IG Italia - Eurozona: inflazione core a febbraio impennata al 5,6% a/a

- di: Filippo-Diodovich--Senior-Market-Strategist-di-IG-Italia
 
Il dato sull’inflazione headline su base annuale si attesta all’8,5%, superiore alle aspettative del mercato fissate all’8,2% ma in leggero rallentamento rispetto all’8,6% registrato a gennaio. Inflazione core superiore alle attese. Mercati non reagiscono

A metà mattinata Eurostat ha pubblicato i dati sull’inflazione flash (stime preliminari) relativa al mese di febbraio in Eurozona. L’indice dei prezzi al consumo (CPI) ha evidenziato, su base annuale, un rialzo del 8,5%, nel mese di febbraio, superiore rispetto alle attese del mercato (consensus all’8,2%, a gennaio +8,6%). Su base mensile il CPI è salito dello 0,8%. L’indice core (ovvero esclusi energetici ed alimentari) ha mostrato una crescita del 5,6% (previsioni del mercato al 5,3%, a gennaio al 5,3%).

Inflazione core troppo elevata. BCE dovrà essere più “falco”. Terminal rate superiore al 4%

Il dato odierno sull’inflazione di febbraio, a nostro avviso, porta ulteriori argomenti a favore dei membri più falchi all’interno del Consiglio Direttivo della BCE (soprattutto Nord Europa e in particolare la Germania). Le mosse restrittive della BCE effettuate negli scorsi mesi hanno avuto poco effetto sull’economia reale. L’inflazione soprattutto core continua a essere persistente su livelli alti. E dai dati pubblicati dalla BCE non è più solo un’inflazione legata da fattori dal lato dell’offerta ma anche a quelli della domanda. La BCE dovrà necessariamente cambiare passo sia nelle scelte sui tassi di interesse ma soprattutto nella comunicazione. E qualcosa in effetti è cambiato nelle ultime dichiarazioni da parte dei membri del Governing Council. Nelle ultime ore il governatore della banca centrale francese Villeroy ha affermato che il picco del livello dei tassi potrebbe essere raggiunto in estate, al massimo nel mese di settembre.

La persistenza dell’inflazione su livelli così alti modifica le nostre aspettative sulle prossime mosse della BCE. Crediamo che l’istituto di Francoforte dovrà prolungare molto più a lungo del previsto gli sforzi per riportare l’inflazione in un sentiero per raggiungere il 2% (target che sarà raggiunto probabilmente nei prossimi 18 mesi). Ci aspettiamo un aumento di 125 punti base del costo del denaro nei prossimi mesi (con forti pressioni dei membri hawkish per aumenti di 75 punti base a marzo e 50 pb a maggio). Nel dettaglio crediamo che il Governing Council alzerà il costo del denaro di 50 pb (tassi di interesse a breve sulle operazioni di rifinanziamento principale al 3,50%, tassi sui depositi al 3%) per poi continuare ad aumentarli anche nelle riunioni di maggio, giugno e luglio (25 pb a riunione portando il tasso benchmark a un terminal rate del 4,25%).

Reazione sui mercati debole

I mercati hanno reagito poco tenendo conto anche della serie di cifre sull’inflazione dei vari stati componenti dell’Eurozona pubblicate già nei giorni scorsi (Francia, Spagna, Germania). Gli operatori di mercati hanno ancora forti dubbi che la BCE possa mostrarsi pronta come la Federal Reserve a cambiare passo e ad essere più hawkish del previsto.
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