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Manovra: taglio Irpef, rottamazione selettiva e Ires premiale

- di: Vittorio Massi
 
Manovra: taglio Irpef, rottamazione selettiva e Ires premiale
Manovra: taglio Irpef, rottamazione selettiva e Ires premiale
Leo (foto): “Coperta corta”, priorità al ceto medio e a chi assume

La manovra prende forma dentro un perimetro di risorse rigide. Il messaggio è chiaro: le scelte andranno indirizzate su poche priorità, con l’obiettivo di alleggerire il carico fiscale sul ceto medio e stimolare occupazione e investimenti. Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo lo ripete senza giri di parole: “la coperta è corta”. Tradotto: ogni nuova misura dovrà misurarsi con le coperture.

Un quadro in movimento con risorse contate

Il governo valuta un pacchetto che combina taglio Irpef, rottamazione selettiva dei debiti fiscali, Ires premiale strutturale e decontribuzione per chi assume. Il perno politico è la classe media: redditi ordinari, famiglie e imprese che trainano consumi e investimenti, ma che negli ultimi anni hanno assorbito gran parte degli shock.

L’esecutivo non ha ancora diffuso una cifra complessiva, ma i tecnici stimano un fabbisogno vicino ai 10 miliardi di euro solo per finanziare le misure principali. Una sfida che implica scelte nette, con il rischio di scontentare una parte della maggioranza e diverse categorie produttive.

Irpef: cosa potrebbe cambiare

L’ipotesi più avanzata è la riduzione della seconda aliquota Irpef di due punti, dal 35% al 33%. L’intervento, calibrato sulle fasce di reddito medio, avrebbe un impatto diretto in busta paga e punta a sostenere i consumi senza alterare l’equilibrio dei conti. A ciò si affiancherebbe la detassazione dei premi di produttività, definita da Leo “la strada da seguire”, perché lega il beneficio a risultati misurabili nelle aziende.

Per un lavoratore con reddito annuo di 30 mila euro, il risparmio stimato è di circa un centinaio di euro l’anno. Per chi si colloca intorno ai 50-55 mila euro, il beneficio cresce ma resta comunque contenuto. È un segnale più politico che economico, ma può rafforzare la fiducia delle famiglie e dare una spinta psicologica ai consumi.

Rottamazione selettiva

Niente “sanatorie di massa”. L’orientamento è distinguere chi è in oggettiva difficoltà da chi sfrutta la reiterazione delle definizioni agevolate per non pagare. “Serve agire cum grano salis”, sottolinea Leo: ridurre sanzioni e interessi dove ha senso, ma non premiare comportamenti recidivi. In altre parole, un meccanismo di pace fiscale più mirato, ancorato a criteri trasparenti.

Secondo i calcoli, una misura di questo tipo potrebbe liberare risorse per circa 5 miliardi, con vantaggi immediati per piccole imprese e artigiani che spesso restano intrappolati tra ritardi di incassi e scadenze fiscali.

Imprese: Ires premiale e decontribuzione

Per il lato produttivo si spinge a rendere strutturale l’Ires premiale, semplificandone gli accessi e collegandola chiaramente a obiettivi come nuove assunzioni, innovazione e capex. L’idea è rafforzare il principio per cui “chi assume paga meno”, integrandolo con una decontribuzione mirata sui nuovi contratti, in particolare per giovani e profili con competenze tecniche.

L’impatto potenziale non è secondario: un incentivo strutturale potrebbe orientare le imprese a stabilizzare lavoratori e a investire con orizzonti più lunghi, invece che limitarsi a sfruttare misure temporanee.

Flat tax per nuovi residenti: investimenti in cambio di benefici

Resta sul tavolo la revisione del regime per i nuovi residenti ad alto reddito. La direzione è legare gli sconti a impegni di investimento concreti nell’economia reale – dall’ecosistema startup ai BTP, fino a progetti ad alto contenuto tecnologico. Obiettivo: trasformare un’agevolazione personale in un volano per capitale stabile sul territorio.

Il tema divide: c’è chi vede nella flat tax un attrattore di capitali e chi la giudica un privilegio per pochi. Il compromesso, vincolare il beneficio a investimenti reali, potrebbe disinnescare parte delle critiche e rafforzare l’impatto macroeconomico.

Coperture e tempi

Il nodo, come sempre, sono le coperture. Un taglio alle aliquote costa e richiede scelte chiare su dove reperire risorse: revisione di spesa, razionalizzazioni, contrasto all’evasione, uso selettivo degli eventuali spazi di flessibilità. Anche i tempi parlamentari imporranno disciplina: le misure con impatto più immediato potrebbero essere scaglionate o avviate in modo graduale.

In più, l’Italia dovrà fare i conti con i vincoli europei: il ritorno del Patto di stabilità rende complicato immaginare deviazioni di bilancio senza coperture strutturali. Ogni euro speso dovrà essere giustificato con entrate certe o tagli di spesa.

Il dibattito politico

Il lavoro sulla manovra riflette anche i delicati equilibri dentro la maggioranza. Forza Italia spinge sul ceto medio e sulle famiglie, la Lega insiste su rottamazione e flat tax, Fratelli d’Italia punta a mantenere la barra dritta sul rigore dei conti. Leo si muove tra queste pressioni con una regola semplice: “prima le coperture, poi le promesse”. Un metodo che rafforza la sua credibilità ma non sempre incontra l’entusiasmo dei colleghi di partito.

Gli artigiani e le associazioni di categoria, incontrati nelle ultime settimane, hanno ribadito la richiesta di meno burocrazia e più liquidità. Hanno ricordato che la pressione fiscale effettiva supera il 50% e che senza un alleggerimento stabile sarà difficile rilanciare investimenti e occupazione.

Equilibrio tra equità e attrattività

La partita si gioca su un equilibrio delicato. Da un lato, equità interna: alleggerire il peso fiscale su redditi medi, premiare chi produce valore e chi paga regolarmente. Dall’altro, attrattività esterna: usare la leva fiscale per portare capitali, ma in modo che si traducano in nuovi posti di lavoro, innovazione e produttività, non solo in residenze di comodo.

Il rischio è duplice: che il taglio Irpef si riveli troppo modesto per incidere realmente sui consumi, e che la flat tax per i nuovi residenti diventi una scorciatoia per attrarre ricchi senza legami con il Paese. La differenza la farà la qualità dell’implementazione e la capacità di selezionare ciò che davvero muove l’economia.

Per ora, la manovra somiglia a un cantiere in cui le fondamenta sono state tracciate, ma i muri devono ancora essere alzati. E il materiale, ossia le risorse, è contato. Il verdetto lo daranno le prossime settimane, tra emendamenti, trattative e il giudizio dei mercati. 

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