Crisi: la ricetta britannica, 40 miliardi di sterline alle aziende energetiche

- di: Redazione
 
Il primo ministro britannico, Liz Truss, in carica da appena tre giorni, sta cercando di muoversi con velocità e concretezza per difendere il Paese e la sua economia da una crisi che si sta aggravando anche per quanto accade in Ucraina. Truss ha già annunciato un pacchetto (per un importo stimato di circa 100 miliardi di sterline, secondo i primi calcoli) di misure mirate ad alleviare i problemi delle famiglie, alle prese con una lievitazione impressionante dei prezzi energetici. Una delle più importanti, anche per la sua valenza politica, impegna la Banca d'Inghilterra a prestare alle società energetiche britanniche fino a 40 miliardi di sterline per far fronte all'aumento dei prezzi di mercato tra i timori di un'altra ondata di crolli delle società energetiche.

Gran Bretagna: 40 miliardi di sterline alle aziende energetiche

Truss ha voluto spiegare che il suo obiettivo è quello di volersi assicurare che le compagnie energetiche abbiano i soldi di cui hanno bisogno per acquistare energia in caso di aumento dei prezzi. Il fondo di salvataggio per le società energetiche è stato annunciato insieme alla sospensione del tetto massimo del prezzo dell'energia, che Truss ha sostituito con una "garanzia del prezzo dell'energia" per congelare le bollette energetiche delle famiglie per due anni. Il governo offrirà anche un "sostegno equivalente" per sei mesi alle imprese, la maggior parte delle quali non ha ricevuto alcun aiuto finanziario per affrontare la crisi energetica provocata dall'invasione russa dell'Ucraina.

Le società energetiche che chiederanno i finanziamenti e vi accederanno dovranno sottoscrivere quella che viene definita una "serie più ampia di condizioni". In proposito bisogna ricordare che nel periodo della pandemia, a fronte delle sovvenzioni statali, ad alcune società è stato vietato di pagare dividendi dopo aver ricevuto prestiti. La misura annunciata in pratica darà la possibilità ai fornitori di energia di acquistarne sul mercati all'ingrosso, consentendo loro di assicurarsi per proteggersi dagli aumenti dei prezzi. Una situazione di difficoltà che è comune anche ad altri Paesi, come Svezia e Finlandia, dove i governi sono intervenuti con misure simili a quelli britannici.

Dall'inizio della crisi energetica in Gran Bretagna sono crollati più di 30 fornitori energetici minori, spostando i clienti su aziende più grandi. Il timore è che, se anche le società più grandi andassero in crisi, il loro crollo costerebbe miliardi di sterline ai contribuenti. Il piano potrebbe diventare operativo nel giro di poche settimane, cosa che per qualche analista sarebbe negativa sollecitando un effetto immediato della misura. Oltre alle misure di sostegno nei prossimi mesi, Truss ha anche promesso di riscrivere le regole che disciplinano il modo in cui i clienti acquistano elettricità e gas, mettendo in qualche modo in dubbio il futuro dell'autorità di regolamentazione britannica, Ofgem.
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