Divergenza in Ue: Berlino e Parigi vedono crescere i deteriorati, Roma continua a ridurli. Al Npl Meeting di Mestre, Fürstenberg e Geertman dettano la rotta: integrazione con illimity e nuova stagione di consolidamento, con IA al centro dei processi.
(Foto: il presidente di Banca Ifis, Ernesto Fürstenberg Fassio).
L’Europa si complica, l’Italia fa eccezione. Mentre i crediti deteriorati tornano a muoversi verso l’alto in diversi mercati del continente, il profilo di rischio del sistema italiano resta sotto controllo e continua a migliorare. È l’immagine netta che emerge al Npl Meeting di Mestre, quest’anno di casa nella Villa Fürstenberg di Banca Ifis: un termometro del settore che indica spread di rischiosità crescenti tra Paesi core e periferia, con Germania e Francia in aumento e Italia e Spagna ancora in fase di smaltimento.
Il punto europeo
I numeri più recenti di vigilanza confermano che la qualità degli attivi in area euro resta robusta, ma con crepe selettive: il deteriorato cresce soprattutto nelle imprese e nei comparti legati a immobili commerciali e Pmi. È un rialzo graduale, non un’onda, ma sufficiente a riaccendere l’attenzione dei regolatori e a rendere più costosi gli errori di gestione. Traduzione giornalistica: i margini di manovra si assottigliano; chi ha back-book pesanti o processi lenti pagherà pegno.
Italia, atterraggio morbido
Qui sta la notizia: Roma non segue il copione continentale. Dopo anni di cessioni massive e pulizia di bilancio, lo stock di deteriorato complessivo (banche + investitori) è stimato a livelli largamente inferiori ai picchi del 2015. Il peggioramento ciclico si concentra nelle imprese, con costruzioni, commercio e hospitality più esposte al rallentamento; le famiglie restano invece stabili su livelli bassi (intorno allo 0,6% di tasso di deterioramento). In sintesi: Italia resiliente, grazie a una macchina Npl che negli anni si è fatta industria.
La frattura tra Nord e Sud dell’euro
Il paradosso del 2025 è che le tensioni più visibili stanno nei Paesi “core”: Germania e Francia registrano incrementi del deteriorato lordo, mentre Spagna e soprattutto Italia continuano a limare lo stock. Le cause? Ciclo manifatturiero tedesco debole, immobili commerciali in stress e tassi reali rimasti restrittivi per lunghi trimestri. Morale: la geografia del rischio si è capovolta rispetto a un decennio fa.
Cosa cambia per il mercato Npl
Due sono le direttrici che tutti, da banche a servicer, non possono più rimandare: consolidamento e intelligenza artificiale. Il primo è inevitabile in un settore che ha bisogno di scala per reggere capex tecnologici, capitale e compliance. La seconda è la vera frontiera: IA generativa e machine learning stanno abbracciando l’intera filiera, dalla pre-collection al work-out giudiziale, fino al pricing dinamico dei portafogli. Senza automazione e dati, il margine si erode.
Ifis-illimity, l’integrazione come modello
Da Mestre, il presidente di Banca Ifis, Ernesto Fürstenberg Fassio, ha sgombrato il campo dagli equivoci: “Abbiamo fatto un’operazione con un forte razionale industriale”, ha spiegato, chiarendo che il percorso porterà alla fusione per incorporazione di illimity nei tempi annunciati. La rotta è tracciata anche per il re-branding: “Alla fine dell’integrazione, l’idea è di chiamare Ifis-Illimity la banca retail e Ifis-Impresa quella commerciale”.
Sulla stessa linea l’amministratore delegato Frederik Geertman: “Fino a fine anno proseguiremo con la due diligence, la fusione resta l’obiettivo”. Sul piano industriale, il management ha scelto realismo: “Ci prendiamo qualche mese in più e lo presenteremo nel 2026, dopo aver offerto al mercato un set chiaro di metriche e scelte”.
Perché conta (anche per il Paese)
Un’integrazione di questo tipo consolida un campione nazionale negli Npl e nel credito alle Pmi, in un anno in cui la Vigilanza europea ha appena chiesto uno sforzo ulteriore anche alle banche minori nel ripulire i vecchi incagli. Se il deteriorato europeo riprende a salire a macchia di leopardo, avere operatori con capitale, tecnologia e scala è assicurazione contro gli shock.
Famiglie sotto controllo, imprese da presidiare
Il cuore del rischio 2025-26 resta sulle aziende: catene del turismo e retail cicliche, cantieri esposti ai costi, immobili commerciali ancora in assestamento. Qui la selezione del credito farà la differenza: monitoraggio continuo, early warning e soluzioni stragiudiziali veloci. Le famiglie, al contrario, stanno dimostrando una tenuta sorprendente, anche grazie a mutui più prudenti e tutele accumulate nel biennio passato.
L’Italia stavolta non è l’anello debole
L’Italia non è l’anello debole di questa fase. Lo sono altri, per ragioni industriali e immobiliari. Il compito di banche e servicer italiani ora è difendere il vantaggio: chiudere le integrazioni, spingere sull’IA, tenere il passo con la vigilanza. Il ciclo si può governare, ma non perdona ritardi.