Pensioni: Unimpresa, record spesa in 2024 con 340 miliardi e 16% PIL

 
L’analisi completa del Centro studi dell’associazione in attesa del nuovo Documento di economia e finanza. Assegno previdenziali in crescita. Cala la spesa sanitaria, cresce quelle per interessi su bot e btp. Spending review sulle uscite correnti, in calo dal 13,6% del pil del 2022 (264 miliardi) all’11,3% del 2026 (257 miliardi) con una sforbiciata di 7 miliardi. Il presidente Ferrara: «Pensioni fuori controllo a causa degli interventi clientelari dei decenni scorsi»

Record per la spesa per le pensioni in Italia nel 2024: con oltre 340 miliardi di euro, gli assegni previdenziali quest’anno raggiungeranno il 16% del prodotto interno lordo. Si tratta del valore più alto, in rapporto al pil, del quinquennio che va dal 2022 al 2026. In valori assoluti, la spesa pensionistica si è attestata a 297 miliardi e 317 miliardi nel biennio scorso, mentre nei prossimi due anni arriverà rispettivamente a 350 miliardi e 361 miliardi. Dal 2022 al 2026 ci sarà dunque un aumento in termini assoluti di oltre 64 miliardi. È quanto emerge da una analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo cui, in generale, è previsto un dimagrimento complessivo per tutto il bilancio pubblico, tant’è che la spesa totale scenderà sotto il 50% del pil nel 2026: dal 56,1% del 2022 al 53% del 2023, dal 50,6% del 2024 al 50,3% del 2025. La spesa per gli interessi su bot e btp oltre quota 100 miliardi nel 2026 al 4,6% del pil (3,8% nel 2023). La spesa sanitaria scenderà dal 6,7% del pil del 2022 al 6,1% del 2026. «La spesa per le pensioni non si ferma perché il quadro anagrafico del Paese indica un costante invecchiamento e ci portiamo ancora dietro i guasti di interventi clientelari dei decenni scorsi. È chiaro che non si può nuovamente intervenire in un sistema che non ha mai avuto stabilità e certezza normativa e si tratta di elementi critici non solo per chi lavora e intende sapere quanto tempo manca al cosiddetto assegno Inps, ma è una questione essenziale anche per chi fa impresa ed è tenuto a pianificare la gestione della propria occupazione. Tra pochi giorni il quadro di finanza pubblica sarà più nitido anche se il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha preannunciato un Documento di economia e finanza leggero. Noi riteniamo che il governo di Giorgia Meloni stia ben gestendo le casse dello Stato, di fatto in linea con l’esecutivo guidato da Mario Draghi, improntando tutto alla prudenza» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. 

Le elaborazioni del Centro studi di Unimpresa, realizzate su dati del Ministero dell’Economia, in attesa del Def che sarà licenziato dal Consiglio dei ministri la prossima settimana, mostrano che è in controtendenza la spesa per le pensioni: i 297,1 miliardi del 2022 corrispondevano al 15,3% del pil, valore più contenuto rispetto ai 340,5 miliardi del 2024 (16% del pil) e ai 361,2 miliardi del 2026 (15,9%). In calo, invece, gli esborsi per le prestazioni sociali (dagli assegni di invalidità e alle altre forme di sostegno a varie categorie): 5,6% nel 2022, 5,2% nel 2023, 5,1% nel 2024, 5% nel 2025 e 4,9% nel 2026 con uscite effettive pari rispettivamente a 109,7 miliardi, 106,5 miliardi, 108,2 miliardi, 109, 2 miliardi e 110,4 miliardi. Dopo il boom del 2022 con il 7,7% del pil e oltre 150 miliardi in termini assoluti, la spesa per investimenti si prepara a essere ridimensionata: 6,3% e 129 miliardi nel 2023, 4,4% e 94 miliardi nel 2024, 4,8% e 106 miliardi nel 2025, 4,5% e 102 miliardi nel 2026. In generale la spesa pubblica, in termini assoluti, salirà sempre: dai 1.091,5 miliardi del 2022 ai 1.087,4 miliardi del 2023, ai 1.078,6 miliardi del 2024 ai 1.107,8 miliardi del 2025 e ai 1.123,5 miliardi del 2026. Valori che, se rapportati al prodotto interno lordo, indicano, al contrario, una discesa progressiva nei cinque anni in esame: 56,1%, 53%, 50,6%, 50,3% e 49,4%. Niente da fare, invece, per la spesa relativa al servizio del debito pubblico ovvero gli interessi pagati dal Tesoro ai sottoscrittori di bot e btp, il cui peso è destinato a crescere. Ecco l’andamento: 82,8 miliardi nel 2022 (4,3% del pil), 78,3 miliardi nel 2023 (3,8%), 88,9 miliardi (4,2%), 94,4 miliardi (4,3%) e 103,5 miliardi (4,6%).  Quanto alla spesa sanitaria, è previsto un calo sistematico e costante nei prossimi anni: se nel 2022 la salute pesava, sul bilancio dello Stato, per il 6,7% del pil, questa percentuale è scesa al 6,6% nel 2023 e si attesterà al 6,2% sia quest’anno sia quello successivo, per poi scendere ulteriormente fino al 6,1% nel 2026. In termini assoluti, invece, si va dai 131,1 miliardi di euro del 2022 ai 134,7 miliardi del 2023; quest’anno il dato finale dovrebbe risultare in discesa a 132,9 miliardi, mentre dovrebbe salire a 136,7 miliardi nel 2025 e a 138,9 miliardi nel 2026. 

SPENDING REVIEW SUGLI SPRECHI NELLE SPESE CORRENTI DA 7 MILIARDI

Per quanto riguarda le cosiddette spese correnti, cioè gli acquisti di beni e servizi, si osserva una progressiva diminuzione che si traduce, quindi, in una spending review sugli sprechi che vale, nel periodo osservato quasi 7 miliardi grazie a una sforbiciata del 2,6%: nel 2022 questa voce del bilancio si è attestata a quota 263,9 miliardi (13,6% del pil) e nel 2023 a 267,2 miliardi (13%), mentre quest’anno dovrebbe scendere a 259,5 miliardi (12,2%), calare a 259 miliardi nel 2025 (11,8%) e ancora a 257,1 miliardi nel 2026 (11,3%). 
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