S-Travolta
- di: Barbara Leone
E’ stato uno dei momenti più imbarazzanti nella storia del Festival. Chiamare John Travolta, pagarlo profumatamente (200mila euro, pare, o giù di lì) e fargli fare il pagliaccio col ballo del qua qua. Dieci autori, e sottolineo dieci, non sono riusciti a partorire nulla di meglio che non una ridicola gag da villaggio vacanze, del resto è da lì che arrivano Ama e Fiore e lo dimostrano pure i loro nomignoli. Senza scomodare la parola indignazione, perché ci sono cose ben più serie ed importanti per cui vale la pena, anzi corre l’obbligo, di indignarsi, credo che però tutti abbiano provato un senso di disagio nel vedere un mito come John Travolta esibirsi a mo’ di buffone di corte con lo stesso entusiasmo di uno che va a farsi estrarre un molare. Una pagliacciata immonda, per la quale (notizia di poche ore fa) l’attore americano, evidentemente in uno slancio di dignità e amor proprio, non ha neanche firmato la liberatoria. Il che vuol dire che non poteva, e non può, andare in onda. Vergogna su vergogna, e figura imbarazzante cui difficilmente si riuscirà a porre rimedio.
Sia chiaro: essendo una trasmissione nazional popolare, non si richiede a Sanremo particolare originalità o raffinatezza. Ma questa volta i dieci autori, e sottolineo dieci, sono stati sotto il minimo sindacale. E dire che con un ospite come lui si potevano inventare mille cose. Che ne so… Una bella intervista sul filo dei ricordi, visto che è pure lui all’alba della settima decade di vita, qualche battuta sul tempo che passa mentre scorrono le immagini dei suoi film più iconici, cose così… E in coda, potevi pure metterceli dieci secondi dieci di “qua qua”, magari con un Fiorello che nel finale entrava in scena travestito da Mia Wallace a sottrarre il malcapitato al suo patetico destino. Non era poi così difficile. E invece no. Mezza domanda in croce, con l’interprete che non riesce nemmeno a tradurre correttamente (perché evidentemente non lo conosce) il cognome di Giulietta Masina, e ascoltandolo dalla pronuncia yankee di Travolta lo cambia in “Messina”. Non era facile distruggere un mito in dieci minuti. Ma ad Amadeus e Fiorello nulla è impossibile. Poi ci stiamo ancora a domandare perché Sinner abbia rifiutato l’ospitata a Sanremo? Già me lo vedo, costretto a mettersi in braghe di pelle tirolesi a ululare “holalaidi holalaidi” con Fiorello travestito da Heidi e Amadeus con le trecce di Pippi Calzelunghe. Bravo Sinner, l’hai sfangata.
Travolta no. E chissà come se la riderà quando tornando a casa, col conto in banca più ciccioso, ci perculerà con gli amici sfottendoci un po’ come facciamo noi quando guardiamo su YouTube le trasmissioni russe più cringe. Infondo era consenziente eh, nessuno l’ha costretto con la pistola alla tempia. Chiamasi marchetta, cui nemmeno le grandi star si sottraggono perché pecunia non olet a qualsiasi latitudine del mondo. Il risultato è che Amadeus e Fiorello si sono divertiti come ai tempi della Valtur, il buon John meno ma chissenefrega con 200mila euro in saccoccia e noi, dopo la valanga si “vergognaaaaahhhh” sui social, domani ci saremo dimenticati di questa fetecchia. Peccato per l’occasione sprecata. E peccato per il pubblico italiano, che meriterebbe qualcosina in più. Sono letteralmente S-Travolta! Che poi… l’hanno pagato bene sì. Ma evidentemente non abbastanza per mettersi anche il cappellino da papera col becco. A tutto c’è un limite, vero John?