Tullio Montagnoli (Ad di A2A Ciclo Idrico): "Serve uno scatto sulla conoscenza delle reti, il partenariato pubblico-privato può superare le lentezze"
- di: Redazione
I passi ancora da compiere in Italia sul fronte del servizio idrico, la questione della governance, in Italia impostata su due livelli di competenze, il significato della scelta di essere una Compagnia ‘data driven’, il giudizio sul servizio idrico fornito dalla Società, riconosciuto come un fiore all’occhiello, l’impatto del Piano industriale del Gruppo, che punta a trasformare la Compagnia da multi-utility a Life Company e, in questo quadro, il tema Sostenibilità. Intervista a Tullio Montagnoli, Amministratore Delegato A2A Ciclo idrico (Gruppo A2A).
Intervista a Tullio Montagnoli, AD di A2A Ciclo Idrico
Lei ha affermato che “il primo passo da compiere nell’ambito del servizio idrico (acquedotti, fognature, depurazioni) debba necessariamente guardare ad accelerare un rinnovamento delle infrastrutture” (in non pochi casi obsolete, dalle tubazioni agli impianti di depurazione)”. E ha aggiunto: “Dobbiamo recuperare il tempo perso in modo molto rapido. Per farlo, servono le tecnologie e un’attenzione all’etica: dobbiamo investire bene e offrire il miglior servizio ai cittadini. Dati e analisi sono i due pilastri grazie ai quali dare il via a questa accelerazione”. Il PNRR rappresenta un’occasione per fare in Italia questo salto di qualità? Inoltre, come superare il ‘water divide’ tra Nord e Sud del Paese?
La situazione delle infrastrutture idriche in Italia evidenzia strutture molto vecchie o assenti e questo, in buona parte, è dovuto alla mancata esecuzione della Legge Galli del 1994 che, contrariamente alla volontà del legislatore, ha di fatto bloccato gli investimenti nel settore che per altro non erano adeguati nemmeno prima. Il motore degli investimenti ripartiti dopo l’affidamento ad ARERA della regolazione di settore, necessita di tecnologie sia realizzative che pianificatorie per inquadrare bene come investire, con che tempi ed in che modo. La rapidità è necessaria per recuperare efficienza gestionale ed avere maggiori risorse da investire; ricordiamo che a parità di tariffa investe di più chi è efficiente ed ha bassi costi operativi e l’investimento migliore è quello che riduce o non genera costi operativi. Ad esempio per pianificare meglio i piani di sostituzione delle reti acquedottistiche è opportuno utilizzare sistemi intelligenti di prioritizzazione che si basano su dati storici legati alle caratteristiche fisiche delle tubazioni, agli interventi fatti, alle condizioni di esercizio ed ai costi di sostituzione. In questo contesto il PNRR è un ottimo strumento se viene utilizzato per fare il salto di qualità nella conoscenza delle reti; sapere come sono fatte le reti, associando poi strumenti di monitoraggio e controllo è il passo fondamentale per giungere a piani di sostituzione oggettivi.
In tema degli investimenti degli operatori del servizio per efficientare il settore, quali gli ostacoli al loro pieno dispiegamento? Quale ruolo il partenariato pubblico-privato può avere per colmare il gap di investimenti e quali sono le condizioni per abilitarlo?
I due ostacoli principali sono le procedure realizzative e le capacità finanziarie e di realizzabilità di chi deve realizzare le opere. Lo sviluppo di interventi di notevole entità è spesso rallentato dalle procedure autorizzative e d’appalto che si possono bloccare per opposizioni e ricorsi. Se un’opera ha un’utilità ed un interesse pubblici dovrebbe procedere rapidamente in tutte le sue fasi. In altre situazioni mancano la solidità finanziaria e la capacità operativa di chi deve realizzare le opere, esistono tanti interventi finanziati che non si chiudono o per i quali non vengono iniziati i lavori. In questa situazione il partenariato pubblico-privato può essere la chiave di svolta unendo ed integrando sinergicamente le divere competenze delle Società pubbliche e degli operatori industriali che portano soprattutto tecnologia ed efficacia. Pensando al PNRR, per realizzare impianti e reti di grandi dimensioni, il partenariato è lo strumento per superare le lentezze di alcune strutture che devono sviluppare progetti ed appaltare i lavori; anche l’ottimizzazione della produttività dei cantieri è favorita coinvolgendo le Aziende private.
Che giudizio dà della governance duale italiana in tema di servizio idrico, con competenze in capo allo Stato centrale e altre che invece afferiscono al livello regionale/locale? Crede che sarebbe utile rivedere questo schema? In tale contesto, quale bilancio si può fare, per quanto riguarda il ciclo idrico, dell’attività di Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente?)
