L’intelligenza artificiale al servizio del benessere sul lavoro

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Correggere le cattive posture sul lavoro in tempo reale grazie all’intelligenza artificiale, senza compromettere la privacy dei lavoratori. È questo l’ambizioso obiettivo del progetto sviluppato dall’Università di Pisa, sotto la guida del ricercatore Francesco Pistolesi del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione. Un’innovazione che unisce tecnologia, ergonomia e rispetto per i diritti dei lavoratori, recentemente pubblicata sulla prestigiosa rivista Computers in Industry.

L’intelligenza artificiale al servizio del benessere sul lavoro

Le statistiche parlano chiaro: in tutto il mondo, più di un lavoratore su quattro soffre di mal di schiena, una condizione che porta ogni anno alla perdita di 264 milioni di giorni lavorativi. In Italia, l’INAIL stima un impatto economico di 7,9 miliardi di euro l’anno dovuto a malattie correlate al sistema muscolo-scheletrico, con circa 30 milioni di ore lavorative perse annualmente.

"L’affaticamento e la ripetitività di molte mansioni lavorative spingono spesso i lavoratori ad assumere posture scorrette, percepite momentaneamente come comode, ma dannose a medio e lungo termine", spiega Pistolesi.

Il dispositivo che protegge salute e privacy

Il cuore del progetto è un sistema intelligente che combina smartwatch e sensore LiDAR. Durante i test, condotti su operatori impegnati in attività come saldatura, assemblaggio e avvitatura, il dispositivo ha monitorato in tempo reale le posizioni di braccia, spalle, tronco e gambe. Grazie all’intelligenza artificiale, il sistema ha identificato le posture con una precisione superiore al 98%, confrontandole con gli standard UNI ISO 11226, le linee guida internazionali per la valutazione delle posture lavorative.

A differenza delle tecnologie basate su analisi video, potenzialmente vulnerabili a violazioni della privacy, questo sistema garantisce che i dati raccolti non contengano informazioni sensibili. “Anche in caso di furto di dati – sottolinea Pistolesi – non sarebbe possibile risalire a dettagli personali dei lavoratori, tutelando così la loro riservatezza”.

Un team multidisciplinare per un progetto innovativo

La ricerca è stata possibile grazie alla collaborazione di Michele Baldassini, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, e Beatrice Lazzerini, professoressa ordinaria per oltre vent’anni presso lo stesso dipartimento. Un lavoro di squadra che ha dimostrato come la tecnologia possa essere utilizzata non solo per migliorare la produttività, ma anche per mettere al centro il benessere umano, un principio cardine dell’Industria 5.0.

Verso un futuro di AI umanocentrica

"La tecnologia non ci sostituisce, ma ci aiuta", ribadisce Pistolesi. L’intelligenza artificiale orientata all’essere umano (human-centered AI) rappresenta il futuro di un’innovazione etica, capace di bilanciare efficienza e tutela dei diritti.

Un progetto che, come sottolineato dall’Università di Pisa, non solo migliora la salute dei lavoratori, ma promuove un modello di sostenibilità sociale per il mondo del lavoro.
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