Mattanza di Stato

- di: Barbara Leone
 
Non erano teneri cagnolini, non erano simpatici gattini e non erano nemmeno orsetti o cerbiatti pucciosi. Erano maiali. Dieci maiali, compagni di vita di qualcuno che, con sacrifici immensi, gli stava donando amore e cure. Erano lì, nel loro Santuario, strutture che dallo scorso marzo sono riconosciute per legge al pari di un qualsiasi rifugio per animali. Con la sola differenza che lì non vi sono (solo) cani e gatti, ma soprattutto animali salvati o sottratti dagli allevamenti intensivi. Che, ricordiamolo per i più distratti, sono dei veri e propri lager. Se ne stavano lì, ad aspettare la loro colazione come ogni mattina. E invece sono finiti morti ammazzati e, giusto per aggiungere un altro sfregio, gettati nell’immondizia come secco residuo davanti agli occhi disperati di chi li aveva cresciuti. Tra le risate di veterinari che non hanno mai letto il Giuramento d’Ippocrate, e forze dell’ordine (in questo caso volutamente minuscolo) per l’occasione addobbati in tenuta antisommossa. Sono arrivati all’alba a decine e decine, con blindati, caschi e manganelli. Manco dovessero fronteggiare un manipolo di pericolosi stupratori o mafiosi. Perché non c’era l’ombra di un delinquente tra le persone che ieri hanno fatto muro umano per difendere i maiali del Rifugio Cuori liberi, nel pavese. Maiali colpevoli solo… d’esser maiali. Alcuni di essi, ma non tutti, contagiati da peste suina. Malattia dannosissima per gli allevamenti, certo. Soprattutto per le loro tasche. Ma questi qui non erano animali destinati alla macellazione. Erano animali da compagnia, e pazienza se a qualcuno quest’accezione riferita a dei maiali può sembrare oltraggiosa. Così è, punto. Ergo… in quel Rifugio la peste suina non arrecava alcun danno. Né tantomeno poteva rappresentare un pericolo per le persone, dal momento che la peste suina non è una malattia trasmissibile all’uomo. Tant’è vero che le associazioni animaliste avevano a gran voce chiesto alle autorità giudiziarie di non dare esecuzione all’abbattimento prima dell’esito dell’udienza del Tar, che si sarebbe dovuto esprimere a giorni. Ma non c’è stato nulla da fare. Nessun ascolto. Nessuna pietà, né per i maiali né per i tanti attivisti accorsi in loro sostegno. Uomini e donne che non stavano facendo del male a nessuno, e che sono stati derisi, strattonati, manganellati e portati via come i peggio criminali. Perché a Messina Denaro è stato riservato un miglior trattamento.

