Inflazione al consumo (CPI) -0,4% ad agosto, Ppi ancora in calo ma meno intenso: Pechino corre ai ripari con sussidi e frena la guerra dei prezzi.
Cina affonda nella deflazione, ma qualche barlume di speranza
Ad agosto 2025, i prezzi al consumo (CPI) in Cina hanno registrato una contrazione su base annua dello 0,4%, peggior risultato da sei mesi, peggiore anche delle attese che indicavano un calo dello 0,2%. Rispetto a luglio, dove il CPI era rimasto stabile, il dato odierno segna una chiara inversione di tendenza.
Il motivo principale? Il crollo dei prezzi alimentari: -4,3% su base annua (da -1,6% di luglio), il ribasso più marcato da quasi quattro anni, trainato da un’eccessiva offerta e da una domanda fiacca.
Tuttavia, l’inflazione “core” (al netto di alimentari ed energia) sale invece dello 0,9% su base annua, raggiungendo il livello più alto in due anni e mezzo — segno che i sussidi governativi sui beni di consumo stanno dando qualche frutto.
Prezzi alla produzione: la deflazione industriale frena
Anche i prezzi alla produzione (PPI) proseguono il calo, ma con intensità ridotta: -2,9% su base annua, meno grave del -3,6% registrato a luglio. È il trentacinquesimo mese consecutivo di deflazione dei prezzi all’ingrosso, ma l'entità del calo è la più contenuta da aprile — un primo, timido segnale di stabilizzazione.
Che cosa muove questi numeri? Politica monetaria e lotta alla “involution”
Per contrastare la spirale deflazionistica, il governo ha rilanciato misure di stimolo: sussidi sugli interessi dei prestiti al consumo e incentivi per i comparti di ristorazione e turismo. Inoltre, è stata avviata una campagna anti-“involution” per limitare la concorrenza distruttiva, in particolare nel settore automobilistico, evitando guerre di prezzo che comprimono i margini industriali.
Malgrado ciò, diversi analisti sottolineano che un vero e proprio ciclo inflazionistico sia ancora lontano: l’overcapacity industriale non è stata eliminata e il rallentamento economico globale pesa sulla ripresa.
Lo scenario economico più ampio
Il quadro si allarga: la PMI manifatturiera si mantiene sotto i 50 punti — a 49,4 in agosto — per il quinto mese consecutivo, segnalando contrazione nella produzione industriale. Sebbene il settore non manifatturiero mostri lieve crescita (PMI a 50,3), l’economia resta sotto pressione per consumi deboli, mercato immobiliare traballante, tensioni sui dazi e vulnerabilità fiscale locale.
A luglio erano già emersi segnali di rallentamento: produzione industriale +5,7% (minimo dal novembre 2024), vendite al dettaglio +3,7%, prezzi delle case nuove -0,3%.
Una fase deflazionistica persistente
Il dato di agosto rafforza la sensazione che la Cina sia impantanata in una fase deflazionistica sorprendentemente persistente. Il calo dell’inflazione “core”, seppur positivo, non basta a compensare il tonfo dei beni alimentari. Le misure adottate dal governo e la strategia anti-“involution” stanno creando piccoli spiragli, ma una vera ripresa delle pressioni inflazionistiche resta incerta.
La sfida maggiore resta riaccendere la domanda interna e riequilibrare la capacità produttiva. La strada è lunga, ma per ora si intravede soltanto un primo sentiero di uscita dal tunnel.