Le esportazioni giapponesi cadono per il terzo mese consecutivo: auto in difficoltà e tariffe ancora alte, ma le aziende resistono… almeno per ora.
Il calo delle esportazioni nipponiche
In luglio 2025 le esportazioni del Giappone sono calate del 2,6 % su base annua, segnando il terzo mese consecutivo di flessione. Si tratta del ribasso più severo da quasi quattro anni, dal febbraio 2021, quando il tonfo era stato superiore.
Gli analisti avevano stimato un calo più contenuto, del 2,1 %, che è stato superato — un segnale di mercato più fragile del previsto.
Mercati strategici in rosso
Il colpo più doloroso arriva dagli Stati Uniti: le esportazioni verso quel mercato sono precipitate del 10,1 % in valore. In particolare, l’export automobilistico ha subito un tracollo del 28,4 % in valore, anche se i volumi hanno retto, calando solo del 3,2 %, grazie ai tagli dei prezzi adottati da Toyota, Honda & C., che hanno accettato margini più bassi pur di difendere le quote.
Anche verso la Cina si registrano perdite, con un −3,5 %, mentre le importazioni giapponesi sono diminuite del 7,5 %, meno di quanto previsto, favorito da uno yen debole ma anche da prezzi energetici in calo.
Deficit inaspettato: −117,5 miliardi di yen
Il quadro si complica con il passaggio da un surplus atteso a un deficit: il Giappone ha registrato un saldo negativo di 117,5 miliardi di yen in luglio, circa 795 milioni di dollari.
I dazi Usa: una zavorra ancora pesante
Ad aprile il presidente Trump aveva imposto dazi del 25 % su automobili e componenti. Solo a luglio è arrivato un accordo che riduce le tariffe al 15 % — ma si rimane molto lontani dai livelli pre-imposizione, pari a circa il 2,5 %.
Gli esportatori giapponesi hanno finora “assorbito” gran parte dei costi, tagliando i prezzi per mantenere i volumi, ma gli economisti avvertono: alla fine, i consumatori americani potrebbero pagare di più, compromettendo la domanda.
Un raggio di luce? La crescita del pil
Paradossalmente, l’economia nipponica ha registrato un’espansione inattesa nel secondo trimestre 2025: il pil è cresciuto dell’1,0 % su base annua, spinto da esportazioni robuste (in parte grazie a spedizioni anticipate prima dell’aumento delle tariffe) e da una buona spinta negli investimenti.
Tuttavia, gli analisti mettono in guardia: l’effetto traino potrebbe svanire già nel trimestre in corso, portando potenzialmente il Paese verso una stagnazione.
… E la Banca del Giappone?
Grazie al recente accordo sui dazi e alla crescita inattesa del pil, alcuni economisti ipotizzano un possibile rialzo dei tassi d’interesse da parte della Boj già a partire da ottobre.
Acque agitate
Il Giappone naviga in acque tempestose: le esportazioni arrancano, schiacciate da tariffe Usa ancora alte. Il settore auto rimane il più esposto, con conseguenze tangibili per i conti commerciali. Tuttavia, l’economia dimostra resilienza — almeno finché traini come consumi e investimenti restano attivi. Il vero banco di prova sarà l’autunno: se la domanda interna non riparte, la ripresa rischia di affievolirsi e la pressione su governo e banca centrale tornerà a farsi sentire.