Vendite al dettaglio, prosegue il rallentamento

- di: Francesco Di Stefano
 
A luglio 2023 si registra una crescita congiunturale delle vendite al dettaglio in valore e una diminuzione in volume, quest’ultima determinata dalla dinamica dei beni non alimentari. A livello tendenziale, si continua a registrare un aumento delle vendite in valore, soprattutto per quanto riguarda il comparto alimentare, che si contrappone ad una diminuzione di quelle in volume. A luglio il valore delle vendite è in crescita in tutte le forme distributive ad eccezione delle imprese operanti su piccole superfici. È la grande distribuzione non specializzata a prevalenza alimentare a registrare l’aumento più significativo, in particolare i discount. Le stime preliminari rese note dall’Istat indicano infatti per le vendite al dettaglio un aumento congiunturale dello 0,4% in valore e un calo dello 0,2% in volume, mentre su base annua c’è una crescita del 2,7% in valore e una diminuzione in volume del 4,5%. Nel trimestre maggio-luglio 2023 le vendite aumentano in valore (+0,7%) e diminuiscono in volume (-0,6%) in termini congiunturali.

Rispetto a giugno crescono in valore (+0,8%) le vendite dei beni alimentari, mentre quelle in volume sono stazionarie. Per i non alimentari, invece, lieve aumento in valore (+0,1%) e diminuzione in volume (-0,4%). Su base annua si registra un +5,6% in valore e un -4,7% in volume per gli alimentari e un +0,5% e un -4,3% in valore per i non alimentari. Per quanto riguarda questi ultimi l’'aumento maggiore riguarda i prodotti di profumeria e cura della persona (+7,5%), mentre il calo più consistente concerne elettrodomestici, radio, tv e registratori (-4,7%) e dotazioni per l'informatica, telecomunicazioni, telefonia (-3,6%). In confronto a luglio 2022 il valore delle vendite è in crescita per la grande distribuzione (+5,5%), le vendite al di fuori dei negozi (+2,3%) e il commercio elettronico (+2%), mentre è in lieve calo per le imprese operanti su piccole superfici (-0,1%).

Consumi ancora in negativo, Marca del Distributore difende il potere di acquisto

I dati diffusi da Istat relativi alle vendite al dettaglio del mese di luglio evidenziano un incremento tendenziale a valore del +2,7%, al quale corrisponde un calo a volume del -4,5%. “I dati sui volumi di vendita fotografano una situazione di debolezza dei consumi nonostante il rallentamento dell’inflazione, evidenziando una situazione economica che rimane complessa per le famiglie”, ha commentato Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione. “Continuiamo a registrare un calo dei consumi da parte delle famiglie, con un effetto significativo soprattutto sui volumi di vendita del comparto alimentare che segnano su base annua un calo del -4,7%. Dalle analisi sulla composizione delle vendite del 2023, emerge, per effetto di un cambiamento delle abitudini di acquisto delle famiglie di questi ultimi mesi, orientate sempre più verso un’ottica di risparmio e convenienza, come la fascia dei prodotti ‘premium’ risulti la più penalizzata. Una situazione che sta incidendo negativamente in particolare sui volumi di vendita di molti prodotti dell’industria di marca, mentre si registra una continua crescita per i prodotti a Marca del Distributore. La MDD, garantendo un acquisto di qualità alla giusta convenienza, si conferma sempre più come uno strumento efficace anche per difendere il potere d’acquisto delle famiglie, oltre a rappresentare un importante sostegno per molte filiere del Made in Italy”.

