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Colloqui Mosca-Kiev a Istanbul, ma l’Europa chiede conto a Zelensky sulle norme anti-corruzione

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Colloqui Mosca-Kiev a Istanbul, ma l’Europa chiede conto a Zelensky sulle norme anti-corruzione

A Istanbul è iniziato il terzo round ufficiale di colloqui tra le delegazioni di Mosca e Kiev, con un faccia a faccia tra Vladimir Medinsky, rappresentante del Cremlino, e Rustem Umerov, per la parte ucraina. L’incontro, ospitato dalla diplomazia turca, si svolge in un clima di scetticismo ma anche di necessità, in un contesto segnato da una guerra di posizione e da tensioni diplomatiche crescenti. La Russia, attraverso il suo portavoce, ha fatto sapere che “nessuno si aspetta una strada facile”, lasciando intendere che il confronto si preannuncia difficile e senza garanzie immediate di successo.

Colloqui Mosca-Kiev a Istanbul, ma l’Europa chiede conto a Zelensky sulle norme anti-corruzione

I nodi principali del negoziato restano invariati: da un lato la richiesta russa di una neutralità permanente dell’Ucraina e del riconoscimento delle annessioni territoriali già proclamate, dall’altro la richiesta ucraina del ritiro totale delle truppe russe e di garanzie di sicurezza multilaterali. Fonti turche parlano di “micro-intese su temi umanitari”, come i corridoi per i civili e lo scambio di prigionieri, ma il vero stallo rimane sulla questione territoriale. Medinsky ha dichiarato ai giornalisti che “l’unico modo per porre fine a questo conflitto è negoziare”, mentre Umerov ha ribadito che l’Ucraina non accetterà mai “uno scambio tra pace e sovranità”.

Pressioni europee su Kiev
Nel frattempo, l’Unione europea ha chiesto spiegazioni formali al presidente ucraino Volodymyr Zelensky per l’approvazione di una controversa legge anti-corruzione che, secondo Bruxelles, rischia di minare lo stato di diritto. Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha avuto un colloquio telefonico con Zelensky, durante il quale ha espresso “preoccupazione per la compatibilità della norma con i principi europei”. In particolare, il provvedimento prevede che alcuni alti funzionari possano essere esentati dalla pubblicazione dei redditi e dei beni personali, un aspetto che rischia di compromettere la trasparenza richiesta dai criteri di adesione all’Unione.

L'Ucraina tra due fuochi: riforme e guerra
La tensione tra Bruxelles e Kiev rappresenta un ulteriore elemento di fragilità per il presidente ucraino, costretto a destreggiarsi tra le necessità della guerra e le richieste riformiste dei partner occidentali. Da un lato, Zelensky deve mantenere alta la coesione interna, evitando che il fronte interno si sfaldi sotto il peso del conflitto e delle difficoltà economiche. Dall’altro, l’accesso ai fondi europei e il processo di integrazione comunitaria dipendono dalla capacità dell’Ucraina di dimostrare un reale avanzamento nelle riforme dello stato di diritto. Secondo alcuni osservatori, il messaggio della Commissione è un campanello d’allarme: l’Ue non farà sconti nemmeno in tempo di guerra.

Il ruolo della Turchia e l’equilibrio regionale
La scelta di Istanbul come sede del terzo round non è casuale. La Turchia di Erdoğan si propone come mediatore credibile, forte delle sue relazioni con entrambe le parti in causa e della sua posizione strategica nel Mar Nero. Ankara punta a rafforzare il suo peso geopolitico sfruttando le incertezze delle potenze europee e la distanza crescente tra Bruxelles e Mosca. Tuttavia, il successo dell’iniziativa turca dipenderà anche dalla capacità delle parti di fare concessioni concrete, almeno su alcuni dossier secondari. Per ora, il negoziato resta in equilibrio precario, con l’Europa che osserva e ammonisce, e con la Russia che, pur partecipando al tavolo, non mostra segni evidenti di cedimento.

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