Video Killed the “Unions” Star

- di: Simone Filippetti *
 
A Londra l’estate del 2022, oltre che per la feroce siccità, mai vista prima in secoli di clima piovoso e umido, sarà ricordata anche per l’ondata di scioperi selvaggi che hanno martoriato la capitale e tutto il Paese. I picchetti sono culminati con la paralisi dei mezzi pubblici per 3 giorni, proprio sotto Ferragosto, che nel Regno Unito non è festa, ma con una città, comunque, nel picco di turisti e visitatori. Sui social impazzava l’hashtag #TransportChaos, caos nei trasporti. Il Governo che invitava i cittadini a rimanere a casa e a spostarsi solo se davvero necessario.  Il solo fatto che i lavoratori inglesi incrocino le braccia, in un paese che ha costruito sull’efficienza dei servizi pubblici e sul diffuso senso del dovere la propria fortuna e fama, sarebbe già una notizia da prima pagina dei quotidiani e da apertura dei telegiornali. Lo sarebbe, se non fosse che non c’è stata alcuna notizia. Lo sciopero sì c’è stato, ma nessuno se n’è accorto. Il 19 agosto, giorno clou per l’atteso caos nei trasporti, è stata una bella giornata fresca e soleggiata, senza più il caldo africano e anomalo, e con una gradevolissima brezza. 

In centro solo frotte di turisti; uffici semivuoti, impiegati degli uffici scomparsi dalla circolazione. Ecco quella è la vera notizia: gli inglesi hanno lavorato da casa.  Anni fa ricordo uno sciopero dell’ATM a Milano: tutta la città, che pure è una briciola rispetto a Londra, congestionata e bloccata; ci si era messa pure la pioggia a peggiorare le cose. Tutti fermi in auto: 2 ore per fare 2 chilometri. Fu un giorno di ordinaria follia. E il giorno dopo il sindaco si sedette al tavolo per concedere l’aumento di stipendio ai dipendenti.  A Londra, invece, è stato un giorno ordinario, nel senso di normale.  Tra i due casi opposti, c’è di mezzo lo Smart Working (inglesismo che curiosamente nella lingua inglese non esiste). All’epoca dello sciopero di Milano, Teams non esisteva e anche se fosse esistito, nessuno lo avrebbe usato. Effetti collaterali (e imprevisti) da pandemia: le aziende si sono organizzate per far lavorare i dipendenti da remoto; e i dipendenti hanno scoperto che si lavora bene anche senza diversi presentare dal capo in ufficio. La presenza fisica, per molti lavori, non è più essenziale.

La metropolitana è bloccata? I treni non partono? Gli autobus sono desaparecidos? Nessun problema: con Teams, Zoom e compagnia cantante, milioni di persone hanno continuato a lavorare dalla scrivania del loro appartamento. Nessun disagio, nessuna produttività persa, niente Pil bruciato. Karl Marx, che a Londra scrisse il Manifesto del Partito Comunista, sicuramente simpatizzava per gli scioperi: era una modalità con cui la Lotta di Classe si esprimeva. Ma senza disagi ai cittadini e alle imprese, gli scioperi perdono ogni rilevanza sindacale.  Da quando esistono i sindacati, più o meno dalla Rivoluzione Industriale (nata proprio nel Regno Unito), lo sciopero è stata l’arma finale e più efficace della classe operaria. Se incrocio le braccia e blocco un servizio essenziale, il paese si ferma e tu, padrone, sei costretto a concedermi quello che chiedo. Fino al prossimo sciopero, in una rincorsa infinita che però fa anche progredire il tenore di vita delle classi povere. Il meccanismo che da Marx a oggi ha retto la struttura sociale è svanito senza rumore, in un giorno di agosto, e proprio nel paese dove i sindacati sono nati.

Video killed the radio star, era una famosa canzone degli Anni 80: la tv ha ucciso la radio, che per decenni era stato il mass media più forte e popolare. Ora Teams uccide lo sciopero. E’ la fine di un’epoca. Neutralizzando la secolare arma dello sciopero, il telelavoro toglie ai sindacati la loro “testata nucleare”, rendendoli obsoleti. Un nuovo mondo è iniziato il 18 agosto 2022. Ma quasi nessuno se n’è accorto, tra migliaia di turisti intenti a sorseggiare un frappuccino ghiacciato da Starbucks e farsi selfie da sopra la London Eye.

*giornalista del Sole24Ore
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