Crisi: il Governo col fiato sospeso aspettando il voto al Senato

- di: Diego Minuti
 
Quello che accadrà oggi, in Senato, dove si discute della fiducia al Governo, resta ancora incerto e non potrebbe non esserlo, viste le premesse della crisi e le sue dinamiche una volta esplosa. Nessuno crede che la fiducia incassata alla Camera, con una maggioranza rassicurante per Conte, possa essere replicata con le stesse modalità a palazzo Madama. Diverse numericamente le forze in campo, con la coalizione di governo che rischia di non farcela, spianando così la strada ad un esecutivo di minoranza che sarebbe politicamente devastante, dal momento che si presterebbe ad imboscate ogni qual volta arrivasse in aula per discutere i suoi provvedimenti.
Un intero Paese, quindi, con il fiato sospeso in attesa di capire quale sarà la sua sorte.

Il discorso che ieri Conte ha fatto alla Camera non ha sorpreso perché, andando alla caccia del massimo consenso possibile, ha messo insieme tutto quello che c'era da promettere e lo ha promesso. Un ragionamento non nuovo, nella politica italiana, dal momento che mette l'uditorio nella posizione delicata di quelli che sentono cose che pure gli piacciono, ma non possono sostenerle per la linea dei rispettivi partiti.

Una tecnica di marketing applicata alle dinamiche parlamentari che è vecchissima e che, in un certo senso, aveva la sua massima espressione in quei politici che, sapendo di stuzzicare la curiosità di compagni di partito recalcitranti e di avversari, mettevano insieme argomenti più svariati, ma capaci di attirare attenzione. Cosa che lasciava libera la possibilità, se le proposte venivano cassate, di presentarsi all'opinione pubblica dicendo: "Io avevo promesso questo e quello e sono stati loro che mi hanno detto no".

Ieri, alla Camera, non è che lo spettacolo sia stato dei migliori, cioè degni di quella "alta politica" che gli italiani aspettano da troppo tempo. Ha preso la parola il circolo del più usurato parlamentarismo dove, come è giusto che sia, hanno avuto la facoltà di parlare tutti coloro che ritenevano di potere dare un contributo al dibattito. Ma si sono sentite cose che hanno stonato parecchio. C'è stato chi, come ha fatto, in un forbito intervento, un esponente leghista che, rivolto alla maggioranza, ha detto in senso metaforico ancorché greve, che una volta che il Governo scapperà dal Palazzo lo farà lasciando in eredità deiezioni umane nelle stanze del potere. E c'è stato anche chi si è scagliato contro il Governo e che, in passato, ha votato di tutto pur di non disturbare il conducente (Berlusconi).

Ma anche da chi fa parte della maggioranza non c'è stata grande coerenza, negando anche le evidenze (come la lentezza dell'azione di governo) e limitandosi ad incensare, talvolta in modo imbarazzante, Giuseppe Conte, di cui si sono tessute le lodi e solo quelle.
Comunque, quale che sia l'esito della votazione al Senato di oggi, e quindi il futuro del secondo Governo Conte, il futuro è abbastanza incerto per un Paese che, invece, vivendo la crisi della pandemia, vorrebbe vivere di sicurezze. Ed invece non c'è giorno che sia uno senza che arrivino cattive notizie per la nostra economia, così come dello stato della lotta al Covid-19.
Quindi, non resta che incrociare le dita e sperare.

Sperare che, quale che sia l'esito della crisi, il prossimo governo sia degno degli italiani: il Paese ha già dato e ora pretende rispetto. Sperare che non si assista più a scenette da avanspettacolo, con una sceneggiatura al limite del ridicolo (come quando una esponente di Italia Viva, che ha provocato la crisi di governo, ha accusato il Pd di non volere bene quelli che erano vecchi compagni di partito).
Sperare che si abbia la capacità di riavviare al massimo la campagna vaccinale, perché siamo stanchi di fare la conta di chi non c'è più.
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