L’onda lunga del front-loading si esaurisce e il motore estero cinese dà segni di stanchezza. A ottobre le vendite oltreconfine scendono dell’1,1% su base annua, mentre gli acquisti dall’estero rallentano a +1%. Sullo sfondo, la tregua commerciale emersa all’Apec tra Pechino e Washington ridisegna aspettative e rischi per fine 2025-inizio 2026.
“La questione delle terre rare è risolta”, ha detto Donald Trump dopo l’incontro con Xi Jinping, preannunciando un alleggerimento di dazi e nuove intese su agroalimentare e fentanyl.
Che cosa dicono i numeri
Il dato di ottobre interrompe la striscia positiva iniziata in primavera. La frenata arriva dopo il balzo di settembre e riflette la fine delle spedizioni anticipate per aggirare i dazi USA. La domanda americana resta debole: le spedizioni verso gli Stati Uniti segnano un calo marcato, mentre gli ordini dall’Asia sud-orientale e dall’Europa avanzano ma senza sprint. L’import cresce appena, frenato dalla crisi immobiliare e da un mercato del lavoro fiacco.
Perché la frenata
Tre fattori spiegano il raffreddamento:
- Fine del front-loading: molte imprese hanno anticipato le consegne in estate per mettersi al riparo da tariffe più alte; la pipeline di ordini si è svuotata.
- Domanda interna debole: consumi e investimenti risentono della lunga correzione del real estate e di redditi cauti.
- Incertezza regolatoria: tra controlli all’export tecnologico e contromisure occidentali, il commercio rimane su un crinale.
La tregua all’Apec e le incognite
La stretta di mano a fine ottobre ha prodotto un pacchetto di de-escalation: passi indietro su alcuni dazi, un’intesa annuale di massima sulle terre rare e più acquisti cinesi di soia statunitense. L’impegno congiunto a frenare i flussi di fentanyl apre un canale di cooperazione sensibile. Resta da capire la portata giuridica delle misure e il calendario: quanto e per quanto dureranno gli sconti tariffari? Quali controlli verranno davvero allentati? L’effetto sui flussi commerciali potrebbe vedersi solo nei prossimi mesi.
“Abbiamo gettato le basi per un riequilibrio più ordinato”, ha affermato un negoziatore vicino al dossier raro-terri, sottolineando che la verifica trimestrale sarà decisiva.
I segnali dai settori
Le catene della componentistica elettronica restano fragili, complice la geografia delle sanzioni; l’auto soffre i colli di bottiglia sui magneti permanenti, ma beneficia dell’allentamento sulle terre rare. Il comparto agroalimentare guarda con favore agli acquisti di commodity USA, mentre la meccanica attende chiarezza sui controlli export/import di macchinari avanzati.
Effetti su Europa e Italia
Per l’Europa l’asse USA-Cina in modalità tregua è opportunità e rischio. Opportunità, perché un clima meno bellicoso attenua la volatilità su noli, materie prime critiche e forniture intermedie. Rischio, perché una riapertura selettiva potrebbe riposizionare i flussi a scapito di alcuni hub europei. Per l’Italia, dove la manifattura è esposta su macchine utensili, moda e agroalimentare, la priorità è diversificare mercati e garantire tracciabilità lungo la supply chain.
Politica economica: cosa farà Pechino
Se l’export rallenta e l’import non decolla, la pressione si sposta sulla domanda interna. Tra le opzioni: più spesa per riqualificare l’edilizia, incentivi al consumo durevole e sostegni mirati alla liquidità delle PMI. Sul versante monetario, l’allentamento resta graduale per contenere i rischi finanziari accumulati nel real estate.
Che cosa guardare adesso
- Calendario tariffario: conferme e dettagli della tregua nei prossimi comunicati congiunti.
- Ordini esteri: i nuovi ordini manifatturieri diranno se il calo di ottobre è una pausa tecnica o l’inizio di una fase più lunga.
- Prezzi e cambi: dinamica dello yuan e dei costi logistici, sensibili alla geopolitica.
- Materie prime critiche: flussi e licenze sulle terre rare dopo l’intesa provvisoria.