Meloni: quando una parola ti allunga la vita (politica)

- di: Diego Minuti
 
Il mondo, tutto, vive spesso di parole, dette o non dette. I libri sono pieni di conferme di questo concetto abbastanza scontato, considerando che è la parola ad accompagnare i fatti e a spiegarli. Perciò bisogna sempre prestare la massima attenzione alle parole che si sentono o, guardando la cosa dalla prospettiva opposta, che non si sentono e sono egualmente, se non di più, importanti.
Prendiamo il caso della missione in Lombardia di Giorgia Meloni che, incontrando gli amministratori di Fratelli d'Italia, ha ribadito le sue posizioni, le sue convinzioni, i suoi punti fermi in quello che è l'attuale scenario politico del Paese.

Giorgia Meloni non tocca l'argomento sovranismo ma Fratelli d'Italia resta sulle sue posizioni

Nessuna dichiarazione stravolgente, nessun ribaltamento di linea, ma, a leggere le tante affermazioni fatte dal presidente di FdI davanti ad un uditorio plaudente ad un passo dall'innalzare osanna, è balzata evidente l'assenza della parola ''sovranismo'', in ogni sua declinazione o elaborazione politica. E invece, a fare capolino, è stato ben altro concetto, quello che si rifà ai principi del conservatorismo.

Si dirà che non pronunciare una parola non deve necessariamente significare che essa è stata cancellata dal lessico quotidiano di un partito. Certo, e guai a pensarlo, anche perché, verrebbe da dire, se hai davanti una patata puoi anche chiamarla tartufo, ma sempre patata resta. Ovvero, non basta l'elisione, in un solo discorso, del sovranismo e deli suoi temi per essere convinti che Fratelli d'Italia e la sua leader abbiamo cambiato il loro modo di pensare o di porsi. Sarebbe ben strano e, comunque, non coerente con la linea decisa da Giorgia Meloni che sta capitalizzando, in termini di consenso, il suo essere, sempre e comunque, all'opposizione, soprattutto se la Lega - suo avversario di campo - continua a sostenere l'esecutivo di Mario Draghi.

Però la non menzione del sovranismo come bussola politica a favore del parlare di conservatori qualche considerazione la motiva. Giorgia Meloni come politica non è nata certo ieri e, a dispetto della sua età, calca i palcoscenici ormai da qualche lustro. Quindi conosce benissimo le regole e sa perfettamente che la sua partita si gioca su più campi: quello italiano, ma anche quello europeo.
Quindi, affievolire la spinta sovranista per abbracciare un'altra conservatrice accrescerebbe i contorni del peso che ha in Italia fino a Bruxelles. Dove i sovranisti vengono malsopportati, mentre i conservatori vengono considerati giocatori come gli altri.

Ma, si diceva, una parola - detta o non detta - non cancella la sostanza delle cose, soprattutto quando riguarda un partito in crescita esponenziale in termini di voti (o intenzioni di voto, laddove ancora alle urne non si è andati) che per questo è maggiormente esposto agli attacchi degli avversari. Certo, le parole di Giorgia Meloni devono essere quasi sempre interpretate a seconda dei decibel con cui vengono pronunciate perché, quando parla alla folla, lei alza la voce cercando di coinvolgere chi l'ascolta nel suo mood, mentre, davanti ai microfoni, il tono si fa meno esagitato, più pacato, verrebbe da dire più dialogante in contrasto con il vocabolario dell'opposizione. Queste potrebbero essere semplici sensazioni, ma l'idea che sembra farsi strada è che, mai come oggi, Giorgia Meloni sia convinta della sfida che ha lanciato dentro il centrodestra e verso l'esterno e che, per portarla avanti, sia anche disposta a smussare qualche asprezza del suo vangelo politico. Certo, resta irrisolto il nodo della ''qualità'' negli uomini del suo partito e questo potrebbe non essere un problema di cui occuparsi solo una volta vinta la madre di tutte le battaglie politiche.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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