesso di “monitorare con attenzione” la situazione e di coinvolgere i territori. Ma i numeri, almeno per ora, parlano chiaro: quasi 1.800 persone in bilico e un equilibrio ancora tutto da costruire.

Settembre sarà un mese cruciale. Il tavolo permanente ripartirà, e si capirà se quella che oggi è solo una promessa – “nessun sito verrà chiuso” – saprà tradursi in un vero piano di rilancio condiviso. Oppure se l’Italia, ancora una volta, rischierà di restare spettatrice nel risiko globale dei microchip.

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