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Dl Economia, il Parlamento dà il via libera: ma il vero cantiere è politico

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Dl Economia, il Parlamento dà il via libera: ma il vero cantiere è politico

Il decreto passa, ma il termometro politico sale. Con 160 sì, 99 no e 3 astenuti, Montecitorio ha convertito in legge il DL Economia. Un passaggio apparentemente tecnico, uno dei tanti nella liturgia legislativa, ma che sotto traccia dice molto di più: racconta una maggioranza che cerca compattezza nel pieno di agosto, mentre già si affilano le armi per l’autunno che verrà.

Dl Economia, il Parlamento dà il via libera: ma il vero cantiere è politico

Il testo, uscito con qualche modifica da Palazzo Madama, porta in dote misure per le imprese, gli enti locali, l’agricoltura e la pesca. Una pioggia di interventi “urgenti”, come vuole la formula, ma che al tempo stesso appaiono anche strategici. Perché lì, tra una postilla e un comma, si leggono le priorità di questo governo: sostenere l’economia reale, mettere un cerotto alla crisi del potere d’acquisto, far dimenticare ai territori – soprattutto quelli interni – la distanza da Roma.

Il dossier caccia, 2084 volte esplosivo

Ma mentre alla Camera si chiudeva il capitolo del decreto, al Senato si apriva un altro fronte. Politico, culturale, identitario. Un fronte che divide partiti, coalizioni, territori: quello sulla fauna selvatica e sulla caccia. Il ddl n. 1552 è stato preso come testo base dalle commissioni riunite. E già si annuncia battaglia: 2084 emendamenti presentati, due ordini del giorno, e una montagna di opinioni che si rincorrono tra chi vede il cacciatore come presidio del territorio e chi come anacronismo armato.

Il presidente delle Commissioni, Luca De Carlo – meloniano di ferro e uomo di sintesi tra agricoltori, cacciatori e ambientalisti di centrodestra – ha messo in pausa il confronto: tutto rinviato a settembre, quando il Parlamento tornerà, e con lui i nervi tesi. Ma il segnale è chiaro: sulla caccia si misureranno gli equilibri veri della maggioranza. E forse anche le sue fratture.

Il cibo italiano sotto scacco: audizioni-fiume in Commissione Giustizia

Intanto un’altra partita si gioca in Commissione Giustizia, dove il ddl n. 1519 – che punta a rafforzare le sanzioni per chi sgarra nel settore agroalimentare – è diventato il centro di una maratona di audizioni che ha visto sfilare il gotha dell’agroindustria nazionale. Dalla Coldiretti a Confagricoltura, dai Carabinieri alle Capitanerie, passando per i rappresentanti di Confcooperative, Copagri, Federalimentare e Filiera Italia.

Un vero e proprio “processo al Made in Italy”, dove si parla di frodi, denominazioni taroccate, concorrenza sleale e filiere da proteggere. E dove ogni intervento è un pezzo di lobby, un pezzo di sistema, un messaggio diretto al governo: fate presto, fate bene, fate sul serio. Il nodo? Le sanzioni per chi trucca le etichette, per chi spaccia estero per italiano. Ma anche i meccanismi di vigilanza, le risorse per i controlli, la tenuta del brand Italia nel mondo.

De Carlo regista silenzioso, il palcoscenico si prepara

A tirare i fili di tutto, ancora una volta, è De Carlo. Presidente della Commissione Industria e Agricoltura al Senato, tessitore paziente in un momento in cui ogni equilibrio è precario. Ha già proposto di rimandare alla ripresa di settembre la votazione del parere sul testo alimentare, da trasmettere alla Giustizia. Ma il tempo della pausa sarà anche quello delle riflessioni politiche. Perché le campagne elettorali non si annunciano: si cominciano a preparare a bassa voce, tra un’audizione e un comma.

E intanto, il Parlamento va in vacanza. Ma sotto la superficie, il cantiere è più aperto che mai.

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