Competence Center CIM4.0: un triennio di successi per supportare la transizione tecnologica delle imprese

- di: Redazione
 
Le ragioni del successo del Competence Center CIM4.0, uno degli otto Centri di Competenza nazionale per supportare il trasferimento tecnologico delle imprese di ogni dimensione, la necessità di creare un ecosistema italiano di eccellenza in cui le aziende possano operare e investire rilanciando la cosiddetta produttività multifattoriale, la proposta della nascita di una federazione nazionale che unisca centri di ricerca applicata e di trasferimento tecnologico, la sfida degli European Digital Innovation HUB, il roadshow nazionale, la mobilità sostenibile. Questo ed altro nell’intervista all’Ing. Enrico Pisino, CEO del Competence Industry Manufacturing 4.0 (CIM4.0). Una sorta di Manifesto per una transizione digitale e green efficace che rilanci la competitività del sistema Italia.

Competence Center CIM4.0: intervista al CEO, Enrico Pisino

Il Competence Center CIM4.0 è uno degli otto Centri di Competenza nazionale, promossi dal Ministero dello Sviluppo Economico (oggi Ministero delle Imprese e del Made in Italy). Quale il bilancio a tre anni dalla nascita di CIM4.0?
Il bilancio è positivo, siamo riusciti a realizzare un ‘piccolo miracolo italiano’, come lo definì un anno fa circa l’allora Ministro MISE, Giancarlo Giorgetti, in visita alle nostre strutture. Rispettare tutti i KPI del progetto, dai tempi di attuazione allo sviluppo delle due linee pilota; dalla definizione di un’offerta formativa coerente ai fabbisogni delle PMI, alla realizzazione di tre edizioni della CIM4.0 Academy, unica realtà italiana capace di preparare e mettere a disposizione delle imprese italiane per la loro transizione digitale e green oltre 70 nuovi Industry4.0 Innovation Leader, certificati dalla Scuola Master e Formazione Permanente del Politecnico di Torino, vuol dire essere riusciti, partendo da un foglio bianco, e con in mezzo il periodo pandemico, a mettere a terra tutti gli obiettivi richiesti dal Governo. Il merito va equamente diviso con i nostri soci fondatori, Università, Politecnico di Torino e 22 tra i più importanti player industriali che oggi operano a livello nazionale e internazionale; con gli activity partner che in questi anni si sono uniti; con il team operativo del nostro competence center ed il team tecnico del MISE con cui abbiamo lavorato in sintonia e che ci ha sempre supportato in modalità costruttiva. In tre anni il CIM4.0 con circa 23 milioni di euro (7 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero, 16 milioni tra cash e contributi ‘in Kind’ messi a disposizione dai nostri soci) ha sviluppato un centro nazionale ad alta specializzazione con due linee pilota uniche nel panorama italiano: una dedicata alla manifattura additiva (stampa 3D evoluta) e l’altra alle tecnologie digitali abilitanti la manifattura 4.0. Sono migliaia le aziende, di cui circa il 70% Pmi, che si sono avvicinate al nostro competence center, mentre in centinaia hanno già usufruito dei nostri servizi. All’interno del nostro centro le aziende possono toccare con mano tecnologie che vanno dalla manifattura additiva all’Iot; dalla realtà aumentata alla guida autonoma, dalla cobotica all’AI; essere supportate nei loro processi di trasferimento tecnologico; testare prodotti o servizi prima di essere immessi sul mercato; usufruire di moduli formativi personalizzati per l’aggiornamento delle competenze del loro capitale umano. In sostanza ottenere una consulenza a 360° per comprendere come aumentare la propria competitività utilizzando il meglio del 4.0 oggi disponibile adattato alle proprie specifiche esigenze.

