Mentre a Cupertino si prepara l’uscita di scena di Tim Cook (foto) e prende quota il nome di John Ternus, a Omaha Warren Buffett alleggerisce su Apple e scommette miliardi su Alphabet/Google, ridisegnando gli equilibri del Big Tech.
Negli stessi giorni in cui a Cupertino si discute sul “dopo Cook”, a migliaia di chilometri di distanza, a Omaha, Warren Buffett rimescola il portafoglio di Berkshire Hathaway: vende un’altra tranche di azioni Apple e mette sul piatto miliardi per entrare con decisione in Alphabet, la casa madre di Google.
Due transizioni diverse – una industriale, l’altra finanziaria – che però raccontano la stessa cosa: il baricentro del potere nella tecnologia globale si sta spostando, e il fattore decisivo si chiama intelligenza artificiale.
Secondo la stampa finanziaria americana, il consiglio di amministrazione di Apple ha intensificato i lavori sulla successione a Tim Cook, con l’obiettivo dichiarato di garantire un passaggio di consegne morbido, senza traumi per mercati e dipendenti. In questo scenario, in prima fila si è imposto il nome di John Ternus, oggi responsabile massimo dell’ingegneria hardware del gruppo.
Apple prepara il dopo Tim Cook
Tim Cook siede alla guida di Apple dal 2011, quando raccolse il testimone da Steve Jobs. In questi quattordici anni il valore di Borsa del colosso californiano è passato da circa 350 miliardi di dollari a una forchetta compresa tra i 3,7 e i 4 mila miliardi, a seconda delle oscillazioni più recenti: una crescita che ha trasformato Apple nella società quotata più preziosa al mondo.
Sotto la gestione Cook, Apple ha consolidato e allargato l’ecosistema di prodotti e servizi: non solo iPhone, ma anche iPad, Mac, AirPods, Apple Watch e un’intera galassia di abbonamenti digitali – da Apple Music a iCloud, fino a TV+ e al gaming – che hanno spinto i ricavi ben oltre i 390 miliardi di dollari nel 2024.
Ora, però, il ciclo appare maturo. Cook ha appena compiuto 65 anni e, secondo varie ricostruzioni di testate economiche internazionali, avrebbe fatto sapere agli amministratori che non intende restare al comando per un altro decennio: l’orizzonte ragionevole per il passaggio di consegne viene collocato intorno alla metà di questa decade.
La tabella di marcia che circola a Wall Street è indicativa: prima una trimestrale di gennaio che ingloberà le vendite natalizie dell’iPhone, poi – nei mesi successivi – la possibile nomina del nuovo numero uno, in tempo perché la nuova leadership possa preparare la WWDC di giugno e il tradizionale lancio del nuovo iPhone a settembre. Non c’è nulla di ufficiale, ma il fatto che il tema sia uscito dal perimetro dei rumor e sia approdato sulle pagine dei giornali finanziari segnala che il conto alla rovescia è iniziato.
Chi è John Ternus, l’ingegnere in pole per la successione
Tra i papabili successori, il nome che oggi circola con più insistenza è quello di John Ternus, 50 anni, attuale senior vice president of Hardware Engineering.
Ternus è un prodotto tipico della “macchina Apple”: laurea in ingegneria meccanica all’Università della Pennsylvania nel 1997, arrivo in azienda nel 2001 nel team di product design, promozione a vicepresidente dell’hardware nel 2013 e, infine, il salto a numero uno dell’ingegneria hardware nel 2021, con riporto diretto a Tim Cook.
Oggi Ternus coordina le squadre che progettano il cuore fisico dell’ecosistema Apple: iPhone, iPad, Mac, AirPods, Apple Watch e altre linee di prodotto, comprese quelle non ancora annunciate. È sua la firma tecnica dietro passaggi chiave come il debutto dei chip Apple Silicon sui Mac e la riprogettazione del Mac Pro, oltre a numerose generazioni di iPad professionali.
Chi lo ha visto all’opera nei keynote sottolinea uno stile molto diverso da quello di Cook: meno CFO e più ingegnere di prodotto, con un profilo considerato carismatico e benvoluto dentro Apple, al punto da essere indicato da diversi analisti e commentatori come il frontrunner naturale per guidare l’azienda nella prossima fase.
La scelta di un profilo marcatamente hardware sarebbe anche un segnale simbolico: affidare le chiavi di Cupertino a chi ha costruito, pezzo per pezzo, il corpo delle macchine che ancora oggi generano la gran parte dei ricavi. Ma è anche una scommessa complessa, perché il prossimo CEO dovrà guidare Apple nella transizione verso un modello sempre più centrato su software, servizi e intelligenza artificiale.
Il ritardo sull’intelligenza artificiale e la pressione dei rivali
È proprio sull’AI che Apple viene percepita in affanno. Mentre Google, Microsoft e Nvidia cavalcano l’entusiasmo per i modelli generativi e per i chip dedicati, il titolo Apple, pur vicino ai massimi storici, ha messo a segno nell’ultimo anno una crescita percentuale inferiore rispetto a quella dei concorrenti più esposti sull’AI.
