Congresso di Forza Italia, Enrico Pianetta: "Grande momento di stabilità democratica del partito"

- di: Barbara Leone
 

Sarà il terzo Congresso nazionale di Forza Italia, quello che si tiene fra oggi e domani al Palazzo dei Congressi di Roma. Ma sarà il primo senza Silvio Berlusconi. Una due giorni dal forte potere emotivo e simbolico, durante la quale verranno disegnati i nuovi organigrammi e che rappresenterà un momento di confronto e scrittura dell’agenda politica e programmatica anche in vista delle Europee. Su tutto una certezza: l’incoronazione ufficiale di Antonio Tajani quale Segretario del partito fondato esattamente trent’anni fa dal Cavaliere. Fondazione di cui fu testimone attivo Enrico Pianetta, più volte parlamentare che attualmente fa parte del Consiglio Nazionale di Forza Italia oltre ad essere Coordinatore Nazionale dei seniores del partito. Con lui, alla vigilia di quest’importante appuntamento, abbiamo fatto il punto della situazione su ciò che è, è stato e sarà Forza Italia.

Enrico Pianetta, cosa resta oggi del partito fondato trent’anni fa e che stravolse il panorama politico nazionale dopo il terremoto di Mani pulite?

“Innanzitutto diciamo che Berlusconi fu un grande innovatore allora perché i partiti si erano logorati. E del resto se la democrazia non ha un'alternanza tra opposizione e chi sta al Governo e per cinquant’anni non c'è stata alternanza, è chiaro che c'era stato un logoramento. I partiti erano entrati in crisi, lo stesso discorso di Bettino Craxi alla Camera lo aveva testimoniato. E quindi i partiti erano anche diventati invisi alla ai cittadini e Berlusconi capì questa cosa e cambiò completamente le modalità. Fu un grande innovatore per quanto riguardava appunto l'innovazione della politica, della campagna elettorale. E però al tempo stesso Forza Italia fu il partito che mantenne ben chiari e ben precisi i grandi princìpi e i grandi valori dell'Occidente: la libertà, la democrazia, la giustizia e quant'altro. E poi questi valori si rafforzarono quando qualche anno dopo Forza Italia entrò nel Partito popolare europeo. E quindi da questo punto di vista fu un grande innovatore, tra l'altro capì per primo forse che la nuova legge elettorale, il Mattarellum, doveva per forza determinare delle coalizioni. E lì inventò il centrodestra con la famosa Forza Italia che era alleata al nord con la Lega e con Forza Italia che era alleata al centro sud con Alleanza nazionale. Quindi questo è come dire che Berlusconi fu l'inventore del centrodestra, e conseguentemente poi dell'alternanza. Questo è il lascito dal punto di vista politico. E’ questo l'elemento politico centrale che ha cambiato la politica di questo Paese. E del resto Forza Italia è il detentore di quelli che erano i grandi valori politici che nella Prima Repubblica erano rappresentati dal pentapartito, quindi la Democrazia Cristiana, il Partito repubblicano, quello liberale, socialista e socialdemocratico. Quindi questo è un po’ il caposaldo che ancora oggi è rappresentato da Forza Italia nella nello scenario politico”.

Qual è stata la forza e quali i limiti del partito fondato da Berlusconi?

“Limiti e forza secondo me si identificano. Nel senso che io il limite lo vedo nella forza di un di un grande personaggio che si identificava col partito, e che aveva in sé la grande lungimiranza delle visioni della politica nazionale e anche internazionale. Credo che questo sia un po’ l'elemento centrale, perché evidentemente rappresentava un po’ un unicum in fondo. Poi è chiaro che questo fatto ha generato anche in altri partiti il concetto e la modalità della leadership. Perché oggi i partiti si identificano molto con il leader. Ecco la Democrazia Cristiana di fatto non aveva leader. Aveva dei cavalli di razza, ma non aveva un leader unico. Mentre oggi quasi tutti i partiti si identificano con il leader. E questa se vogliamo è la forza e la debolezza. Perché quando il leader in qualche modo ha dei momenti di difficoltà, è chiaro che lo stesso partito ne subisce le conseguenze. Però Forza Italia è riuscita ugualmente, anche dopo la dipartita del Presidente Berlusconi, a mantenere la forza di partito perché Tajani ha subito innescato una politica che è partita dai congressi per approdare ora al Congresso nazionale. C'è stato un grande allargamento della rappresentanza all'interno del partito, sia per quanto riguarda il Consiglio nazionale sia per quanto riguarda l'allargamento della Segreteria del partito, che è diventato un organo importante di discussione e di individuazione della linea politica e conseguentemente. Questo è senz'altro un grande momento di stabilità di Forza Italia, una stabilità democratica una stabilità che consente agli iscritti, che tra l'altro sono aumentati enormemente proprio in ragione di questa di questa modalità, e consente a Forza Italia di sviluppare delle iniziative che partono dal basso. E che riescono a far compartecipare tanta gente alla politica del partito. Quindi di fatto quella che sembrava essere una debolezza di fatto, proprio per le caratteristiche che poi sono state anche volute dal Presidente nell'individuare Tajani come continuatore, ecco sono diventati e stanno diventando una forza che tutto sommato poi va a coinvolgere, e secondo me anche a creare, delle ulteriori condizioni nell'ambito dell'intera politica italiana”.