Confcommercio: "Sembra finita la spinta post pandemica"

Commentando i dati Istat sulle vendite al dettaglio, l'Ufficio Studi Confcommercio ha sottolineato che "la stima delle vendite al dettaglio di luglio è coerente con la fase di rallentamento economico, fenomeno generalizzato in Europa. La riduzione non è di intensità particolarmente rilevante e viene registrata dopo la revisione al rialzo del mese precedente, operazione, anche in questo caso, condivisa da tanti altri paesi europei". "In Italia - sottolinea il direttore Mariano Bella - il ridimensionamento della domanda è diffuso tra i prodotti, mentre, per quanto riguarda i canali, colpisce in misura più significativa le imprese di minori dimensioni. Se il dato puntuale non è allarmante, è, invece preoccupante il quadro che si sta delineando mettendo a sistema gli indicatori congiunturali relativi a terzo trimestre. Sono declinati l’occupazione, la fiducia di famiglie e imprese e le vendite al dettaglio, dentro un quadro internazionale fattosi più cupo a causa di sporadici ma significativi segnali di rialzo dei corsi delle materie prime energetiche. Rispetto alle attese, potrebbe essere meno brillante lo stesso contributo del turismo".  Secondo Bella, "sembra finita la spinta reattiva post-pandemica e il rischio di tornare a tassi di crescita dello “zero virgola” comincia a farsi molto concreto. Per l’anno in corso, lo stesso traguardo di una variazione del PIL all’1% è adesso in discussione".

Vendite: Confesercenti, inflazione assottiglia i consumi, piccole imprese le più penalizzate

L’inflazione assottiglia i consumi, e il carovita continua ad incidere sulle imprese del commercio e sulla spesa delle famiglie. Che, come conferma l’Istat, continuano a spendere di più per acquistare di meno: a luglio le vendite al dettaglio aumentano del 2,7% in valore rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, a fronte di un vero e proprio crollo (-4,5%) in volume. Una tendenza che neanche i saldi estivi riescono ad invertire, e che è particolarmente grave per le piccole imprese che, rispetto al luglio 2022, registrano un calo delle vendite anche in valore. Così Confesercenti. L’estate segna dunque una marcata differenza nell’andamento delle vendite per forma distributiva. E se la Grande Distribuzione ed il commercio elettronico raccolgono segnali positivi, soffrono invece le attività di vicinato, che hanno meno margini di manovra e sono dunque le più penalizzate dall’aumento dei prezzi.  In particolare, nel non alimentare, dove il commercio tradizionale registra una variazione negativa del -0,6% in valore. Nonostante gli sconti, i saldi estivi, dunque, non portano la sperata boccata d’ossigeno per le vendite dei negozi di vicinato. Un risultato deludente, confermato dal sondaggio condotto da Fismo Confesercenti sulle piccole imprese del commercio moda, che vede oltre il 50% dei negozi segnalare vendite in calo rispetto ai saldi estivi 2022. In piena stagione dei saldi non si interrompe quindi la crisi del settore moda, le cui vendite – secondo le nostre stime – sono ancora di circa due miliardi di euro inferiori a quelle del 2017. Le scelte di consumo delle famiglie italiane sono d’altronde fortemente penalizzate dall’erosione del potere d’acquisto provocato dall’inflazione.  I conti economici Istat ci confermano che nel secondo trimestre l’aumento del deflatore dei consumi è rimasto molto elevato, con un incremento tendenziale del 7,2%. Il valore reale delle retribuzioni unitarie è così diminuito nel trimestre del 4%, e del 4,3% nell’arco dei primi sei mesi dell’anno. La lentezza che caratterizza il processo di rientro dell’inflazione, con una variazione congiunturale dei prezzi al consumo che ad agosto è risalita allo 0,4% e la preoccupante flessione dell’occupazione registrata lo scorso giugno non lasciano intravedere alcun recupero delle retribuzioni reali nella restante parte dell’anno. In queste condizioni, evidentemente molto più difficili di quelle immaginate lo scorso aprile in sede di stesura del DEF, le misure di difesa del potere d’acquisto di famiglie e lavoratori acquisiscono un ruolo fondamentale. Serve un intervento a largo spettro, che porti a detassare gli aumenti retributivi concordati dalle parti sociali per il recupero dell’inflazione. Il rischio di un’ulteriore erosione di potere d’acquisto determinato dal drenaggio fiscale non può essere sottovalutato se si vuole riportare l’economia italiana su un sentiero di crescita.
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