Il governo approva la delega che punta a modernizzare l’ordinamento, favorire i giovani e uniformare criteri di compenso ed esercizio professionale.
È stata approvata la legge-delega che ridisegna l’ordinamento dei dottori commercialisti ed esperti contabili: una riforma che mira a velocizzare l’ingresso nella professione, rivedere incompatibilità e specializzazioni, promuovere le forme associative o societarie e definire con chiarezza criteri per l’equo compenso. Ma non mancano i punti controversi e le sfide concrete. Ecco un’analisi dettagliata dello stato attuale, dei numeri, delle critiche e delle opportunità.
I punti centrali della riforma
Ecco cosa prevede il disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei ministri:
- Accorciare i tempi per ottenere l’abilitazione professionale, permettendo lo svolgimento del tirocinio durante il corso universitario.
- Riformulare l’ordinamento professionale per renderlo coerente con le esigenze attuali: non aggiungere nuove competenze, ma censire quelle già previste da normative esistenti, alla luce dei recenti interventi (crisi d’impresa, riforma della giustizia, riforma fiscale).
- Consentire l’esercizio della professione in forma associata o societaria, con regole precise per costituzione e governance.
- Revisione delle incompatibilità, con possibili deroghe temporanee in casi specifici.
- Parametri di equo compenso aggiornabili con decreto ministeriale, validi anche per prestazioni svolte in forma aggregata o societaria.
Altri elementi in cantiere riguardano una disciplina più organica per l’esercizio associato o societario e gli aspetti previdenziali e demografici della categoria, insieme a possibili adeguamenti organizzativi degli Ordini territoriali.
Numeri e contesto: che cosa spinge al cambiamento
Le ragioni che motivano questa riforma sono multiple: calo degli under 40 iscritti, invecchiamento della platea, minore attrattività del tirocinio e dell’Esame di Stato e un ordinamento (D.Lgs. 139/2005) considerato da anni non pienamente allineato ai mutamenti economici e tecnologici. La riforma punta a rendere la professione più accessibile, moderna e competitiva.
Le reazioni: approvazioni, preoccupazioni e critiche
Approvazioni
Il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio, ha definito l’intervento una tappa “storica”, segnalando che la riforma “porterà alla riscrittura della carta d’identità della categoria”. Secondo de Nuccio, l’obiettivo è preservare la funzione centrale della professione nel sistema economico e fiscale, in un contesto in rapido mutamento.
Critiche e perplessità
Alcuni osservatori hanno sollevato timori sugli effetti previdenziali del tirocinio anticipato e sulla possibile penalizzazione di una parte degli iscritti. Dalla categoria è arrivata la replica che tali preoccupazioni sarebbero non fondate, chiarendo che il tirocinio anticipato non determina contributi previdenziali prima dell’effettiva iscrizione all’albo né altera i presupposti dell’attività professionale.
Sfide e incognite: cosa resta da chiarire
- Tempi dei decreti attuativi: la delega prevede il varo entro 12 mesi dall’entrata in vigore, ma l’efficacia dipenderà dalla rapidità e dalla qualità dei testi.
- Equilibrio previdenziale: con un ricambio generazionale lento, occorre monitorare sostenibilità e incentivi.
- Parità tra modelli organizzativi: regole su incompatibilità, compenso e forme societarie dovranno evitare disparità tra studi associati e studi individuali.
- Sezione B dell’albo: percorsi formativi differenti richiedono attenzione per impedire nuove asimmetrie.
- Governance territoriale: gli Ordini locali dovranno adeguarsi su elezioni, dimensioni e funzioni, senza appesantire la burocrazia.
Una riforma necessaria, ma non di sola carta
L’approvazione della delega segna una svolta attesa. Nell’era della digitalizzazione, dell’economia globale e di obblighi fiscali sempre più stringenti, un ordinamento rigido rischiava di lasciare la professione in arretramento competitivo. Accorciare l’accesso, valorizzare la cooperazione professionale, prevedere forme societarie e aggiornare l’equo compenso sono leve per rendere la professione attrattiva, soprattutto per i giovani. Il successo, però, dipenderà da decreti chiari, coerenti e tempestivi e da un confronto costruttivo fra Ordini, CNDCEC, Casse e università.
Una fase decisiva
Si apre una fase decisiva per i commercialisti: la carta d’identità professionale è pronta per essere aggiornata. Ora servono tempismo, chiarezza e determinazione. Solo così la categoria potrà non soltanto resistere ai cambiamenti, ma guidare l’innovazione nel proprio ambito.