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Caccia, le associazioni: nuovo attacco in Parlamento alla legge 157/92

- di: Barbara Leone
 
Caccia, le associazioni: nuovo attacco in Parlamento alla legge 157/92
Emanare il calendario venatorio per legge, impedendo ai cittadini di poter ricorrere; eliminare qualsiasi riferimento al limite della stagione venatoria, così da autorizzare la caccia anche nel delicato mese di febbraio; autorizzare la caccia sette giorni a settimana togliendo il limite di tre giorni e i due giorni di silenzio venatorio; introdurre gli istituti regionali a cui chiedere il parere invece che a Ispra, attuando una sorta di autonomia differenziata delle tutele della fauna cacciabile; e, inoltre depenalizzare i reati, ad esempio lasciando la licenza di caccia a chi è condannato per reati di bracconaggio in periodo di stagione chiusa, vera e propria liberalizzazione dell’attività venatoria. Sono alcune delle previsioni contenute nella proposta di legge 1548, presentata alla Camera dei deputati dall’onorevole Francesco Bruzzone (Lega), il cui iter sta partendo in Commissione Agricoltura.

Caccia, le associazioni: nuovo attacco in Parlamento alla legge 157/92

“Dopo la proposta della caccia a 16 anni - dichiarano le associazioni Enpa, Lac, Lav, Leidaa, Lipu-BirdLife Italia, Oipa, Federazione nazionale Pro Natura, WWF Italia - e la relativa marcia indietro, una nuova sconsiderata provocazione giunge dai parlamentari-cacciatori, come appunto il deputato Bruzzone, i cui contenuti sono un campionario di violazioni e irresponsabilità. L’ampliamento della stagione di caccia in periodi rigorosamente vietati dalla direttiva Uccelli è un attacco sconsiderato alla normativa europea in un momento in cui l’Italia è già sotto inchiesta per lo stesso problema: caccia in periodi in cui deve vigere il rigoroso divieto. A questo - sottolineano le associazioni - si aggiunge una serie di concessioni al mondo venatorio, come la rimozione del limite di tre giornate cacciabili settimanali e dei giorni di silenzio venatorio, l’eliminazione dell’obbligo della scelta di forme di caccia, l’eliminazione della sospensiva della licenza di caccia per chi la esercita in periodo di divieto, fino all’esclusione degli uccelli da richiamo dalle tutele previste per la fauna selvatica. Come dire: l’allargamento delle maglie per la detenzione e l’allevamento di richiami vivi, che costituisce una sorta di bracconaggio legalizzato. Dulcis in fundo, la previsione del calendario venatorio quinquennale per legge, già ripetutamente censurato dall’Unione europea e dai tribunali, e la creazione degli istituti regionali per la fauna selvatica, che sostituirebbero Ispra in quella che, di fatto, rappresenta un’anticipazione dell’autonomia differenziata ambientale e, in particolare, una regionalizzazione degli uccelli migratori. Un assurdo logico, scientifico e gestionale. In tema di caccia - concludono le associazioni - l’Italia è da tempo un osservato speciale della Commissione europea, in procinto di attivare una o più procedure di infrazione dopo varie inchieste condotte. Ebbene, nonostante questo, dalla Lega e dai parlamentari filovenatori giunge un segnale offensivo, in contrasto non solo con le esigenze della natura, in tempi di grave crisi ecologica, ma con l’articolo 9 della Costituzione italiana, le normative europee e il buon senso. Il limite di tolleranza è superato ed è davvero necessario che il Governo, a partire dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, si faccia sentire. Dicano se stanno con le leggi e la natura o con l’illegalità e i fucili”.
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