Confartigianato Studi, divario ai massimi storici per le piccole imprese: elettricità più cara del 60% rispetto a Eurozona, gas a +47,8%

- di: Barbara Bizzarri
 

La crisi energetica, associata ad una dinamica divergente dei prezzi dell’energia e una frammentazione degli interventi di politica fiscale in Europa hanno aperto una voragine di competitività per le imprese italiane, protagoniste della seconda economia della manifattura europea, con esportazioni che nel 2023 (ultimi dodici mesi a febbraio) valgono 636,2 miliardi di euro, quasi un terzo (32,7%) del Pil: questo il grido di allarme di Confartigianato Studi che, a proposito dello  spread dei prezzi di elettricità e gas per le MPI, sottolinea che le imprese manifatturiere sono state pesantemente colpite dalla crisi energetica, nell’8,8% dei casi con una riduzione o sospensione dell’attività, mentre il 70,3% delle imprese indica i rincari energetici tra le criticità del primo semestre del 2023.

Confartigianato Studi, divario ai massimi storici per le piccole imprese

Gli aumenti di prezzo dell’energia hanno registrato ritmi differenziati tra i Paesi europei, con maggiori accentuazioni proprio per l’Italia, compromettendo la competitività delle imprese. L’analisi dei dati Eurostat evidenzia che nella seconda metà del 2022, nella quale si è manifestata la maggiore pressione sui prezzi energetici, in Italia i prezzi di riferimento per le micro e piccole imprese, relative a consumi di energia elettrica fino a 2000 MWh all’anno, superano del 60,0% la media dell’Eurozona. Il divario si colloca sui massimi da inizio della serie (2007), superando il precedente picco del 29,7% registrato dieci anni prima (secondo semestre 2012). Per il prezzo del gas il divario rimane molto ampio e per i consumi fino a 100mila GJ il gap nel secondo semestre 2022 arriva al 47,8%, mentre era praticamente azzerato nella prima metà del 2021.

La relazione non manca di rilevare la frammentazione interventi pubblici, ponendo all’attenzione il confronto Italia-Germania. Sulla concorrenza del sistema manifatturiero europeo, infatti, pesa la frammentazione delle politiche contro il caro energia: secondo l’ultimo confronto condotto da Bruegel, gli interventi per contrastare il caro energia sono pari al 5,2% del Pil in Italia, ben 2,2 punti inferiori al 7,4% della Germania. A tal proposito va ricordato che il costo dell’energia elettrica per una micro e piccola impresa in Italia è del 60,0% superiore a quello pagato in Germania mentre per il gas il divario con i concorrenti tedeschi sale addirittura all’86,6%. Il mancato coordinamento negli interventi fiscali e la carenza negli strumenti europei comuni hanno gravemente penalizzato la produzione del made in Italy.

Appare ancora incerto che la riduzione in corso dei prezzi dell’energia garantisca un rientro dello spread, con il rischio che la crisi energetica lasci in eredità una perdita strutturale di competitività del sistema manifatturiero italiano, che risulta essere in frenata: i maggiori costi energetici rallentano la produzione manifatturiera, dopo che nella ripresa post pandemia e prima della crisi energetica (2019-2021) aveva registrato in Itala una performance migliore dei competitor europei. A marzo 2023 si registra la terza flessione consecutiva dell’indice destagionalizzato della produzione industriale. Nel complesso del primo trimestre del 2023 la produzione manifatturiera in Italia scende dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti e rimane in territorio negativo (-0,2%) anche in termini tendenziali. Al contrario, la produzione nel primo trimestre 2023 sale del 2,1% su base annua in Spagna, dell’1,7% in Germania e dello 0,7% in Francia, con un aumento medio dell’1,5% nell’Ue a 27.

L’andamento negativo della manifattura di inizio 2023 segue un 2022 in cui l’attività manifatturiera in Italia era salita (+0,8%), ma con una maggiore debolezza rispetto all’Ue a 27 (+3,8%). Prima dello scoppio della crisi energetica, invece, la manifattura italiana aveva recuperato pressoché completamente (-0,3%) i livelli pre-pandemia del 2019 mentre si registravano ritardi, anche pesanti, per Spagna (-3,0%), Germania (-5,5%) e Francia (-6,3%).

Il calo della produzione nel primo quarto del 2023 rimane meno accentuato rispetto a quello del consumo di energia delle imprese, confermando la tendenza di una maggiore efficienza energetica del sistema manifatturiero italiano. Nel primo trimestre del 2023 i consumi industriali di energia elettrica si riducono del 5,2% su base annua mentre quelli di gas scendono del 12,9%.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli