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Torre dei Conti, crollo ai Fori: muore l’operaio salvato

- di: Jole Rosati
 
Torre dei Conti, crollo ai Fori: muore l’operaio salvato
Torre dei Conti, crollo ai Fori: muore l’operaio salvato
Undici ore sotto le macerie, poi la corsa in ospedale. Il cantiere viene sequestrato, si indaga per disastro colposo. Testimoni raccontano rumori nei giorni precedenti, mentre la città interroga il modello dei restauri e la sicurezza dei lavoratori.

Nel cuore dei Fori Imperiali, a pochi passi dal Colosseo, una porzione della Torre dei Conti è crollata durante i lavori di consolidamento e restauro. L’operaio rimasto intrappolato – estratto vivo in tarda serata dopo oltre undici ore di scavo millimetrico – è morto poco dopo l’arrivo al Policlinico. La notizia ha trasformato l’attesa in lutto e ha aperto una serie di interrogativi destinati a durare.

Che cosa è successo

Il cedimento è avvenuto in due fasi: il primo collasso in tarda mattinata, un secondo distacco più ampio durante le operazioni di soccorso, con una nube di polvere che ha inghiottito Largo Corrado Ricci. Quattro i lavoratori coinvolti: due con ferite lievi, uno in condizioni serie e il quarto, rimasto a lungo schiacciato dai detriti, soccorso senza sosta dai vigili del fuoco con autoscala, droni e puntellamenti in un contesto a rischio di nuovi crolli.

La vittima e la lunga attesa

Si chiamava Octay Stroici, aveva 66 anni. I soccorritori erano riusciti a raggiungerlo e a passargli ossigeno; la liberazione, arrivata in serata tra l’applauso strozzato dei presenti, è stata seguita dalla corsa in ambulanza. Il decesso in ospedale ha spezzato la sottile speranza tenuta viva per ore.

Voci e responsabilità

Il sindaco di Roma ha parlato di un “cedimento di uno sperone realizzato nel Novecento”, indicando una parte aggiunta nel corso del secolo scorso come possibile innesco. Poco prima del recupero definitivo, aveva anche riferito che il lavoratore “era vigile e con maschera d’ossigeno”. Dal Governo è arrivato il cordoglio: la presidente del Consiglio ha espresso “profonda apprensione” durante i soccorsi e vicinanza alla famiglia della vittima.

Il cantiere e le carte

L’area è stata sequestrata e la procura procede per disastro colposo. Gli inquirenti acquisiranno progetto, varianti, cronoprogramma e test strutturali preliminari, oltre ai piani di sicurezza. Gli operai e i tecnici presenti verranno ascoltati per ricostruire sequenza, rumori premonitori, vibrazioni e la gestione delle lavorazioni nei giorni precedenti.

Rumori prima del crollo

Nei dintorni qualcuno riferisce di scricchiolii e suoni anomali avvertiti nelle settimane precedenti: testimonianze che andranno verificate e incrociate con i registri di cantiere. In questo quadro, puntellamenti e monitoraggi dinamici diventano una chiave d’indagine per capire se i segnali fossero stati colti e come siano state pianificate le fasi più delicate.

Un gigante ferito della città

La Torre dei Conti, costruita all’inizio del XIII secolo e più volte ridimensionata dopo i terremoti tra Trecento e Seicento, è un simbolo del paesaggio archeologico romano. Da anni chiusa, era rientrata in un programma pluriennale di restauro e rifunzionalizzazione con fondi europei post-pandemia e obiettivo di riapertura entro metà del 2026.

Il tema sicurezza nei restauri

Il cantiere riapre il dibattito sulla sicurezza nei lavori su beni storici, dove ogni carotaggio, taglio o demolizione di superfetazioni richiede una coreografia di verifiche e sensori. Patrimonio e prevenzione non sono opposti: si tengono insieme con progettazioni conservative, fasi operative “a rischio calcolato”, addestramento e una catena di comando che sappia fermare tutto al primo segnale anomalo.

Le domande aperte

  • Quel secondo crollo era prevedibile? I puntellamenti erano adeguati al quadro lesivo?
  • I saggi strutturali e i rilievi dinamici avevano rilevato fragilità nelle aggiunte novecentesche?
  • La sequenza delle lavorazioni ha esposto la torre a vibrazioni o a perdita di stabilità locale?
  • Come verranno rimodulati tempi, costi e responsabilità del progetto di restauro?

Il dolore e la città

In queste ore Roma si fa piccola davanti al vuoto lasciato da un lavoratore che non c’è più. “Ai familiari va il nostro abbraccio”, è il messaggio che attraversa i palazzi e la piazza ferita. Resta il dovere della verità: per chi ha perso la vita, per chi l’ha rischiata portando soccorso, e per una città che affida a un cantiere non solo un monumento, ma la propria memoria.

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