Lei ha affermato che “il 2023 si preannuncia un anno decisivo per la concretizzazione delle iniziative legate al PNRR e per il rilancio delle imprese manifatturiere: perché sia così però, è necessario puntare sulla realizzazione di un ecosistema nazionale di eccellenza in cui le aziende potranno operare e investire”…
Le imprese manifatturiere sono un traino fondamentale nello sviluppo economico del nostro Paese anche dal punto di vista occupazionale. Oggi si parla molto di ‘economia della conoscenza’ ed è indubbio che tanto le imprese appartenenti alla cosiddetta “old economy” - cito l’automotive come esempio, - quanto quelle operanti nella ‘new economy’ - penso al data science - devono trovare le migliori condizioni per investire e contribuire così a mantenere alta la competitività del nostro sistema produttivo in funzione di un mercato globale sempre più dinamico. È necessario quindi favorire lo sviluppo tecnologico e digitale di settori da sempre centrali per il nostro sistema economico e industriale, mi riferisco ad esempio alla mobilità sostenibile e all’aerospazio, sviluppando quell’ecosistema ‘World Class’ fondamentale per supportare le nostre imprese e attrarre al tempo stesso investimenti nel nostro territorio da parte di altre aziende a patto che trovino condizioni favorevoli soprattutto in termini di vocazione innovativa oltre che di velocità attuativa. L’Italia ha tutte le carte in regola per essere attrattiva, sia considerando la competizione europea sia considerando la competizione globale. Il PNRR ci sta offrendo quest’opportunità e dovremmo sfruttarla affinché, più che i KPI dei singoli progetti, sia garantito lo sviluppo di tale ecosistema, che per definizione dovrà essere attivamente partecipato non solo dalle accademie ma in egual misura anche dalle imprese private.

Collegandoci alla domanda precedente, ha proposto la nascita di una federazione nazionale che unisca centri di ricerca applicata e di trasferimento tecnologico, sulla scorta degli esempi esistenti in Germania, Francia e Regno Unito. Crede che la sua proposta possa realisticamente essere accolta?
La proposta di fatto suggerisce una buona pratica dei Paesi leader in Europa - Germania, Francia e anche Regno Unito. Certamente occorre un cambio di passo da un punto di vista di cultura industriale, ripensando ai modelli di business e puntando sempre alla qualità dei risultati che caratterizza il Made In Italy. Oggi non paga più ragionare secondo l’idea del ‘il piccolo e bello’ guardando ad esempio all’ecosistema delle Pmi, serve un nuovo paradigma ovvero ‘il piccolo e insieme o integrato’. Ci sono segnali importanti della volontà di procedere in questa direzione sia da parte delle università sia dalle imprese. Mi aspetto pertanto che sia il MIMIT a facilitarne l’implementazione già nel corso del 2023.

C’è anche la sfida degli European Digital Innovation HUB. L’Europa ha selezionato per l’Italia tredici progetti che saranno finanziati e tutti legati al trasferimento tecnologico delle PMI con una forte connessione territoriale. Ce ne può parlare?
In generale l’Italia dovrà operare con le sue Università e le sue Imprese per sfruttare tutte le opportunità di finanziamento che l’Europa propone e proporrà con il nuovo Programma di Ricerca e Innovazione. In questa direzione si è lavorato per entrare a far parte di quel network di HUB (appunto European Digital Innovation Hub) che supporterà le Pmi ad implementare, sfruttandone il potenziale, le ‘core technologies’ del digitale. Come CIM4.0 a livello territoriale, in linea con quanto richiesto e suggerito del bando europeo, abbiamo coordinato il progetto EXPAND acronimo di Extended Piedmont and Aosta valley Network for Digitalization, focalizzato a supportare, in Piemonte e Valle d’Aosta, le piccole e medie imprese all’interno degli ecosistemi industriali della manifattura in primis e della pubblica amministrazione sui temi della Intelligenza Artificiale e della Sicurezza Informatica. I partner di questo progetto, premiato dall’Europa, oltre al nostro Competence Center sono: CSI Piemonte, Camera di commercio di Torino, DIH Piemonte, API Torino, Torino Wireless, Polo Innovazione Mesap, Intesa Sanpaolo e Fondazione Links. Abbiamo sviluppato la proposta in modalità open e con una strategia di collaborazione sistemica, come si dovrebbe operare per lo sviluppo della Federazione dei Centri per il Trasferimento tecnologico di cui parlavamo prima.

