Confartigianato Studi, l'economia italiana dinanzi alle sfide geopolitiche: frenata autunnale e fase congiunturale complessa

- di: Barbara Bizzarri
 
Le imprese italiane operano in un contesto internazionale segnato da elevata fragilità e instabilità, aggravato dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente. L’autunno 2024 si caratterizza per un indebolimento della crescita economica, che rischia di spezzare il ritmo positivo degli ultimi anni. Dal 2021 al 2024, infatti, l’Italia ha registrato una performance superiore a quella di Francia e Germania sia in termini di crescita del PIL sia di occupazione, nonostante shock energetici, una stretta monetaria senza precedenti nell’era dell’euro, una contrazione del commercio globale e le incertezze derivanti da nuovi focolai di crisi.
Secondo il 19° Rapporto annuale di Confartigianato, intitolato "Italia, la grande officina delle piccole imprese", la ripresa del commercio internazionale è frenata non solo dall’instabilità geopolitica, ma anche dal crescente ricorso ai dazi. Questo clima globale sta penalizzando particolarmente settori come moda e meccanica, riducendo la produzione manifatturiera. L’incertezza ha un impatto significativo sugli investimenti aziendali, con un calo della fiducia delle imprese, che ad ottobre ha raggiunto il livello più basso dall’aprile 2021.

Confartigianato Studi, l'economia italiana dinanzi alle sfide geopolitiche

Anche il settore edilizio mostra segni di rallentamento. Dopo un lungo ciclo espansivo, le previsioni della Commissione Europea indicano una contrazione degli investimenti in costruzioni del 3,8% per il 2025. Durante l’estate del 2024, tuttavia, l’indice della produzione edilizia ha mostrato una lieve crescita trimestrale dello 0,3%. Tuttavia, le nuove misure sulle detrazioni fiscali previste nel disegno di legge di bilancio frenano le ristrutturazioni, allontanando l’Italia dagli obiettivi ambiziosi della direttiva europea sugli edifici verdi.

Il quadro dei consumi riflette dinamiche divergenti: mentre la spesa per beni e le vendite al dettaglio sono in calo, la spesa per servizi rimane stabile. Nel secondo trimestre del 2024, i consumi delle famiglie sono cresciuti dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, trainati da un aumento dell’1,1% nella spesa per servizi. Tuttavia, la spesa per beni è diminuita dello 0,3%. Nei primi nove mesi dell’anno, il volume delle vendite al dettaglio è sceso dello 0,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. Anche il turismo segna il passo: tra gennaio e settembre 2024, le presenze turistiche sono rimaste stabili, con una crescita delle presenze straniere che ha compensato il calo di quelle italiane.

A sostenere la domanda interna è il mercato del lavoro, che a settembre 2024 ha registrato un incremento di 301.000 occupati su base annua (+1,3%). L’aumento è trainato dai lavoratori dipendenti permanenti (+331.000, +2,1%). Tuttavia, su base mensile si osserva un calo degli occupati, dopo tre mesi di crescita consecutiva. Rimane elevata la carenza di manodopera qualificata: a novembre 2024, il 47,9% delle figure richieste dalle imprese è risultato difficile da reperire, con percentuali che salgono al 60,1% per operai specializzati e conduttori di macchine.

Le politiche fiscali e monetarie rappresentano un ulteriore nodo per le imprese. Il Piano strutturale di bilancio per il periodo 2025-2029 mira a contenere il deficit e limitare la crescita della spesa primaria netta all’1,5% annuo, seguendo le linee guida del riformato Patto di Stabilità e Crescita. Questo vincolo potrebbe ridurre la spesa pubblica per investimenti e interventi economici, anche a causa dell’aumento delle uscite per previdenza, sanità e lavoro pubblico. A ciò si aggiunge la stretta monetaria della BCE, che ha pesato particolarmente sulle imprese italiane: a settembre 2024 il costo del credito è aumentato di 337 punti base rispetto a giugno 2022, superando di 40 punti l’incremento medio dell’Eurozona. I prestiti alle imprese sono diminuiti del 2,4% e gli investimenti aziendali hanno registrato un calo del 2,3% nel secondo trimestre 2024 rispetto all’anno precedente. Sebbene la BCE abbia avviato un allentamento delle condizioni monetarie, la portata di tale intervento resta incerta e subordinata all’evoluzione della congiuntura.

Sul fronte energetico, i prezzi di elettricità e gas rimangono nettamente superiori ai livelli pre-crisi del 2021, con il conflitto in Medio Oriente che alimenta la volatilità delle materie prime. Questa dinamica penalizza ulteriormente la competitività delle imprese italiane, già messe alla prova da oneri finanziari più alti rispetto ai principali competitor europei.
Anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza evidenzia ritardi significativi. A ottobre 2024, la spesa complessivamente sostenuta ammontava a 53,5 miliardi di euro, pari al 27,5% delle risorse totali previste. Tali ritardi rischiano di compromettere una spinta fiscale espansiva necessaria per sostenere la doppia transizione digitale e verde, nonché la resilienza del sistema economico.
L’Italia affronta quindi un periodo cruciale, in cui l’elevata incertezza geopolitica, la pressione sui conti pubblici e il contesto finanziario sfidante richiedono interventi coordinati e tempestivi per preservare i progressi economici conseguiti e rafforzare una crescita sostenibile.

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