Il tasso neutrale della Bce: equilibrio al 2% per sostenere l’economia fragile

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
La Banca Centrale Europea si prepara a un cambio di passo importante. Secondo l’analisi degli economisti di Commerzbank, il tasso sui depositi, oggi al 3%, scenderà gradualmente al 2% entro la fine dell’anno. Questa scelta riflette due grandi sfide: il ritorno dell’inflazione al target del 2% e la necessità di affrontare una crescente debolezza economica nell’area euro. Un passo atteso dal mercato, ma anche una mossa che rappresenta una nuova fase per la politica monetaria della Bce.
L’obiettivo è stabilizzare l’inflazione e riportare i tassi a un livello "neutrale", ossia un tasso che non stimoli né freni l’economia. Gli economisti definiscono questo intervallo tra il 2% e il 2,75%, basandosi su dichiarazioni e interviste dei membri del Consiglio direttivo. Si tratta di un equilibrio delicato, che tiene conto delle sfide economiche globali e della necessità di evitare una politica monetaria eccessivamente restrittiva o accomodante.

Il tasso neutrale della Bce: equilibrio al 2% per sostenere l’economia fragile

Le minute della riunione del Consiglio direttivo dell’11-12 dicembre scorso rivelano un consenso unanime sul taglio dei tassi di 25 punti base, ma il dibattito interno è stato tutt’altro che semplice. Alcuni membri del Consiglio avrebbero preferito un taglio più deciso, di 50 punti base, per affrontare i rischi al ribasso sulla crescita economica.

Il Consiglio riflette la presenza di due visioni opposte. Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo e tra le figure più "falco", vede il tasso neutrale vicino al 3%, interpretando un approccio rigoroso per evitare un ritorno dell’inflazione sopra il target. All’opposto, Mário Centeno, governatore del Banco del Portogallo, rappresenta la visione più "colomba", con un equilibrio posizionato addirittura all’1,75%. La maggioranza, inclusi Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, si colloca nel mezzo, stimando il tasso neutrale tra il 2% e il 2,5%.

Questa pluralità di opinioni sottolinea la complessità delle sfide che la Bce sta affrontando. Se da un lato è essenziale evitare che l’inflazione scenda troppo sotto il target, dall’altro non si può ignorare il rischio di soffocare una ripresa economica ancora fragile.

Le ragioni dietro la scelta della Bce

Perché la Bce dovrebbe fermarsi al 2%? Gli economisti di Commerzbank evidenziano che questo livello non è casuale, ma si basa su un’attenta analisi dei rischi e delle opportunità. Con un tasso sui depositi al 2%, la politica monetaria della Bce tornerebbe a essere neutrale, consentendo di sostenere l’economia senza alimentare nuove tensioni inflazionistiche.

I rischi per l’economia dell’eurozona sono molteplici. Le incertezze globali, come le tensioni geopolitiche e l’instabilità dei mercati finanziari, si sommano a quelle interne, tra cui il rallentamento della produzione industriale e il calo della domanda interna. In questo contesto, le "colombe" del Consiglio direttivo insistono sull’urgenza di un approccio più flessibile, che permetta all’economia di respirare. Stabilizzare l’inflazione al target del 2%, ormai considerato a portata di mano, consentirebbe alla Bce di ridurre i tassi senza perdere di vista gli obiettivi di crescita.

Il ruolo del tasso neutrale nel contesto attuale

Il tasso neutrale rappresenta una pietra miliare per la politica monetaria, soprattutto in un momento in cui l’economia globale è in evoluzione. Ma stabilire il livello corretto non è semplice. Gli economisti sottolineano che il contesto attuale è caratterizzato da sfide uniche: l’impatto dei cambiamenti climatici sull’economia, le conseguenze della transizione energetica e l’incertezza legata alle politiche fiscali dei governi nazionali.

La Bce, con un tasso sui depositi al 2%, potrebbe giocare un ruolo cruciale nel garantire la stabilità economica. Tuttavia, alcuni analisti di mercato ritengono che il tasso potrebbe scendere ulteriormente, fino all’1,75%. Questo scenario, sebbene meno probabile, riflette la necessità di un approccio estremamente prudente in caso di un ulteriore deterioramento delle condizioni economiche.

Un percorso non privo di rischi

Nonostante le aspettative positive, il percorso verso un tasso neutrale non sarà privo di rischi. Un livello troppo basso potrebbe alimentare bolle speculative nei mercati finanziari, mentre un livello troppo alto rischierebbe di penalizzare famiglie e imprese, già sotto pressione per l’aumento dei costi.

Inoltre, il contesto politico gioca un ruolo chiave. Le tensioni tra i governi dell’eurozona e le politiche di bilancio divergenti potrebbero complicare ulteriormente le decisioni della Bce. La banca centrale, quindi, dovrà monitorare con attenzione ogni segnale proveniente dall’economia, per adattare la propria strategia alle esigenze di un’area euro sempre più frammentata.

La decisione della Bce di portare il tasso sui depositi al 2% rappresenta una svolta nella politica monetaria dell’eurozona. È un passo verso la stabilità, ma anche un banco di prova per il Consiglio direttivo, che dovrà navigare tra visioni divergenti e sfide complesse.

La politica monetaria, in questo contesto, non è solo uno strumento tecnico: è una dichiarazione di intenti, una promessa di equilibrio in un momento di grande incertezza. E mentre l’eurozona guarda al futuro, il tasso neutrale potrebbe davvero rappresentare quella stabilità di cui l’economia ha disperatamente bisogno.
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