Morti sul lavoro: oggi piangiamo Luana, ma abbiamo dimenticato tutti gli altri

- di: Diego Minuti
 
La morte di una ragazza o di un ragazzo è qualcosa che colpisce sempre lasciando degli interrogativi, perché ci si chiede cosa avrebbe fatto nella vita se il suo destino fosse stato diverso. Lo stesso sta accadendo, in questi giorni, per Luana, la ventiduenne uccisa a Montemurlo da un macchinario tessile che l’ha ghermita, portandosela nel ventre e uccidendola. Ma non è di questo che vogliamo parlare, ma del fatto che oggi si legga su tutti i giornali e si veda e senta in tutte le trasmissioni di lei e di quel che è accaduto, che però è solo un capitolo del doloroso libro delle morti sul lavoro.

Oggi piangiamo Luana D’Orazio per quel che era, ma soprattutto perché, doloroso ammetterlo, è un personaggio spendibile da un punto di vista mediatico: perché era molto bella, era molto giovane, aveva una storia alle spalle (ragazza madre da quando era appena adolescente), lavorava per mantenere se stessa e il figlioletto. Il meglio, per dirla ipocritamente, per usarla come occasione di un articolo o di un servizio televisivo, mischiando, con pizzico di pragmatismo senza cuore, gli elementi fondanti di una vita appena conclusa e che non meritava quella fine. Ma nelle stesse ore, un altro lavoratore è morto, in circostanze abbastanza simili (un altro macchinario assassino che non gli ha lasciato scampo), ma di lui si parlerà poco o affatto per il semplice motivo che la sua esistenza era normale, non aveva niente da offrire alle bulimia del pubblico.

Al contrario di Luana di cui oggi, giustamente, la madre ricorda l’allegria, la joie de vivre, come dicono in Francia, l’amore per tutto ciò che è musica e danza. Poi, le sue fotografie, i suoi selfie che hanno immortalato un sorriso che non aveva bisogno di didascalie. Ma dell’uomo morto schiacciato a Busto Arsizio, Christian Martinelli, 49 anni, di domani non ci si ricorderà nemmeno il nome, se non quando si dovranno aggiornare le tristi statistiche degli incidenti sul lavoro. Il problema è che, alla fine, ci si abitua alla ordinarietà di qualcosa che si ripete e di cui si ha la percezione che continuerà, perché diversamente non può essere.

Ma di Luana continueremo a parlare perché era bella, giovane, allegra. Degli altri il ricordo si perderà perché, come direbbe il replicante Roy Batty, di ‘’Blade runner’’, altro non sono che lacrime nella pioggia.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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