Borsa: sui mercati asiatici regna l'incertezza. Hong Kong giù del 3,8%

- di: Redazione
 
È cominciata all'insegna dell'incertezza la settimana sui mercati di Borsa dell'Asia, con l'andamento delle azioni contrastato e i prezzi del petrolio in calo. Tokyo e Sydney sono andate in terreno positivo, mentre per Hong Kong, Seoul e Shanghai ha prevalso il segno meno. II futures statunitensi sono stati più alti.
Molto sta pesando sul clima di incertezza l'andamento della guerra in Ucraina, con l'allargamento del conflitto alla parte occidentale del Paese. Tanto che Moody's Investor Service ha fatto sapere di stare rivedendo i rating creditizi sia dell'Ucraina che della Russia in vista dell'aumento dei rischi per la sicurezza, l'economia e la finanza.

Continuano le incertezze in Borsa, con un deciso calo per Hong Kong

L'indice Hang Seng di Hong Kong ha perso il 3,8% a 19.779,91 e l'indice Shanghai Composite è scivolato dell'1,3% a 3.266,73.
Anche le azioni cinesi sono state sottoposte a pressioni di vendita a causa della minaccia di delisting delle principali società cinesi sulle borse statunitensi. Secondo quanto pubblicato oggi dal quotidiano statale cinese Economic Daily, le autorità di regolamentazione dei due Paesi stanno comunque negoziando per risolvere la controversia sulle regole di auditing. La Securities and Exchange Commission si è mossa per richiedere che le azioni estere quotate negli Stati Uniti rivelino le loro strutture proprietarie e i rapporti di revisione. Ciò si è aggiunto alle sanzioni legate alla tecnologia contro alcune aziende.

L'indice Nikkei 225 di Tokyo è salito dello 0,6% a 25.318,75 e l'S&P/ASX 200 ha guadagnato l'1,2% a 7.147,80. Il Kospi della Corea del Sud ha perso lo 0,9% a 2.637,07.
Venerdì, l'S&P 500 è sceso dell'1,3% a 4.204,31. Il Dow Jones Industrial Average ha perso lo 0,7% a 32.944,19, mentre l'indice composito Nasdaq ha ceduto il 2,2% a 12.843,81. L'indice Russell 2000 delle società più piccole è scivolato dell'1,6% a 1.979,67.

In mezzo a tutta l'incertezza, le azioni statunitensi rimangono circa il 10% al di sotto del loro picco di inizio anno, mentre i prezzi del petrolio greggio rimangono fino al 40% in più per il 2022.
Il petrolio greggio di riferimento statunitense ha perso 3,16 dollari, attestandosi a 106,17 dollari al barile nel commercio elettronico sul New York Mercantile Exchange. Venerdì è salito a 3,31 dollari al barile a 109,33 dollari al barile.
Il Brent, lo standard per i prezzi internazionali, è sceso di 3,05 dollari, a 109,59 dollari al barile.
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