Calcio: dopo un anno all'Italia restano solo speranze che offendono lo sport

- di: Diego Minuti
 
Tre a zero: ci sta a perdere con l'Argentina con un punteggio che non lascia molto spazio alle recriminazioni. Perché è questa la differenza numerica tra due diverse filosofie di giocare a pallone. In una, in maglia albiceleste, il tocco smarcante, la palla mandata sempre a raggiungere l'obiettivo, la verticalizzazione bruciante che non lascia scampo sono le caratteristiche di base. Nell'altra, che dovrebbe vestire d'azzurro, tutto si fa meno che interpretare un calcio degno di menzione. Una sconfitta, come si ama dire quando si prendono tre scoppole, che è figlia del campionato perché la nostra serie A mette questo a disposizione del ct Mancini. Vero, ma fino ad un certo punto perché alcuni degli azzurri bastonati ieri a Wembley  hanno finito il campionato non solo in debito di forze, ma soprattutto dimostrando che non possono giocare a certi livelli, come una sfida con l'Argentina. 

Ieri è mancato tutto e non c'è nemmeno la scusante delle assenze, che c'erano, ma non certo decisive. Eppure oggi non si discute tanto del fatto che l'Italia non abbia un attaccante che sappia fare quello per cui viene pagato, tirare e magare segnare; che la riconoscenza di Mancini nei confronti di coloro che fecero l'impresa, vincendo l'Europeo, ha solo contribuito a mettere in campo una formazione che squadre di seconda fascia della Premier League prenderebbero a pallonate; che l'Italia ieri si è affidata ad una copia di centrali di difesa che in passato l'hanno fatta grande, ma oggi mostrano impietosamente il passare del tempo.  Piuttosto che guardare al campo oggi si spera ad un ripescaggio per i mondiali qatarini per decisione della Fifa, che deve decidere ancora se l'Ecuador, qualificatosi, ma schierando un giocatore di passaporto diverso, debba essere punito e soprattutto come. Basta sottrargli i punti conquistati schierando irregolarmente il calciatore oppure l'Ecuador dalla classifica? Può anche darsi, ma nell'ultimo caso giustizia vorrebbe che fosse ammesso al mondiale il Cile, classificatosi dopo l'Ecuador, e non certo l'Italia, come dalle speranze alimentate non al Bar dello Sport di un qualsiasi paesino italiano, ma dallo stesso Mancini. Che certe cose, da ct, dovrebbe tenersele per sé, anche se in cuor suo ci spera.

L'Italia del pallone, questa Italia, non merita di andare al mondiale perché gli onori si conquistano sul campo, non per la superficialità o la stupidità di funzionari di altre federazioni. L'Italia non può aggrapparsi a queste scorciatoie perché, oggi almeno, non ha una squadra capace di scendere in campo non tanto per vincere, ma almeno per non fare figure indecenti come quella di Wembley.  Quali sarebbero i valori da insegnare ai nostri ragazzi (e non solo quelli del calcio) se l'Italia arrivasse in Qatar per una benevola attenzione da parte della Fifa? Come spiegare che andremmo al mondiale non per le nostre imprese, ma per quelle del passato, che fanno del nostro palmares uno dei meritevoli d'essere beneficiati da una grazia last minute, come quella dei condannati a morte salvati ad un passo dal patibolo? La serietà si vede anche in questo e sarebbe giusto che la nostra Federazione, con una dichiarazione ufficiale, rinunciasse già ora ad un eventuale ripescaggio. Perché una cosa sono i successi sportivi, un'altra - e certo più importante - e la dignità. Almeno questo, lasciatecela. 
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