Argentina: storico via libera del Parlamento all'aborto volontario

- di: Brian Green
 
Quando è stato ufficializzato l'esito del voto dei senatori argentini che ha liberalizzato l'interruzione volontaria della gravidanza, le grida di gioia di centinaia di persone sono risuonate per l'intero distretto del Congresso, nel cuore di Buenos Aires. Il voto è arrivato alle quattro del mattino del 30 dicembre, a conclusione di dodici ore di dibattito intenso, partecipato, che ha mostrato come nel Paese, con solide radici cristiane, non ci fosse unanimità davanti ad un importante tema etico come quello dell'aborto.

Alla fine, il disegno di legge del governo è stato approvato con 38 voti favorevoli e 29 contrari. Un distacco che ha sorpreso gli analisti politici argentini che, memori del dibattito nel Paese, avevano pronosticato un voto serrato, anche se per qualcuno c'era una leggera prevalenza dei senatori favorevoli. Alla Camera, il disegno di legge era passato con 131 voti favorevoli, 117 contrari e sei astensioni.

L'annuncio ha dato il via all'entusiasmo delle femministe, che attendevano con trepidazione il verdetto della Camera Alta. Tra lacrime ed abbracci, le attiviste hanno gridato slogan entrati ormai nella storia del movimento. Come il più famoso, "Aborto legale, in ospedale!", un auspicio che, da oggi, in Argentina è una realtà.
Molte attiviste, che però non erano sole: tante le donne che hanno sostenuto la battaglia per l'interruzione volontaria della gravidanza, indossando la mascherina, cosa che non ha impedito di cantare ed urlare di felicità, levando al cielo le sciarpe verdi divenute un simbolo.

L'attesa per la decisione della Camera alta era enorme, tanto che i lavori parlamentari sono stati ripresi in diretta dalle televisioni e trasmessi su maxischermi. Dopo Cuba, Guyana e Uruguay, l'Argentina diventa quindi il quarto Paese dell'America latina a legalizzare l'aborto.
In un'altra parte della Piazza del Congresso, divisa in due da alte barriere per motivi di ordine pubblico, regnava lo stupore nel campo "celeste" , quello degli attivisti antiabortisti, che avevano l'appoggio delle Chiese cattolica ed evangelica che, fortemente mobilitate nei giorni scorsi "in difesa della vita" e che avevano indetto "una giornata di digiuno e preghiera", in un appello congiunto chiedevano di "unirsi implorando il rispetto e la cura per i nascituri".

Papa Francesco, argentino di nascita e che aveva preferito non intervenire nel dibattito che si è svolto nel Paese, prima dell'esame finale del disegno di legge, ha twittato: "Il Figlio di Dio è nato rifiutato per dirci che chiunque è rifiutato è un figlio di Dio. È venuto al mondo come un bambino piccolo, debole e fragile, viene al mondo, così che possiamo accettare le nostre debolezze con tenerezza".
Secondo dati forniti dal Governo, in Argentina (che ha 44 milioni di abitanti) vengono eseguiti ogni anno tra 370 mila e 520 mila aborti clandestini, con 38 mila donne ricoverate in ospedale per complicazioni.
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