Covid-19: ci mancavano solo i "furbetti del vaccino"

- di: Emanuela M. Muratov
 
Una delle cose di cui si sente parlare spesso, in questo periodo, riguarda l'esistenza, oltre a quello ufficiale, anche di un Paese reale, quello che scorre quotidianamente davanti ai nostri occhi e che spesso ci induce a girare lo sguardo altrove, per pudore o vergogna.
È, il Paese reale, quello dei profittatori; di chi - per la qualifica che ha - esercita il potere come se gli derivasse da Dio e soltanto da lui; dei "mariuoli" e dei grandi delinquenti. Ma da oggi nel Paese reale entrano, a pieno diritto, anche coloro che, pur non avendone titolo, riescono a farsi somministrare una dose di vaccino anti-Covid.

Un fenomeno che, al suo prima manifestarsi, ci ha fatto sorridere. Ma quel sorriso s'è tramutato in una smorfia non appena si è compresa l'ampiezza di quanto sta accadendo, mentre i contagi aumentano, i ricoveri riguardano sempre più persone, le unità intensive sono al collasso ed i morti sono sempre tanti.
Repubblica oggi pubblica alcuni dati che, di per sé, dovrebbero fare scattare immediatamente delle inchieste amministrative contestuali a quelle che, con ogni probabilità, avvierà l'autorità giudiziaria.

Dati che riguardano i numeri di coloro che sono stati vaccinati e che rientrano nelle categorie da tutelare (operatori sanitari e anziani, soprattutto quelle della Rsa), con accanto altri numeri elencati nella generica dizione ''personale non sanitario" talmente vaga da consentire a quelli che si ritengono furbi di farvi rientrare altri soggetti, che potremmo definire i "furbetti del vaccino".
Per comprendere l'ampiezza di questa storia basta riportare qualcuno dei numeri resi noti da Repubblica.

In Campania, su 68.138 vaccinati, gli anziani delle Rsa sono 1.262, mentre 10.583 erano gli appartenenti alla misteriosa catalogazione del ''personale non sanitario". E la Campania non è certo sola, perché in Calabria (sempre in piena emergenza) si è pensato di vaccinare, su un totale di 10.940 soggetti, 1.190 "non sanitari" e zero, dicasi "zero", anziani delle Rsa.
Ma forse il caso più clamoroso riguarda la virtuosa Emilia-Romagna dove, trascriviamo testualmente, "a fronte di 71.293 somministrazioni, 4.785 sono state dedicate alle Ra e 21.341, quattro vote di più, ad amministrativi, dipendenti, pulitori, impiegati".

Ora, è abbastanza chiaro che alcune caratteristiche dei vaccini della Pfizer ne impongono, dopo lo scongelamento, la somministrazione immediata pena la non più utilizzabilità del farmaco. Ma qui non sembrano esistano problematiche di conservazione, piuttosto di smaccata esibizione di cinica furbizia.
Una delle considerazioni che viene da fare è che, con questo schema di somministrazione dei vaccini, viene a cadere uno dei cardini della campagna, quello di tutelare gli anziani ed i soggetti con patologie che li mettono a rischio e chi è in prima fila nella lotta al virus. Considerato che i "non sanitari" sono persone in piena attività e che quindi svolgono essenzialmente lavori amministrativi o manuali, si presuppone che abbiano una età massima di 60/65 anni. Ovvero, per mano di chi si ritiene furbo, è stata (direi criminalmente) abbassata la soglia anagrafica dei soggetti da vaccinare, privilegiando altri che forse, per età, sono meno esposti.

E se questo è accaduto nella fase della distribuzione dei primi stock di vaccino, c'è da avere più di un semplice timore per quello che potrà accadere più avanti. Qualcosa che è più di un semplice segnale viene da alcune notarelle di cronaca con le quali si riferiscono che sono riusciti a strappare un vaccino docenti universitari, dirigenti amministrativi, collaboratori di studi e persino studenti.
Insomma, gli amici degli amici.

L'importante è riuscire a mettersi in relazione con qualcosa che riguardi la sanità ed il gioco è fatto.
Un gioco in cui a perdere la faccia siamo tutti, anche coloro che hanno vinto e che dovranno rispondere, semmai ce l'hanno, alla loro coscienza per avere scroccato un vaccino che forse avrebbe potuto evitare delle sofferenze se somministrato a chi ne ha veramente bisogno.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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