E così oggi in Italia si mette sotto scorta l'assassino dell’orsa Amarena, e si lasciano ammazzare le donne che denunciano gli ex violenti. Si accompagnano sotto braccio i mafiosi in carcere e si massacrano di botte gli animalisti. Siamo in un Paese dove la burocrazia è rigida, inflessibile con gli animali, ma inventa ogni sorta di guazzabuglio per coprire ed insabbiare le peggiori porcate umane. Il risultato è che per tutelare gli allevamenti intensivi lombardi dalla peste suina si decide di uccidere tutti i maiali di un Rifugio entrando con la violenza in una proprietà privata. Nessun dialogo è stato accolto dalle istituzioni. Nessun interesse a studiare o curare la malattia. Non hanno nemmeno fatto entrare il veterinario dell'associazione. A nulla sono valsi ricorsi e diffide. Quella di ieri è stata una vera e propria mattanza di Stato, tra le cui maglie  sono stati calpestati tutti i diritti civili nell'esclusivo interesse della zootecnia, lobby potentissima e difesa a spada tratta da tutte, o quasi, le forze politiche del nostro Paese. Esattamente come i cacciatori. Non è stato concesso neanche l'ultimo saluto ai proprietari, che da sempre accudivano questi animali. Sono entrati con la forza in un luogo di vita e di speranza. Con la scusa della salute pubblica. Un precedente gravissimo: perché ieri non solo hanno ucciso dieci creature innocenti. Hanno ucciso anche la certezza di tutti quelli che, come la sottoscritta, pensa ai Santuari come luoghi protetti dove animali un tempo sfruttati e torturati vengono accolti, difesi ed amati. Quello del Rifugio Cuori liberi è un precedente gravissimo, perché a questo punto nessuno può garantirmi che un domani, in virtù di una ipotetica salvaguardia della salute pubblica, non mi vengano ad ammazzare i miei cani ed i miei gatti. Il tutto con una violenza da parte delle forze dell’ordine (sempre minuscolo) che giustamente la Lav ha definito “inaccettabile”: “Questo atto di forza in un rifugio confinato, permanente, non è accettabile in una società libera, soprattutto in considerazione del ricorso del rifugio e delle altre associazioni al Tar, che aveva fissato l’udienza di merito al 5 ottobre”, ha commentato la Lav. “I dieci animali, se tenuti in vita, sarebbero stati il simbolo del riscatto del lato umano che dovrebbe guidare leggi, regolamenti, ordinanze”, scrive invece l’Oipa, sottolineando che “Invece sono entrati ignorando le richieste degli attivisti e delle associazioni per la tutela degli animali. In definitiva, di fronte a dieci animali perfettamente isolati, non destinati alla filiera alimentare, alcuni sani, altri portatori sani di Psa, si è preferito trattarli, come sempre, come oggetti, merce”. Ora io non voglio nemmeno entrare nel merito della cosa, giusto o non giusto. Lo farà sicuramente qualcun altro quaggiù, ma anche Lassù. Voglio parlare dei modi. Delle decine di poliziotti e carabinieri che in tenuta antisommossa hanno fatto irruzione manganellando e picchiando. Non si riesce a difendere i nostri monumenti, le nostre auto, le nostre case, le nostre città in generale, ma si scatena una guerriglia per uccidere dieci maiali. Quelli che sul Grande Raccordo Anulare di Roma bloccano per ore lavoratori e ambulanze non vengono trattati con altrettanta ferocia. Sono attivisti anche loro, ma fa più figo difendere (giustamente, per carità) l’ambiente piuttosto che dei maiali scampati alle mannaie, salvati dall'orrore con promesse di estate, di neve, di fango rotolato, di giochi, di paturnie e allegria. 

E’ finita così. Nello strazio, nel silenzio, nella fiducia tradita, in un'ultima colazione al veleno che ti spacca il cuore, nella vita spalata via e scaricata. Lì, dove finalmente avevano trovato un po’ di pace, dove finalmente avevano conosciuto mani senza coltelli, carezze che non sgozzano, acqua che disseta e non soffoca, amicizia, tenerezza, erba e albe… Proprio lì, li hanno ammazzati. E mentre li ammazzavano, scodinzolavano ai loro assassini, mentre altri compari fuori ridevano allo strazio della famiglia pensando forse a salsicce, prosciutti e porchetta. E che del maiale non si butta niente e “che si piangono questi stronzi per quattro maiali”. E dopo gli orsi presero i lupi, e dopo i lupi arrivarono ai maiali di una Santuario… Una visione  antropocentrica che toglie bellezza, gentilezza, visione del tutto. No. Ieri non si é tutelata la salute né contrastato questo virus. Ieri si é voluto mostrare il potere e la violenza di una società barbara e completamente priva di sentimenti e d’empatia. Una società che in maniera strisciante sta togliendo ogni diritto, compreso quello all’amore. Ieri è stato tradito ogni confronto democratico che non avesse come una base la logica che vuole gli animali asserviti alla volontà dell’uomo. Merce da scaricare in una betoniera. Ciò che è accaduto al Rifugio Cuori liberi non riguarda solo gli animalisti. Riguarda e coinvolge tutti. Perché al tentativo di dialogo si è risposto con la spietata e cieca violenza dei manganelli. E le immagini dei tanti video girati che circolano in rete parlano chiaro. Ieri per dieci maiali, domani chissà… Sembrava l’alba, ma era appena ricominciata la notte.

 
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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