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Giorgetti esclude manovre correttive: conti ok, difesa resta incognita

- di: Jole Rosati
 
Giorgetti esclude manovre correttive: conti ok, difesa resta incognita
Giorgetti esclude manovre correttive: conti ok, difesa resta incognita
Serietà e prudenza al centro: crescita allo 0,6 %, nessun sacrificio in vista, ma l’escalation bellica e i costi militari mettono pressione.

Linea tracciata con nettezza: nessuna manovra correttiva nella prossima legge di bilancio e conti pubblici giudicati in ordine. La crescita attesa all’0,6 % fa da cornice a un’impostazione di governo improntata a serietà e prudenza, con l’obiettivo di preservare la fiducia dei mercati e un consenso politico costruito su messaggi chiari e verificabili.

“Non ci sarà alcuna manovra correttiva”, ha dichiarato Giorgetti rivolgendosi alla platea di imprenditori, rivendicando la scelta di non caricare il Paese di nuovi sacrifici in assenza di scostamenti dai target programmati. E sulle indiscrezioni estive: “Ad agosto circolano ipotesi pirotecniche, come nel calciomercato”, ha ironizzato, prendendo le distanze da suggerimenti non discussi collegialmente.

Un passo avanti tra rigore e incertezza

L’approccio resta quello di una programmazione prudente: misure selettive e verificabili, evitando annunci che anticipino decisioni non mature. La priorità è consolidare i progressi ottenuti sui conti, difendendo la credibilità costruita negli ultimi mesi. In questo quadro, l’attenzione ai fondamentali – crescita moderata, inflazione in raffreddamento, disciplina della spesa – viene preferita a mosse spettacolari che complicano il quadro macroeconomico.

Le famiglie al centro, senza strappi

Tra le direttrici già visibili spiccano gli interventi fiscali a favore delle famiglie. L’intento è proseguire con misure “significative” ma compatibili con la regola europea della spesa. La leva fiscale, suggerisce il ministro, deve continuare a sostenere il potere d’acquisto senza compromettere l’equilibrio dei conti e senza creare aspettative che richiedano coperture permanenti non disponibili.

La difesa come variabile decisiva

Il nodo più sensibile resta la spesa per la difesa, spinta dall’instabilità geopolitica. Lo sforzo richiesto a livello internazionale comporta una pressione aggiuntiva sulla finanza pubblica. Qui la linea è duplice: valutare con rigore l’impatto sui saldi e, soprattutto, attivare la filiera nazionale perché l’aumento degli oneri non si traduca solo in uscite, ma generi anche produzione e occupazione in Italia.

“Se l’industria non partecipa, tutto si trasforma in aggravio per la finanza pubblica senza ritorni per il Paese”, ha sottolineato Giorgetti, indicando una strada di partnership operativa tra Stato e settore industriale per massimizzare gli effetti sul tessuto economico.

Oltre il rumore: metodo e tempi della manovra

Il calendario politico resta sobrio: prima si definisce il quadro d’insieme, poi si entra nel merito degli interventi. Nessuna anticipazione su nuove imposte – come le ipotesi su banche o buyback – né su rottamazioni o sanatorie: il messaggio è che la prossima legge di bilancio privilegerà coerenza e affidabilità rispetto a colpi di scena.

Verso il futuro: rigore con moderazione

La traiettoria resta quella di un equilibrio dinamico: sostenere i redditi dove serve, evitare derive espansive non coperte, difendere i conti nel nuovo contesto bellico. Se la crescita resterà in linea con lo 0,6 % indicato, l’assenza di manovre correttive sarà la conferma che il metodo funziona. La vera sfida, però, sarà gestire l’incognita difesa senza sacrificare gli obiettivi di politica economica e, al tempo stesso, trasformare la spesa in investimenti produttivi che rafforzino la base industriale italiana.

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