L’attuale Governance, in linea generale, sta funzionando. Sono due livelli di gestione pubblica (ARERA ed EGA-ATO) che danno garanzia ai cittadini su Piani d’investimento e tariffe. Alcune aree del nostro Paese non hanno gli ATO e nemmeno i gestori; per queste aree, se si vuole fare un deciso passo in avanti sarebbe necessario riuscire a trovare soluzioni per poter superare questa situazione che pregiudica l’eliminazione del water service divide. La rapidità di coinvolgimento delle Aziende industriali aiuterebbe il recupero.
A2A Ciclo idrico è diventata una Società ‘data driven’, adottando una nuova tipologia di gestione dell’Azienda basata su decisioni che discendono dalla raccolta dei dati, della loro analisi corretta. Cosa ha comportato, negli investimenti, nella gestione, nelle scelte strategiche del management essere una Società ‘data driven’? Quali difficoltà avete dovuto superare, anche in termini di adattamento alla nuova realtà, e quali risultati sono stati finora raggiunti?
Per diversi motivi la gestione ordinaria ed i Piani di sviluppo o ristrutturazione di reti ed impianti si devono basare su criteri oggettivi, abbandonando la soggettività che spesso ha accompagnato le scelte dei gestori. La necessità di raccogliere ed analizzare in modo organico i dati è diventata quindi un obbligo che ha comportato investimenti in tecnologie che permettessero al personale operativo di raccogliere agevolmente i dati ed ai tecnici di poterli analizzare. Questo ha comportato la modifica delle modalità di lavoro di tante persone e dei loro responsabili, che hanno dovuto abbandonare vecchi schemi per implementare i nuovi. Ad oggi abbiamo raggiunto un pieno coinvolgimento dei colleghi nelle nuove modalità di lavoro e la raccolta dei dati in modo corretto è avviata. Abbiamo anche sperimentato con buoni risultati le prime elaborazioni con sistemi di data analysis ed AI (intelligenza artificiale, ndr) per la predizione delle perdite nelle reti acquedottistiche. Anche su questo c’è molto da fare ma siamo partiti.
Il servizio idrico di A2A è considerato un fiore all’occhiello. Di quali risultati raggiunti è più orgoglioso? In particolare, quale è la situazione delle perdite nel servizio che fornite e cosa avete fatto per ridurle in modo drastico? Ci sono stati passi avanti anche sul fronte della resistenza a bere acqua di rubinetto da parte dei cittadini, nonostante l’acqua fornita da A2A Ciclo Idrico sia assolutamente salubre da ogni punto di vista, sottoposta a costanti controlli e monitoraggio che ne garantiscono la qualità?
Abbiamo ancora molta strada da fare ma quanto meno l’abbiamo imboccata. Uno dei risultati raggiunti più importanti è l’aver incrementato in pochi anni gli investimenti realizzati passando da 42 €/ab del 2016 a 109 €/ab del 2021, quindi sopra la media europea. Aver investito per realizzare opere che permetteranno di uscire dalle procedure d’Infrazione per mancanza di depurazione dà la maggiore soddisfazione. Sulle perdite il percorso è lento, ma deve essere costante. Lo sforzo fatto in questi anni è stato quello di testare diverse tecnologie, sviluppare la distrettualizzazione e contemporaneamente mettere a punto sistemi oggettivi di pianificazione della sostituzione delle reti. Credo molto nel monitoraggio costante delle perdite, perché permette di agire rapidamente ed è su questo sistema che è caduta la nostra scelta. Sul tema della fiducia del cittadino si deve lavorare molto, le ultime scelte che abbiamo fatto vanno nella direzione di migliorare l’informazione applicando ai punti che erogano acqua nella città dei QRcode che riportano i valori dell’ultima analisi fatta, oltre alla spiegazione del parametro analizzato.
Il Piano industriale a 10 anni (i vertici del Gruppo parlano di ‘decade of action’) ha l’obiettivo di trasformare il A2A da multi-utility a Life Company, rendendo ancora di più il Gruppo protagonista dello sviluppo sostenibile del Paese. Una strategia di lungo termine, con 16 miliardi di euro di investimenti dedicati allo sviluppo dell’economia circolare e alla transizione energetica, con progetti al 90% allineati all’Agenda 2030 dell’Onu. Nello specifico del servizio idrico, come si declinano concretamente gli obiettivi del Piano industriale?
Si concretizzano in due filoni principali: il consolidamento delle gestioni sul territorio dove già operiamo e lo sviluppo di attività in altre aree del Paese dove riteniamo di poter dare un contributo ad altri gestori per realizzare opere e piani d’intervento che non riescono a realizzare nei tempi in cui sarebbe auspicabile. In entrambe i casi, anche se con forme differenti, ci vogliamo proporre come partner di aziende che gestiscono il Servizio Idrico anche per progetti specifici rilevanti, dove il contributo di una Società solida con una forte radice e maggioranza societaria pubbliche rappresenta un’ulteriore garanzia.