Cupertino ha annunciato integrazioni di intelligenza artificiale “diffusa” dentro i propri sistemi operativi – funzioni avanzate in iOS, macOS e visionOS, algoritmi per foto, traduzioni, assistenti contestuali – ma non ha ancora presentato un grande modello generativo di punta in grado di ridefinire la narrativa sui mercati, come è accaduto con i concorrenti.
Per il successore di Cook, questo significherà due cose: dover difendere i margini di un business hardware che ha già raggiunto la saturazione in molti mercati, e al tempo stesso convincere investitori e sviluppatori che Apple può essere protagonista, e non semplice follower, nell’era dell’AI.
È anche da questa prospettiva che vanno letti i movimenti di Warren Buffett.
Buffett riduce Apple e apre una maxi posizione in Alphabet
Per anni, Apple è stata “la” scommessa simbolo di Warren Buffett: al picco, Berkshire Hathaway ha posseduto oltre 900 milioni di azioni, trasformando il gruppo di Cupertino nel perno del portafoglio azionario di Omaha.
Da qualche trimestre, però, il vento è cambiato. I documenti depositati alla Sec e le elaborazioni della stampa specializzata mostrano come Berkshire abbia cominciato a ridurre progressivamente la partecipazione: prima il taglio del 2024, poi nuove vendite nel 2025, fino a scendere a circa 238 milioni di azioni, pur mantenendo Apple come prima posizione di portafoglio con un valore intorno ai 60-64 miliardi di dollari.
Parallelamente, fra la fine del terzo trimestre e metà novembre, Berkshire ha comunicato di aver aperto una nuova, corposa posizione in Alphabet, il gruppo che controlla Google: circa 17,9 milioni di azioni, per un controvalore stimato intorno ai 4,3–4,9 miliardi di dollari, abbastanza da entrare nella top ten delle partecipazioni statunitensi del conglomerato.
Per un investitore che, per decenni, ha professato grande cautela verso i titoli tecnologici, si tratta di una virata simbolica. Molti analisti leggono la mossa come un voto di fiducia nelle capacità di Alphabet di guidare la corsa all’AI – dai modelli generativi all’infrastruttura cloud – e, di riflesso, come un segnale che il rapporto rischio/rendimento di Apple ai prezzi attuali non è più così irresistibile come in passato.
L’ultima grande mossa di Buffett prima del passaggio di consegne
La ricalibratura del portafoglio arriva in un momento chiave anche per Berkshire Hathaway. Il 95enne “oracolo di Omaha” ha infatti confermato che lascerà il ruolo di CEO alla fine del 2025, pur restando presidente e grande azionista, e che il testimone operativo passerà a Greg Abel.
In una serie di documenti ufficiali e nella sua recente lettera del Ringraziamento, Buffett ha spiegato di voler accelerare le donazioni filantropiche, convertendo fra l’altro 1.800 azioni di Classe A in 2,7 milioni di azioni di Classe B per destinarle a quattro fondazioni familiari, per un valore di circa 1,35 miliardi di dollari.
Ma l’investitore ha anche chiarito che non ha alcuna intenzione di abbandonare il campo. In una delle frasi più discusse della sua lettera, ha scritto: “Voglio continuare a mantenere una quota significativa di azioni di Classe A finché gli azionisti non si sentiranno a loro agio con Greg Abel”, ribadendo che lui stesso, i figli e il consiglio di amministrazione sono già totalmente schierati a favore del successore.
È in questo contesto – un portafoglio ricco di liquidità, un’uscita di scena graduale e il desiderio di lasciare in eredità una struttura solida – che va collocata la maxi-scommessa su Alphabet e il progressivo alleggerimento su Apple.
Due successioni, un’unica grande domanda: che cosa sarà la prossima Apple
Mettendo insieme i pezzi, il quadro che emerge è quello di due successioni parallele:
- a Cupertino, quella – annunciata ma non ancora calendarizzata ufficialmente – di Tim Cook, con John Ternus in pole per guidare Apple nell’era post-smartphone e in piena corsa all’intelligenza artificiale;
- a Omaha, quella di Warren Buffett, che passa il testimone operativo a Greg Abel ma resta il grande garante della continuità azionaria, mentre ridisegna l’esposizione al Big Tech spostando una parte del peso da Apple ad Alphabet/Google.
Per gli investitori, il messaggio è duplice: Apple non è più soltanto la “creatura” di Jobs e Cook, ma un colosso che deve dimostrare di sapersi reinventare ancora, questa volta con l’AI e magari con nuove categorie di prodotto ancora da svelare; e Buffett, pur restando il più grande tifoso istituzionale di Apple, non la considera più intoccabile.
La vera domanda, a questo punto, non è solo chi siederà nel corner office di Cupertino o nel grande ufficio di Omaha, ma quale azienda saprà interpretare meglio la prossima rivoluzione tecnologica. Se la risposta sarà ancora “Apple”, lo diranno i prossimi iPhone – e le prossime righe del portafoglio di Warren Buffett.