Nell’ottica di una politica di connessione tra distretti industriali e territori, il CIM4.0 è stato il primo Competence Center a partire con un roadshow nazionale, incontrando le imprese dei territori e cercando di capire quali bisogni e quindi quali supporti dare alle imprese. Quale il programma del roadshow?
Abbiamo pensato a questa iniziativa con un duplice obiettivo: avvicinare i territori ai nostri servizi e avviare quella collaborazione con i poli d’innovazione ed i centri di trasferimento tecnologico regionali e i Digital Innovation Hub territoriali, indispensabile per rendere efficace la nostra azione di supporto alle Imprese. Siamo partiti dall’Abruzzo, un importante ecosistema industriale dove abbiamo interloquito con Associazioni Datoriali, Istituzioni Regionali, Poli d’Innovazione ed Ecosistemi industriali dell’Automotive (Stellantis), del Motorcycle (Honda), e molte PMI. Si tratta di un’azione perfettamente coerente con quello che oggi il MIMIT chiede a tutti i Competence Center Nazionali, ossia di sviluppare reti di connessione tra distretti industriali e territoriali. Proprio su queste basi è nato il CIM4.0 Roadshow: un tour iniziato in Abruzzo a fine 2022 e ripartito ad inizio 2023 dalla Puglia, in particolare da Bari. La seconda tappa, organizzata in collaborazione con Confindustria Puglia, CETMA DIHSME e il Centro di Competenza Meditech 4.0, con il patrocinio della Regione Puglia, ha visto il coinvolgimento e l’interlocuzione con oltre 40 imprese imprese del territorio pugliese. Contiamo, grazie a questi eventi, di toccare nel corso dell’anno tutti gli ecosistemi industriali del Paese contribuendo così a favorire la collaborazione auspicata e a incrementare il nostro impatto sul territorio nazionale.

Cosa serve oggi ai Competence Center come supporto da parte del Governo per promuovere al massimo grado una cultura competitiva verso le imprese mettendo al centro transizione digitale e green?
Occorre dare continuità all’azione e scalare la capacità di impatto della rete dei Competence Center. Continuità in quanto le innovazioni corrono molto velocemente e quindi l’offerta dei nostri centri di competenza deve essere aggiornata di continuo, sia relativamente ai servizi di formazione sia ai servizi di supporto a progetti di ricerca e innovazione, compresa la fase del ‘testing before invest’ fondamentale per le PMI oggi in ritardo sul fronte della transizione digitale e quindi non in grado di centrare l’eccellenza necessaria a competere in contesti internazionali. Occorre poi garantire o semplificare l’accesso alle nuove tecnologie a tutte le imprese del territorio nazionale e questo significa incrementare l’ammontare delle risorse con cui sostenere la domanda delle imprese stesse. La fame di innovazione delle PMI oggi non è coperta dalle risorse individuate. Il ruolo dei Competence Center può facilitare la gestione di queste risorse e garantire un sostegno integrato alle PMI che hanno bisogno di formazione, servizi di maturità tecnologica e di investimenti mirati e coerenti con la transizione green e direi con la sostenibilità a 360 gradi.

Avete competenze specifiche anche in tema di mobilità sostenibile, certamente tra i pillar cruciali per la transizione digitale ed ecologica…
Il nostro Competence Center trova la propria specializzazione per due settori in particolare, automotive e aerospace, che più di altri possono guidare lo sviluppo della mobilità sostenibile abilitando anche lo sviluppo delle nuove filiere produttive: pensiamo all’economia o filiera dell’idrogeno, dei combustibili eco, del veicolo autonomo, dei nuovi servizi della mobilità, della mobilità verticale e così via. Per questo motivo il Politecnico di Torino ci ha coinvolto in una nuova azione nazionale strategica per sostenere il trasferimento tecnologico nei settori della mobilità sostenibile.

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