Cambiamenti climatici: il nemico è già alle porte

- di: Diego Minuti
 
Le immagini di queste ore che ritraggono il disastro di Catania, sommersa dall'acqua, ci riportano, brutalmente, ad una realtà dei fatti che, in ordine ai cambiamenti climatici, in molti considerano invece un evento lontano e che, quindi, non merita grande attenzione. Una gravissima sottovalutazione, che ha spinto le Nazioni Unite, ripetutamente a lanciare degli allarmi, a chiedere ai governi di tutto il mondo di prendere piena consapevolezza che l'orologio che scandisce lo stravolgimento del clima del pianeta cammina ben più velocemente di quel che si pensa.

Il disastro a Catania è l'ennesimo allarme sui cambiamenti climatici

L'Onu ha fatto riferimento all'aumento del gas serra che si è registrato nonostante il fatto che, a cavallo tra il 2020 e quest'anno, per effetto della pandemia molte industrie si sono dapprima fermate e, quindi, hanno ripreso molto lentamente la loro attività, abbassando di conseguenza l'emissione di anidride carbonica.
Nemmeno questo ha contribuito a mettere un freno allo spandersi per l'aria di anidrite carbonica perché stanno prevalendo gli interessi economici, sul cui altare c'è spazio solo per le vittime. Il mondo sembra non accorgersi di quello sta sta accadendo e, soprattutto, di cosa siamo destinati a lasciare in eredità alle generazioni future, per le quali i cambiamenti climatici non saranno solo limitati a bombe d'acqua, a improvvisi nubifragi o a tifoni o uragani che si manifestano in regioni che mai li hanno visti.

Tra la desertificazione che avanza di molti metri all'anno e le carenze delle precipitazioni ''buone'', tra l'innalzamento del livello dei mari e lo scioglimento di quelle che un tempo erano le nevi perenni, il mondo che verrà sarà molto diverso da quello che viviamo oggi. E la responsabilità è solo nostra che, anche davanti allo sfacelo ambientale, ci limitiamo a piccole e insignificanti iniziative, quasi che il futuro della Terra interessi altri e non noi.

Ma non è così perché il cambiamento climatico è un nemico che sentiamo lontano, ma che ormai è alle porte.

Oggi è toccato a Catania, ieri è stata la volta di intere aree in altre parti d'Italia, a significare che non ci sono zone franche o a maggiore rischio e che, quindi, il pericolo è comune, generale. Conseguenza non solo di scelte ambientali sbagliate e che hanno minimizzato la considerazione del rischio, ma anche di politiche urbanistiche criminali, che hanno consentito di costruire laddove la natura aveva creato varchi perché le acque scendessero verso il mare e non tracimassero, come fanno oggi, strette come sono tra le colate di cemento che hanno trovato sul loro cammino e che non avrebbero mai dovuto esserci.

L'Italia, oggi più che mai, ha bisogno di un piano di messa in sicurezza del suo territorio e poco importa se le risorse che ci sono non possono coprire l'ammontare economico degli interventi. Non si può sentir dire che non si fa perché non ci solo i soldi, che forse oggi sono l'ultimo dei problemi. Bisogna trovare una intesa che veda tutti i soggetti (a cominciare dalla politica) determinati a cambiare il canone sin qui seguito.

Il mondo sta prendendo coscienza del problema, ma molto lentamente. Come il caso dell'Australia che si è data il 2050 come termine per affrancarsi dal carbone. Un'assicella temporale che è troppo in là, considerando che lo Stato-Continente è il maggiore produttore di carbone, quel carbone che alimenta le fabbriche cinesi.

Sarebbe facile dire che facciamo i moralisti sulla pelle degli altri, ma i segnali di una presa di coscienza non trovano corrispondenza nell'adozione di piani che non abbiano tempi biblici. Chi ha ancora dubbi, dia un'occhiata alle rilevazioni sull'avanzamento dei deserti, al progressivo impoverimento delle barriere naturali a protezione delle coste (dalle barriere coralline alle foreste di mangrovia).

Pochi istanti bastano per capire che il tempo ormai è quasi scaduto, come l'ultimatum che questo derelitto pianeta sta subendo dalla follia di chi volge lo sguardo altrove, pensando solo al presente.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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