Adolfo Urso, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy punta sulle persone e su un nuovo rinascimento
- di: Redazione
Adolfo Urso è Ministro del governo Meloni da pochissimo tempo. Ma ha al suo attivo una lunghissima esperienza spesa a sostegno del settore produttivo del Paese, sin da quando - era il 2001 - fu Viceministro alle Attività produttive con specifica delega al Commercio estero, sbocco naturale delle nostre merci. Incarico che gli venne nuovamente conferito nel 2009, a conferma del suo impegno e dei risultati ottenuti. Anche per questo a lui è stato attribuito il Premio Italia Informa ‘’Rinascimento Italia’’ per il 2022. Salendo sul palco per ritirare il riconoscimento, Urso ha risposto ad alcune domande. La prima delle quali sugli obiettivi che il Ministero - che da Sviluppo Economico è diventato ‘’delle Imprese e del Made in Italy’’ - si è dato sotto la sua direzione.
Adolfo Urso, intervista al Ministro delle Imprese e del Made in Italy
“Non è solo una mera modifica lessicale della denominazione - ha precisato il Ministro Urso - e credo che a questa mission sia dedicato il Premio, più che alla mia carriera; una denominazione che il Ministero ha assunto e che vorremmo concretizzare. Il Ministero dello Sviluppo Economico evidenziava il contesto in cui si agisce, lo sviluppo economico, appunto; il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, invece, pone al centro il soggetto, cioè le persone, le imprese e chi le realizza. Quindi, ovviamente l’imprenditore, ma anche e soprattutto chi partecipa a questa impresa.”
Un po’ quello che ha mosso Italia Informa a istituire un premio come quello che Le è stato assegnato, ‘’Rinascimento Italia’’.
Appunto le eccellenze del Made in Italy: oggi avete premiato personaggi che esprimono la loro attività, la loro carriera ancora in corso, l’eccellenza del lavoro e della produzione italiana. Ebbene, noi, non a caso, abbiamo voluto chiamarlo Ministero delle Imprese, ponendo l’accento sul soggetto dell’azione economica, e del Made in Italy che è l’eccellenza della produzione italiana. Qualcuno ha detto: ‘ma perché una forza che si ispira ai valori patriottici non l’ha chiamato “fatto in Italia”?’ . Il perché è semplice: il Made in Italy non è meramente il luogo dove si è realizzato un prodotto, non è un’etichettatura del luogo d’origine del prodotto. Nella percezione del consumatore globale in Occidente, ma ormai anche e sempre più in Oriente, il Made in Italy è diventato un marchio che identifica il prodotto di eccellenza, di qualità globale. Ed è per questo che la parola “imprese” nella denominazione del Ministero ha la ‘I’ maiuscola e “Made in Italy” ha la ‘M’ maiuscola, perché identifica, valorizza questa qualità di eccellenza che è stata percepita come tale dal consumatore globale e credo che questa sia la nostra missione e oggi più che mai, in un momento difficile sicuramente per eventi esterni che sono piombati su di noi ma anche per condizioni interne’’.
Ministro Urso, nella motivazione del premio, le si riconosce di ‘’avere servito le Istituzioni sempre con grande impegno e intelligenza, avendo come bussola gli interessi generali del Paese e mettendo in mostra sia capacità di vision che concretezza operativa, dimostrando grandi doti di equilibrio, ascolto, sintesi e di analisi approfondita della situazioni che le hanno sempre consentito di gestire in maniera eccellente dossier complessi e delicati’’ e quindi ‘’per aver sempre colto la centralità e la vitalità delle imprese italiane nello sviluppo non solo economico, ma anche sociale del Paese’’. Come risponde a queste attestazioni per il suo impegno?
Noi possiamo e dobbiamo realizzare un nuovo Rinascimento, e da qui il “Premio Rinascimento Italia”. Ricordo che il Made in Italy come tale, questa capacità creativa dell’ingegno italico, è nato e si è evidenziato proprio durante il Rinascimento, quando la persona è stata messa al centro dell’azione, quando con la sua creatività, col suo ingegno interagiva con la sua comunità, nei comuni italiani. Ecco: questa è l’essenza della nostra nazione, è questa la natura del Made in Italy che oggi, nell’epoca della deglobalizzazione, può farci più forti perché proprio in quest’epoca riemergono i villaggi e le comunità locali.