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Italia: spiagge vuote e salari fermi, ma la montagna ruggisce

- di: Bruno Coletta
 
Italia: spiagge vuote e salari fermi, ma la montagna ruggisce
Mentre il potere d’acquisto collassa, la rivoluzione delle Alpi racconta l’estate che cambia.
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Salari reali: l’Italia regina del declino tra i Paesi Ocse
Secondo l’Employment Outlook 2025, i salari reali (ossia al netto dell’inflazione) in Italia sono ancora inferiori del 7,5 % rispetto all’inizio del 2021. Nessun altro Paese Ocse ha fatto peggio. Nonostante un aumento “relativamente consistente” nell’ultimo anno, il recupero non è bastato a compensare la perdita di potere d’acquisto. 
L’Ocse segnala inoltre che un italiano su tre nel settore privato è coperto da un contratto collettivo scaduto al primo trimestre. Le previsioni parlano di salari nominali in crescita dell’2,6 % nel 2025 e del 2,2 % nel 2026, ma l’inflazione prevista del 2,2 % nel 2025 e dell’1,8 % nel 2026 lasciano ben poche speranze di recupero reale.

Vacanze al mare in affanno, ma la montagna viaggia a cannone

Un significativo crollo delle presenze nelle località balneari: -15 % in media a luglio, con punte del -25 % in Emilia Romagna e Calabria, secondo il Sindacato Italiano Balneari. Le spiagge, insomma, soffrono una crisi di appeal complice l’aumento dei costi e la stretta sui consumi.
In controtendenza, la montagna esplode: 6,8 milioni di arrivi (+4,8 %) e 74,8 milioni di pernottamenti (+2,2 %) sulle Alpi e gli Appennini. Complessivamente il business del turismo montano estivo tocca i 6,1 miliardi di euro, con una spesa media per settimana di 957 € e 278 € per un weekend.

Numeri da record per il turismo domestico

L’estate 2025 vede 34 milioni di italiani in viaggio, pari al 57 % della popolazione, di cui l’81 % resta nel Belpaese Le mete? Mare in testa con il 62 %, città d’arte 20 %, montagna 17 %.
Ad agosto si registra un balzo con 18 milioni di vacanzieri (+600 mila rispetto al 2024) e una spesa stimata in 17,6 miliardi di euro (+13,5 %). Circa 11 italiani su 100 scelgono la montagna, mentre 26 preferiscono il mare. 
Il settore turistico, che oggi incide per il 13 % del PIL italiano, potrebbe chiudere la stagione estiva con 70 milioni di arrivi e un giro d’affari attorno ai 15 miliardi di euro.
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Una realtà impietosa 
Salari immobili, potere d’acquisto in caduta libera: questo è il dato duro. Il governo torna a sfoderare la solita retorica, ma la realtà è impietosa. Le famiglie stringono la cinghia, le vacanze diventano un lusso per pochi.
Eppure, tra le vette montuose, si accende una favola diversa: turismo vivace, vacanza dinamica, ritorno alla natura. La montagna non solo resiste, ma sorpassa il mare. È qui che il modello Italia sorprende: negli spigoli, nelle stagioni alternative, nelle aree interne. Se il Paese vuole rinascere, forse deve partire dalla quota in più.

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