Covid-19, paradosso Cina: un milione di vaccini somministrati senza approvazione

- di: Emanuela M. Muratov
 
La Cina ha lanciato da settimane la sua campagna di vaccinazione, secondo l'annuncio dato dalla Commissione Sanitaria Nazionale (CNS) ma questa decisione rappresenta un paradosso perché le autorità cinesi non ha ancora approvato ufficialmente i vaccini, la cui somministrazione è già cominciata in modo massiccio.

La CNS ha annunciato che la campagna vaccinale si svolgerà in due fasi: questo inverno saranno immunizzati i gruppi di categorie più esposte al contagio; in primavera per l'intera popolazione.
Secondo quanto hanno riferito i media cinesi, il piano prevede di vaccinare 50 milioni di persone (appartenenti alle categorie ritenute maggiormente a rischio) entro il capodanno lunare, il 12 febbraio 2021. Le stime delle persone già vaccinate sono note: secondo Zheng Hongwei, responsabile di questa campagna per conto della CNS, più di un milione di persone "ad alto rischio" - dipendenti della Sanità, delle Dogane e che operano nel settore dei trasporti o alimentare - e tutti coloro che devono viaggiare all'estero per motivi di studio o per lavoro sono già stati vaccinati, senza che siano stati rilevati effetti collaterali gravi.

Ma questi tempi strettissimi sollevano interrogativi, perché, sebbene i vaccini cinesi siano stati tra i primi ad essere sviluppati, i laboratori Sinovac, Sinopharm e CanSino non hanno pubblicato alcuna informazione scientifica sulla loro efficacia dalla fase 2 dei test, che risale ormai a sei mesi fa. Le province cinesi hanno iniziato a ordinare in massa i vaccini e a registrare i candidati alla loro somministrazione.

Il Sichuan, nel sud-ovest del Paese, ad esempio, prevede di vaccinare due milioni di persone entro la fine del 2020, secondo un comunicato pubblicato sul social network Weibo. A Shanghai, alcune scuole hanno offerto un vaccino Sinopharm al proprio personale.

Diverse città nella provincia di Zhejiang, a sud di Shanghai, hanno già avviato il programma di vaccinazione. A metà ottobre, a Yiwu, città a 350 km a sud di Shanghai, centinaia di persone, provenienti da tutta la Cina, facevano la fila ogni giorno davanti al centro sanitario del distretto di Jiangdong, l'unico abilitato in tutta la Cina ad accettare candidati non residenti per la vaccinazione.
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