Ma con la sua scomparsa cosa è cambiato all'interno del partito?

“Beh, innanzitutto Berlusconi era un visionario. Uno che  aveva delle grandi idee. Basti pensare non so a quello che lui voleva a livello di politica internazionale, Pratica di Mare per dirne una. Forse la sua visione è quello che manca oggi, e infatti siamo in grande difficoltà. Perché le sue idee erano idee molto pragmatiche per arrivare a condizioni di pace e quant'altro. Ecco Pratica di Mare secondo me è l'esempio emblematico di quello che doveva essere e di quello che può essere la politica internazionale. Oppure pensiamo a tutto ciò che rappresenta il 25 aprile: lui l'aveva già superato con il discorso di Onna. Era arrivato a una rappacificazione del Paese dopo una guerra civile, dopo i contrasti e quant'altro. O pensiamo alla stessa visione, di cui sono stato relatore, dell'accordo tra Italia e Libia. Quel Trattato di amicizia era veramente una grande visione dei rapporti tra e l'Italia e le sponde del Mediterraneo sud. Oppure un'altra cosa, e questo mi sta molto a cuore perché sono responsabile dei senior di Forza Italia: l'idea di fare in modo che ci fosse un Ministero per la terza età. oggi. Oggi l’Italia è caratterizzata da circa un quarto di ultra sessantacinquenni con i problemi sociali, le pensioni e quant'altro. E quindi c'è la necessità di avere un coordinamento generale della politica nei confronti di questa grande fascia di popolazione che viene vista quasi come inutile dal punto di vista culturale perché non è più produttiva. Ecco queste visioni, che tra l’altro saranno oggetto di discussione perché sono obiettivi che dovranno essere raggiunti nel tempo perché non sono stati ancora conseguiti, bene questi visioni sono il grande patrimonio che ci ha lasciato ed è ciò che deve essere sviluppato dai dirigenti di Forza Italia. E il Congresso è il primo passo il primo passo verso questa direzione, verso questa impostazione della politica. Perché vede, io penso che la politica non può essere un insieme di bisogni. No. Deve essere una visione della vita della società e del mondo basato sui grandi princìpi. che poi devono essere declinati operativamente. E questo è il lascito e la grandezza di Forza Italia secondo me in questo momento”.

Nel futuro pensa che la famiglia Berlusconi manterrà un rapporto simbiotico col partito o allenterà i suoi legami, soprattutto di natura economica?

“La risposta a questa domanda molto interessante è stata data da Gianni Letta in occasione della celebrazione dei trent'anni di vita di Forza Italia. Perché Gianni Letta, che tra l'altro parlava prima per la prima volta in un'assise di Forza Italia dopo così tanti anni, ecco lui ha confermato la volontà e il desiderio della famiglia di mantenere un rapporto molto costruttivo con Forza Italia. Del resto Forza Italia è stata una delle grandi creature del Presidente, dopo Mediaset, dopo il Milan, dopo l'edilizia. E quindi credo che sia stato proprio anche un desiderio, un lascito del Presidente ai suoi familiari quello di mantenere questo rapporto vivo, anche se ormai le possibilità economiche in ragione delle leggi del finanziamento sono limitate come apporto economico. Però la garanzia rimane, e quindi questo è senz'altro un elemento di grande di grande valore, che permette a Forza Italia di avere una un futuro molto importante nell'economia politica di questo Paese. Io sono arrivato ormai alla fine di questa mia questa mia esperienza politica dopo trent’anno anni, però ripeto vedo ancora una grande capacità proprio in ragione di queste di queste volontà. Lo dico tra parentesi: io ho incontrato il Presidente proprio pochi giorni prima della sua morte, e mi raccontava la sua volontà, la sua determinazione, il suo impegno a volersi candidare alle prossime elezioni Europee perché appunto credeva molto in Forza Italia e credeva molto in quella che doveva essere la funzione di Forza Italia nell'ambito dell'Europa in cui lui credeva moltissimo. In quelle parole c'era questo suo lascito, anche se in quel momento ovviamente non potevo prevedere che sarebbe stato tale, e tutta la sua volontà di continuare. Del resto mi ripeteva il suo slogan. forse l'ultimo slogan della sua della sua vita politica. E cioè quello che chi crede lotta, chi crede supera ogni ostacolo e poi alla fine chi crede riesce a far vincere le proprie idee. E questo è un grande insegnamento, al di là di ciò che alcuni detrattori possono interpretare. Perché è stato un grande lascito di volontà, di determinazione. Di credere nella vita, insomma”.

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