Chi avrà la meglio nel braccio di ferro tra Usa e Huawei?
- di: Diego Minuti
Ci sono tante cose per le quali Donald Trump passerà alla Storia. Se si guarda all'America, gli esempi sono molteplici: è stato il presidente che, più dei suoi predecessori (e, come si direbbe utilizzando un gergo del giornalismo ippico, di parecchie incollature), ha pensato alla Casa Bianca in funzione della stretta cerchia di familiari e sodali, tutti beneficiati dalla munificenza del "Capo", grazie comprese; è stato quello che ha introdotto la danza (se proprio la vogliamo chiamare così) nei suoi appuntamenti pubblici, sempre che per "danza" etichettiamo i suoi gesti goffi, da "dancing bear", al suono di "Ymca"; è stato quello che ha rischiato la salute delle sue mani, più di altri, per l'uso compulsivo dei social, Twitter in particolare; è stato quello che ha elevato ad arte l'uso della tintura per i capelli.
Ma, secondo alcuni analisti (politici ed economici), Donald Trump potrebbe passare alla storia come l'uomo che ha inferto un colpo mortale al gigante cinese delle comunicazioni Huawei.
Se proprio non lo ha "ucciso" economicamente, il presidente, nel corso del 2020, lo ha certamente fatto vacillare come mai accaduto in precedenza e partendo da due punti, per lui irrinunciabili: agire in difesa della sicurezza americana e frenare il processo di spostamento della supremazia tecnologica globale dagli Stati Uniti alla Cina.
E non è uno scenario ipotetico, come racconta la storia di Huawei e dei suoi successi.
In poco più di trent'anni, il gruppo cinese ha raggiunto la leadership mondiale, oscurando le europee Nokia ed Ericsson nel campo delle reti. Poi, ha dato l'assalto, vittoriosamente, ai vertici dei maggiori produttori mondiali di apparecchi telefonici cellulari, come Apple e Samsung. Ma, evidentemente, il gruppo di Ren Zhengfei non ha traguardi che ritiene irraggiungibili, perché dopo ha cominciato la sua (vittoriosa) scalata al cloud, alla smart city, all'intelligenza artificiale e fermiamoci a questo, almeno per il momento.
Troppo, almeno agli occhi di Washington che già nel 2019 aveva inasprito le sanzioni contro il gruppo. Queste misure si traducono essenzialmente nell'applicazione di norme che impediscono a molte società, americane e no, di fare affari con Huawei. E' stato per questo che Google è stata costretta a rinunciare a fornire il suo pacchetto di applicazioni (come Play Store, Gmail, Maps) ai nuovi smartphone cinesi.
Alla fine del 2018 il governo Usa ha ottenuto anche l'arresto in Canada della figlia di Ren Zhengfei, Meng Wanzhou - ancora agli arresti domiciliari -, direttore finanziario dell'azienda, in connessione con le attività iraniane di Huawei.
Ma, ancora nel gennaio scorso, quando arrivò a Davos, per il tradizionale forum economico, Ren Zhengfei si era mostrato ottimista: “Questi attacchi non ci hanno fatto molto male'' e, forse ricordando come International Data Corporation (la società mondiale specializzata in ricerche di mercato) collochi Huawei al secondo posto nella classifica dei maggiori venditori di smartphone al mondo nel 2019, si è detto convinto che il suo gruppo sia comunque pronto ad affrontare "offensive ancora più muscolari".
Le parole di Ren non devono sorprendere, conoscendo l'uomo, prima ancora che il capitano d'industria, noto per i modi spicci, quasi marziali, con i quali dirige il gruppo, ma al tempo stesso per rifuggire la seduzione di mostrare, esibendola, la propria ricchezza. In Cina hanno creato sorpresa delle fotografie, veicolate in Rete, in cui si vede Ren Zhengfei recarsi alla partenza di voli commerciali - quindi nessun jet privato, come potrebbe permettersi - usando un taxi o un autobus. Per molto tempo Ren ha deciso di non rilasciare interviste, limitandosi a pochissime uscite sulla stampa cinese. Poi, lo scorso anno, un cambio di strategia (comunque limitato nel tempo) con interviste a pochi e selezionati media: Financial Times, Wall Street Journal, New York Times, The Economist, Bbc ed alcune agenzie di informazione economica.
Ma, all'interno del gruppo, i toni sono meno trionfalistici, anzi inaspettatamente cauti.
"Il 2020 sarà un anno difficile per noi", ha detto Eric Xu, vicepresidente del gruppo, nel tradizionale messaggio di Capodanno al personale. Secondo Xu, "la sopravvivenza" di Huawei sarà la nostra priorità".
Il braccio di ferro tra Stati Uniti e Huawei è ora nel campo delle reti di telecomunicazioni, con la diplomazia americana che si sta impegnando al massimo per escludere, dove potrà, Huawei dal mercato 5G. L'America è anche arrivata a minacciare ritorsioni per raggiungere i suoi scopi, come privare i membri recalcitranti dell'alleanza Five Eyes dell'accesso all'intelligence americana. Una minaccia che pare abbia convinto i governi britannico e australiano.