Aleppo, la città devastata torna sotto attacco: tra guerra e resilienza

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Aleppo è di nuovo al centro di uno scontro feroce, il più violento degli ultimi anni. Jihadisti e gruppi armati ostili al regime di Bashar al-Assad hanno lanciato un’offensiva, penetrando nei quartieri occidentali della città dopo aver fatto esplodere due autobombe. I combattimenti, che si concentrano nei distretti di Al-Hamdaniya e Nuova Aleppo, hanno riportato l’incubo della guerra in una città che non ha mai avuto il tempo di guarire dalle sue ferite più profonde.

Aleppo, la città devastata torna sotto attacco: tra guerra e resilienza

L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha confermato che i gruppi ribelli hanno utilizzato armi pesanti e droni, costringendo l’esercito siriano a richiedere il supporto dell’aeronautica militare russa. La Russia, infatti, ha già avviato una serie di raid per respingere gli insorti, e il Cremlino ha definito l’attacco una "violazione della sovranità siriana", sottolineando la necessità di ripristinare rapidamente l’ordine nella zona.

In una città martoriata da dodici anni di guerra, queste nuove violenze peggiorano una situazione già disperata. Aleppo, simbolo di una Siria divisa e spezzata, è un luogo dove la vita quotidiana è diventata una lotta per la sopravvivenza. Monsignor Audo, vescovo di Aleppo, descrive una popolazione allo stremo, afflitta da povertà estrema, con molte famiglie che lottano semplicemente per sfamarsi. Nonostante tutto, la Chiesa locale cerca di offrire sostegno e speranza, mantenendo viva una rete di aiuti umanitari.

Anche Save the Children ha raccolto testimonianze che parlano del terrore vissuto da famiglie intrappolate nei quartieri più colpiti. La paura dei bombardamenti e l’incertezza sul futuro dominano le vite di queste persone. Intanto, nei campi profughi di Idlib, ultima roccaforte dell’opposizione, l’afflusso di nuovi sfollati rende le condizioni di vita sempre più precarie. Sono già 14.000 le persone costrette a fuggire dalle loro case nelle ultime settimane.

Nel contesto di questa crisi, emerge un paradosso: Aleppo, città simbolo di cultura e storia millenaria, diventa ora il terreno di un conflitto che appare senza fine. La battaglia per il controllo della città riflette gli interessi geopolitici che si scontrano in Siria. Da un lato, il regime di Assad, sostenuto da Russia e Iran, cerca di mantenere il controllo delle aree strategiche. Dall’altro, gruppi ribelli e jihadisti, spesso sostenuti da potenze regionali, mirano a destabilizzare il nord del Paese.

Eppure, in mezzo a questa distruzione, le testimonianze di resilienza non mancano. Alcuni abitanti, intervistati da organizzazioni come AVSI, raccontano di una lenta e dolorosa ricostruzione. Nonostante le macerie e le perdite, c’è chi cerca di rimettere in piedi le proprie vite, mantenendo viva una speranza che sembra impossibile.

Aleppo brucia di nuovo, e il mondo assiste con indifferenza. La comunità internazionale, paralizzata da altre crisi, sembra aver dimenticato la tragedia siriana. Ma per chi vive ogni giorno sotto le bombe, il conflitto non è mai finito. La Siria è ancora una ferita aperta, e Aleppo ne è il cuore pulsante, martoriato ma incredibilmente vivo. Finché non ci sarà una soluzione pacifica, il popolo siriano continuerà a pagare il prezzo più alto, tra l’indifferenza di chi potrebbe fare la differenza.

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