Confcommercio: "Quest'anno 240.000 imprese in meno per la pandemia"

- di: Daniele Minuti
 
L'Ufficio Studi Confcommercio ha elaborato i dati Movimprese Unioncamere per l'anno che si sta per chiudere, in modo da dare una stima sulla natalità e mortalità delle imprese nel commercio non alimentare e dei servizi in questo 2020. E come prevedibile, il bilancio è sanguinoso.

L'effetto combinato dell'emergenza sanitaria causata dalla pandemia e del conseguente crollo dei consumi (di circa il 10,8% rispetto all'anno precedente, per una perdita complessiva di 120 miliardi di euro) ha portato alla chiusura di più di 390.000 imprese del commercio non alimentare e dei servizi di mercato in questi 366 giorni.

A conti fatti, aggiungendo quindi il dato sulle nuove aperture che si assesta sulle 85.000 nuove imprese, la riduzione del tessuto produttivo nel settore analizzato ammonta a quasi 305.000 imprese portando un calo dell'11,3% rispetto al 2019.  E di esse, 240.000 hanno chiuso esclusivamente a causa della pandemia da Covid-19, prevedibilmente diventata il motivo principale per l'impennata di mortalità delle imprese rispetto all'anno passato, per via delle misure restrittive e dei blocchi forzati alle aperture.

La percentuale di chiusura rispetto all'anno precedente è quasi raddoppiato nel settore del commercio (si è passati dal 6,6% all'11,1%) e più che triplicato per quanto riguarda i servizi di mercato (si passa dal 5,7% al 17,3%).
Nella nota di Confcommercio viene spiegato che delle 240.000 attività scomparse per via della pandemia, 225.000 hanno chiuso per un eccesso di mortalità mentre il gruppo restante è scomparso per via del deficit di natalità. Il tutto porta a una riduzione del tessuto produttivo molto pesante per i servizi di mercato, ridotti del 13,8% rispetto al 2019, con un dato leggermente meno pesante in quello del commercio (-8,3%).

I settori più colpiti per il commercio sono quelli di abbigliamento e calzature (calo del 17,1%) oltre ad ambulanti e distributori di carburante (rispettivamente -11,8% e -10,1%), mentre per quanto riguarda i servizi il crollo più pesante è quello delle agenzie di viaggio (-21,7%), bar e ristoranti (-14,4%) e trasporti (-14,2%). Debacle anche per la filiera del tempo libero fra attività di intrattenimento, sport e arte che hanno visto la scomparsa di un'impresa su tre.

Il report di Confcommercio chiude con l'analisi sulla situazione dei lavoratori autonomi, titolari di Partita Iva senza organizzazione societaria: per essi viene calcolata la chiusura delle attività per 200.000 professionisti in ogni settore.
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