Quale logica nelle mosse della Lega di lotta e di Governo?

- di: Diego Minuti
 
Un tempo, quando in politica si parlava ancora di alternanza, si utilizzava spesso il termine ''bipolare'', che indicava una democrazia che verteva su due soggetti politici che potevano andare al potere se ottenevano, da soli o come coalizione, i voti necessari. Un esempio emblematico è quello di centrodestra e centrosinistra che, dall'arrivo sulla pista politica di Berlusconi, sono diventati in tempi diversi gli inquilini di palazzo Chigi. Il bipolarismo, in questo caso, è solo politico.

Poi c'è il disturbo bipolare che, in psichiatria, viene definito come oscillazioni dell'umore che determinano comportamenti talmente distanti che sembrano appartenere a due distinte personalità. Ecco, questo tipo di disturbo, che appartiene alla sfera emozionale del singolo, da qualche settimana è diventata la caratteristica della Lega che riesce nel miracoloso gesto d'equilibrio di essere insieme forza di Governo e di opposizione, dicendo, quando vota contro l'esecutivo, che esso è solidissimo godendo del suo appoggio incondizionato.

Un caso scolastico di distorsione della personalità che se caratterizzasse i comportamenti di altri partiti di Governo vedrebbero da parte della Lega una rivolta, con la gente in strada a chiedere le dimissioni del premier, per l'implosione della maggioranza. E invece, davanti a questo comportamento (ieri mattina ha ritirato gli emendamenti sul green pass, nel pomeriggio ha votato quelli dell'opposizione) la Lega, per bocca del suo segretario, piuttosto che spiegare, dice di averne parlato prima con Draghi, quasi che questo dia una patente di rispettabilità alla schizofrenia politica di cui il movimento si sta rendendo protagonista.
Una situazione che, però, se rende più debole il Governo (al cui interno è ormai rivolta contro Salvini), di contro e paradossalmente rafforza Draghi, che viene visto dalla gente - che poi è quella che va a votare - come il solo che può rabberciare la maggioranza, raccogliendone i cocci.

Il clima che Salvini ha creato è di quelli che in altri tempi si sarebbero risolti in una bella crisi di Governo e, forse anche in elezioni anticipate, dopo lo scioglimento delle Camere. Ma il Salvini di oggi da un lato dice di sostenere Draghi, dall'altro sembra lavorare per una fine anticipata della legislatura, magari mandandolo al Quirinale per contendere poi a Giorgia Meloni la leadership nel centrodestra e, quindi, la carica di presidente del Consiglio.

Ma la domanda che ci si dovrebbe porre è se Salvini, per come dice, ha il totale controllo della Lega oppure all'interno di quest'ultima le voci di dissenso ci sono, anche se al momento non escono dal perimetro del partito. Resta difficile da interpretare un partito che non sa più quale sia la linea politica e capire se a determinare le sorti della Lega sono coloro che, sul territorio, fanno legna tutto l'anno (i governatori di Lombardia, veneto e Friuli in testa) oppure personaggi che non hanno mai fatto veramente politica, che non conoscono la strada eppure sono sempre in tv a dire peste e corna del Governo.
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